Settimana della seconda domenica di Quaresima – martedì
Vangelo
Mt 5, 31-37
✠ Lettura del vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno».
Il Figlio che, per amore, si incarna, patisce, soffre, muore e risorge offre se stesso come modello di fedeltà alla volontà del Padre. Il suo essere fedele alla propria missione, diventa, per ogni uomo di ogni tempo e di ogni luogo, modello di fedeltà. Il Figlio che, per amore, si incarna, patisce, soffre, muore e risorge diventa anche principio di perdono e di redenzione per coloro che non riescono a vivere questa fedeltà grande alla volontà di Dio. Gesù Cristo non si pone solamente come modello di fronte all’uomo, ma anche come principio del perdono per tutti coloro che, nella loro debolezza, non sono capaci di desiderare quella fedeltà che, invece, Dio offre all’uomo come modello. Il Figlio che, per amore, si incarna, patisce, soffre, muore e risorge per invitare l’uomo ad essere fedele, propone un criterio di verità che nasce dal parlare stesso dell’uomo. Ad imitazione di Lui, che è Parola incarnata, Egli chiede che il parlare dell’uomo sia sobrio, vero, leale, coerente. “Il vostro parlare sia sì, sì, no, no! Il di più viene dal maligno”. Egli insegna così che la vita dell’uomo diventa vera, se l’uomo “pesa” le proprie parole, se l’uomo diventa attento a come si esprime. La sobrietà della quaresima diventa anche richiamo alla sobrietà della parola. Il Figlio che, per amore, si incarna, patisce, soffre, muore e risorge non parla mai troppo ed anzi, a volte rimane in un silenzio misterioso. È il silenzio che avvolgerà soprattutto la settimana santa. È il silenzio di fronte a Pilato, nel processo che viene fatto a Gesù. È il silenzio della Croce, sulla quale brillerà solo la parola perdono e il gesto di donazione della vita. Silenzio e donazione sono i cardini della rivelazione del Signore Gesù che chiede a ciascuno di noi di entrare nella sua stessa dimensione di donazione e silenzio per fare della nostra stessa vita un atto di amore al Padre. Solo chi desidera, per tornare alla riflessione di ieri, silenzio e donazione, comprende, anzitutto il gesto di Cristo nella sua Pasqua, e si dispone a vivere la propria vita nella medesima direzione.
Genesi
13, 1b-11
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Lot era con Abram. Abram era molto ricco in bestiame, argento e oro. Abram si spostò a tappe dal Negheb fino a Betel, fino al luogo dov’era già prima la sua tenda, tra Betel e Ai, il luogo dove prima aveva costruito l’altare: lì Abram invocò il nome del Signore. Ma anche Lot, che accompagnava Abram, aveva greggi e armenti e tende, e il territorio non consentiva che abitassero insieme, perché avevano beni troppo grandi e non potevano abitare insieme. Per questo sorse una lite tra i mandriani di Abram e i mandriani di Lot. I Cananei e i Perizziti abitavano allora nella terra. Abram disse a Lot: «Non vi sia discordia tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli. Non sta forse davanti a te tutto il territorio? Sepàrati da me. Se tu vai a sinistra, io andrò a destra; se tu vai a destra, io andrò a sinistra». Allora Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo irrigato da ogni parte – prima che il Signore distruggesse Sòdoma e Gomorra – come il giardino del Signore, come la terra d’Egitto fino a Soar. Lot scelse per sé tutta la valle del Giordano e trasportò le tende verso oriente. Così si separarono l’uno dall’altro.
Così possiamo rileggere anche l’avventura di vita tra Abramo e Lot. Due uomini, nipote e zio, abili, intelligenti, intraprendenti, tanto da accumulare patrimoni così ingenti da non permettere di vivere insieme nello stesso posto. Troppo grande la tribù di ciascuno, troppo numerose le greggi di ciascuno, troppo difficili gli spostamenti, la spartizione del territorio, la coabitazione tra i servi. Ecco che Abramo, animato dall’unico desiderio di compiere la volontà del Signore, si reca dal parente per discernere sulla questione. Senza giri di parole egli espone il problema: sono troppo numerose le loro tribù per vivere insieme. Ecco allora l’idea di una diversa spartizione del territorio. Lot sceglierà la parte migliore, Abramo avrà la parte meno fertile, ma questo non importa. Dove le decisioni sono prese con coraggio, con fede, nel desiderio di vivere una verità che illumini le relazioni, non si perde niente. Quando il parlare è onesto e chiaro, anche le decisioni difficili, come possono esserlo state quella di Lot e Abramo, diventano possibili e fonte di bene per ciascuno.
Proverbi
5, 15-23
Lettura del libro dei Proverbi
Figlio mio, bevi l’acqua della tua cisterna e quella che zampilla dal tuo pozzo, perché non si effondano al di fuori le tue sorgenti e nelle piazze i tuoi ruscelli, ed essi siano per te solo e non per degli estranei che sono con te. Sia benedetta la tua sorgente, e tu trova gioia nella donna della tua giovinezza: cerva amabile, gazzella graziosa, i suoi seni ti inebrino sempre, sii sempre invaghito del suo amore! Perché, figlio mio, perderti per la straniera e stringerti al petto di una sconosciuta? Poiché sono davanti agli occhi del Signore le vie dell’uomo, egli bada a tutti i suoi sentieri. L’empio è preda delle sue iniquità, è tenuto stretto dalle funi del suo peccato. Egli morirà per mancanza d’istruzione, si perderà per la sua grande stoltezza.
Infine il libro dei Proverbi, torna sul tema della fedeltà e insegna che, quando si perde la via della fedeltà si perde tutto, si diventa egoisti e si pensa solo al proprio tornaconto e al proprio bene, privando così altre persone di qualche bene necessario e condannandosi all’infelicità, per il fallimento di sé che si vive e per la chiusura in sé stessi che è sempre anche chiusura al bene, chiusura a Dio. L’esempio dell’uomo che è infedele, che rincorre donne giovani e belle e che, per questo, diventa insensibile ai bisogni altrui, è, davvero, emblematico.
In preghiera
Signore Gesù, aiutaci a comprendere che solo dove c’è la rettitudine del cuore è possibile vivere nella ricerca costante della volontà del Padre; solo dove c’è un parlare sincero è possibile comprendere il desiderio di felicità che Tu metti nel cuore di ogni uomo; solo dove c’è valorizzazione del tuo perdono è possibile quel ricominciare sempre da capo che salva la vita; solo dove c’è sensibilità ai bisogni dell’altro nasce quell’amore misericordioso che è già imitazione della tua rivelazione di amore!
Esame di coscienza
- Cosa dicono di me le mie parole?
- Sono capace di vivere in fedeltà rispetto alla mia vita, ai miei valori, alla mia vocazione?
- Anche quando si tratta di prendere decisioni difficili per il bene mio o dei miei cari, so parlare con sincerità per conservare la bellezza delle relazioni?
- Quali tentazioni contro la fedeltà sono invitato a smascherare in questa quaresima?