Mercoledì 11 marzo

Settimana della seconda domenica di Quaresima – mercoledì

Vangelo

Mt 5, 38-48
 Lettura del vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente perdente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

La rivelazione del Figlio di Dio che nasce, soffre, muore e risorge per gli uomini ci dice che chi vuole prendere parte a questa rivelazione non si oppone al malvagio, anzi, sopporta con pazienza e verità, perché in questo modo di fare, di vivere, di pensare, si attua ciò che il Padre desidera: l’ammonimento al peccatore in vista della sua conversione. La rivelazione del Figlio di Dio che nasce, soffre, muore e risorge per gli uomini ci dice di dare anche a chi non se lo merita, anzi di dare di più di quanto è richiesto. Questo ad imitazione di Dio, che dona il Figlio suo sulla Croce per la salvezza di tutti gli uomini. Nessuno avrebbe potuto pretendere questo da Dio, eppure Dio lo fa. Nessuno avrebbe potuto nemmeno immaginarlo, ma Dio, fedele a sé stesso, compie questa donazione totale ed esaustiva perché anche gli uomini imparino a costruire la felicità della loro esistenza e il loro futuro di pace, imitando l’atteggiamento del Cristo. La rivelazione del Figlio di Dio che nasce, soffre, muore e risorge per gli uomini insegna all’uomo ad essere imparziale, come il Padre, che fa sorgere il sole o fa piovere su tutti, senza tenere conto del “merito”, con una rivelazione di amore universale. Chi contempla la rivelazione del Figlio deve diventare così. Chi contempla l’amore crocifisso del Signore, cerca di vivere, nella propria vita, nella propria esistenza, un amore che tenti, per lo meno, di avvicinarsi a quello del Cristo che soffre, patisce, muore e risorge. La rivelazione del Figlio di Dio che nasce, soffre, muore e risorge per gli uomini è invito alla perfezione. Non alla perfezione che genera arroganza in chi si sente migliore degli altri, ma quella perfezione che è continuo desiderio di Dio. Poiché nessun uomo è perfetto, poiché la perfezione di cui parla Cristo si realizzerà solo nella santità della vita eterna, chi vuole imitare il suo esempio e il suo insegnamento di vita si sente sempre in cammino, proteso verso una meta che ancora deve venire e, per questo, prega, lotta, soffre, patisce come il Signore, in attesa della redenzione finale. Il credente sa bene di non essere perfetto e non si vanta di alcuna meta che riesce a raggiungere. Piuttosto si sente proteso verso la santità dell’esistenza, vero incontro con Cristo risorto.

Genesi

14, 11-20a
Lettura del libro della Genesi

In quei giorni. Il re dell’Elam e i re che erano con lui presero tutti i beni di Sòdoma e Gomorra e tutti i loro viveri e se ne andarono. Prima di andarsene catturarono anche Lot, figlio del fratello di Abram, e i suoi beni: egli risiedeva appunto a Sòdoma. Ma un fuggiasco venne ad avvertire Abram l’Ebreo, che si trovava alle Querce di Mamre l’Amorreo, fratello di Escol e fratello di Aner, i quali erano alleati di Abram. Quando Abram seppe che suo fratello era stato preso prigioniero, organizzò i suoi uomini esperti nelle armi, schiavi nati nella sua casa, in numero di trecentodiciotto, e si diede all’inseguimento fino a Dan. Fece delle squadre, lui e i suoi servi, contro di loro, li sconfisse di notte e li inseguì fino a Coba, a settentrione di Damasco. Recuperò così tutti i beni e anche Lot suo fratello, i suoi beni, con le donne e il popolo. Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaòmer e dei re che erano con lui, il re di Sòdoma gli uscì incontro nella valle di Save, cioè la valle del Re. Intanto Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici».

Forse un brano di questo genere, che parla anche di guerre, di opposizione, di armi ci lascia perplessi. La Genesi intende però esaltare Abramo che, con un atto di generosità e di coraggio, cerca di salvare Lot. Abramo ricerca, in questo modo, quell’essere come Dio di cui ci ha parlato il Vangelo. Egli non tiene conto del male ricevuto da Lot e dai suoi, quello che ha condotto alla separazione di cui abbiamo parlato ieri e, in un’occasione propizia per compiere un bene disinteressato e gratuito, interviene prontamente. Riceve così la benedizione di un sacerdote che offre pane e vino, simboli, per eccellenza, dell’Eucarestia. Segno che, quando si compie il bene, quando si tende alla perfezione di Dio, Egli stesso sostiene il cammino dell’uomo.

Proverbi

6, 16-19
Lettura del libro dei Proverbi

Figlio mio, sei cose odia il Signore, anzi sette gli sono in orrore: occhi alteri, lingua bugiarda, mani che versano sangue innocente, cuore che trama iniqui progetti, piedi che corrono rapidi verso il male, falso testimone che diffonde menzogne e chi provoca litigi tra fratelli.

Ben prima della rivelazione del Signore Gesù, il sapiente antico aveva inteso che Dio “odia”, cioè detesta qualsiasi comportamento di chi si ritiene superiore agli altri, di chi non si mette al passo con l’ultimo, il povero, il debole, l’emarginato, l’escluso. La rivelazione del sapiente antico chiede a tutti di saper essere come Dio, che si mette al passo degli ultimi per salvare ciascuno.

In preghiera

Signore Gesù, ricordaci che tutti siamo chiamati alla perfezione dell’amore. Quella perfezione di chi vuole imitare Te per raggiungere il Padre: la perfezione di chi dona con gioia, di chi non tiene conto del torto ricevuto, di chi è sempre disposto a compiere il bene, invocando il nome di Dio. Signore, benedici ogni sforzo della volontà che cerca di imitarti e di farti imitare.

Esame di coscienza

  • Cerco di tendere a questa perfezione?
  • Cosa mi blocca nel cercare di essere libero nel fare il bene verso tutti?
  • Divento arrogante perché mi sembra di “meritare” qualcosa o rimango umile nel mio comportamento?
  • Vivo la generosità estrema di cui mi ha parlato il Vangelo?
2020-03-07T21:12:20+01:00