Settimana della seconda domenica di Quaresima – giovedì
Vangelo
Mt 6, 1-6
✠ Lettura del vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
Il Figlio di Dio che nasce, soffre, muore e risorge per noi, si presenta come Colui che dona all’uomo la ricompensa per i suoi gesti di amore, benevolenza, servizio, generosa donazione agli altri. Ad una condizione, però. A condizione che i gesti di bene dell’uomo siano stati compiuti con gratuità e spirito di servizio. Se un uomo ha già cercato nella visibilità estrema, nella ricerca di prestigio e di ammirazione, nel plauso degli altri, una ricompensa immediata, non ci sarà ricompensa nell’eternità.
Il Figlio di Dio che nasce, soffre, muore e risorge per noi, insegna che l’elemosina, cioè quella particolare forma di carità che è il donare qualcosa del proprio patrimonio agli altri, è una forma di bene, se l’elemosina è compiuta con discrezione, come segno di vicinanza al povero, come desiderio di condivisione, come aiuto e sostegno nel momento del bisogno. È questa l’elemosina che espia una grande quantità di peccati. Non così l’elemosina frettolosa, non così quell’elemosina minima che è fatta per levarsi di torno qualcuno avvertito come indesiderato. Solo l’elemosina fatta con cuore all’uomo, perché si riconosce in quell’uomo un fratello nel bisogno, diventa occasione di salvezza.
Il Figlio di Dio che nasce, soffre, muore e risorge per noi propone se stesso come modello di preghiera. Il Signore, venuto nella verità della nostra carne, prega nel silenzio, si ritira in luoghi deserti e silenziosi, ama stare solo o, al massimo, con i suoi discepoli, per sentire la voce del Padre e insegna così che solo chi cerca questa voce tra le mille voci dell’esistenza, vive con una guida sicura che spinge verso l’eternità. È questo uno degli assi portanti della quaresima, tempo di silenzio e di meditazione, tempo di preghiera e di conversione, tempo di attenzione alla voce di Dio che parla ad ogni uomo. Chiudere la porta del cuore significa chiudere la porta a tutti quei richiami e distrazioni che distolgono dall’unione con Dio. Il richiamo è anche per noi, perché sappiamo dedicarci ad una preghiera intensa, almeno in questi giorni santi, nell’attesa della Pasqua di risurrezione.
Genesi
16, 1-15
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Sarài, moglie di Abram, non gli aveva dato figli. Avendo però una schiava egiziana chiamata Agar, Sarài disse ad Abram: «Ecco, il Signore mi ha impedito di aver prole; unisciti alla mia schiava: forse da lei potrò avere figli». Abram ascoltò l’invito di Sarài. Così, al termine di dieci anni da quando Abram abitava nella terra di Canaan, Sarài, moglie di Abram, prese Agar l’Egiziana, sua schiava, e la diede in moglie ad Abram, suo marito. Egli si unì ad Agar, che restò incinta. Ma, quando essa si accorse di essere incinta, la sua padrona non contò più nulla per lei. Allora Sarài disse ad Abram: «L’offesa a me fatta ricada su di te! Io ti ho messo in grembo la mia schiava, ma da quando si è accorta d’essere incinta, io non conto più niente per lei. Il Signore sia giudice tra me e te!». Abram disse a Sarài: «Ecco, la tua schiava è in mano tua: trattala come ti piace». Sarài allora la maltrattò, tanto che quella fuggì dalla sua presenza. La trovò l’angelo del Signore presso una sorgente d’acqua nel deserto, la sorgente sulla strada di Sur, e le disse: «Agar, schiava di Sarài, da dove vieni e dove vai?». Rispose: «Fuggo dalla presenza della mia padrona Sarài». Le disse l’angelo del Signore: «Ritorna dalla tua padrona e restale sottomessa». Le disse ancora l’angelo del Signore: «Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla, tanto sarà numerosa». Soggiunse poi l’angelo del Signore: «Ecco, sei incinta: partorirai un figlio e lo chiamerai Ismaele, perché il Signore ha udito il tuo lamento. Egli sarà come un asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti e la mano di tutti contro di lui, e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli». Agar, al Signore che le aveva parlato, diede questo nome: «Tu sei il Dio della visione», perché diceva: «Non ho forse visto qui colui che mi vede?». Per questo il pozzo si chiamò pozzo di Lacai-Roì; è appunto quello che si trova tra Kades e Bered. Agar partorì ad Abram un figlio e Abram chiamò Ismaele il figlio che Agar gli aveva partorito.
La Genesi insegna ciò che poi Gesù avrebbe reso esplicito. Il Padre che vede nel segreto, ascolta la preghiera di Agar, questa donna, questa schiava che ha fatto quello che la padrona le ha chiesto e poi è stata rifiutata. Dio ascolta il grido di questa donna che ha accolto la vita come un dono e che cura questo figlio che parteciperà della stessa benedizione di Abramo, come un dono prezioso, come un dono di Dio. È la sua attenzione, il suo spirito di abnegazione e di disinteresse, di gratuità, che la salva! Dio ascolterà la sua preghiera e salverà lei e il suo figlio, nel nome della fedeltà giurata ad Abramo.
Proverbi
6, 20-29
Lettura del libro dei Proverbi
Figlio mio, osserva il comando di tuo padre e non disprezzare l’insegnamento di tua madre. Fissali sempre nel tuo cuore, appendili al collo. Quando cammini ti guideranno, quando riposi veglieranno su di te, quando ti desti ti parleranno, perché il comando è una lampada e l’insegnamento una luce e un sentiero di vita l’istruzione che ti ammonisce: ti proteggeranno dalla donna altrui, dalle parole seducenti della donna sconosciuta. Non desiderare in cuor tuo la sua bellezza, non lasciarti adescare dai suoi sguardi, poiché, se la prostituta cerca il pane, la donna sposata ambisce una vita preziosa. Si può portare il fuoco sul petto senza bruciarsi i vestiti, o camminare sulle braci senza scottarsi i piedi? Così chi si accosta alla donna altrui: chi la tocca non resterà impunito.
Certamente non chiude la porta del cuore per riunirsi a Dio nella preghiera chi vive l’atteggiamento indicato dal libro dei Proverbi, ovvero chi non si lascia sedurre e persevera sulla via della fedeltà e dell’unità. Il libro dei Proverbi dice chiaramente, con un bell’esempio, che non è possibile portare il fuoco sui vestiti senza bruciarsi. Come dire: chi non si chiude nella preghiera e nel segreto con il Padre, difficilmente resisterà alle prove della vita e alle molte seduzioni che in essa ci sono.
In preghiera
Signore Gesù Tu che hai passato intere notti in orazione, Tu che ti sei chiuso nel segreto della vita del Padre, insegna anche a noi che solo custodendo questa forza, sapremo che direzione prendere nei nostri giorni fuggevoli. Tu che nel dialogo con il Padre trovasti la forza per vivere anche la tua passione e morte, insegna anche a noi a trovare nella preghiera la forza per sopportare le cose negative della vita per farne un atto di offerta a te gradito.
Esame di coscienza
- Cerco di vivere gesti di donazione generosa o cerco una certa ricompensa e visibilità della mia carità?
- Mi avvicino con fede a quella ricompensa eterna promessa ai credenti?
- Come sta andando la mia vita di preghiera in questa quaresima?
- Cosa chiedo al Signore di custodire per i prossimi giorni?