Lunedì 10 aprile

Settimana in albis – lunedì 

La spiritualità di questo giorno

Credo che ormai sappiamo tutti bene che questi giorni dell’ottava di Pasqua sono tutti come un unico grande giorno, un’unica grande Pasqua. Vorrei che quest’anno, tutto dedicato alla preghiera, non perdessimo quel fervore che ha caratterizzato la Quaresima e che ci lasciassimo guidare dai Vangeli che ci narrano tanti incontri con il Risorto.

La Parola di questo giorno

LETTURA At 3, 17-24
Lettura degli Atti degli Apostoli

In quei giorni. Pietro disse al popolo: «Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi colui che vi aveva destinato come Cristo, cioè Gesù. Bisogna che il cielo lo accolga fino ai tempi della ricostituzione di tutte le cose, delle quali Dio ha parlato per bocca dei suoi santi profeti fin dall’antichità. Mosè infatti disse: “Il Signore vostro Dio farà sorgere per voi, dai vostri fratelli, un profeta come me; voi lo ascolterete in tutto quello che egli vi dirà. E avverrà: chiunque non ascolterà quel profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo”. E tutti i profeti, a cominciare da Samuele e da quanti parlarono in seguito, annunciarono anch’essi questi giorni».

SALMO Sal 98 (99)

Esaltate il Signore, nostro Dio.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.

Grande è il Signore in Sion,
eccelso sopra tutti i popoli.
Lodino il tuo nome grande e terribile.
Egli è santo! R

Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuele tra quanti invocavano il suo nome:
invocavano il Signore
ed egli rispondeva. R

Signore, nostro Dio, tu li esaudivi,
eri per loro un Dio che perdona:
santo è il Signore, nostro Dio! R

EPISTOLA 1Cor 5, 7-8
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità.

VANGELO Lc 24, 1-12
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il primo giorno della settimana, al mattino presto le donne si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.

Vangelo

Che cosa emerge dall’incontro con il Risorto di questo primo giorno, il giorno dell’Angelo?

Anzitutto emerge che le donne non si sono recate da sole al sepolcro, ma sono andate in gruppo. Questa è una cosa logica. Intanto è quello che si fa, normalmente, quando si piange un morto. Si cerca di non stare da soli, ci si lascia accompagnare dalle persone care, si vive con loro. Così devono avere fatto le donne che, insieme, hanno preparato gli oli aromatici e, insieme, hanno percorso la strada per andare al sepolcro per piangere sulla tomba e ungere il morto.

In secondo luogo emergono le domande. Altra cosa logica. Normalmente, quando si va al cimitero appena dopo un lutto, non si sta in silenzio, ma si parla. Si ricordano le cose della vita del morto e si fanno tante domande. Anche in questo caso è così. Domande molto concrete, domande legate a quello che si deve fare, domande sulla vita che va avanti e che deve saper affrontare anche le difficoltà che si incontrano.

Tra queste domande emerge quella circa la questione del senso. Appena le donne vedono l’Angelo, appena le donne vedono la tomba aperta, si domandano il senso di quello che stanno vivendo, di quello che stanno vedendo. Il che significa che non solo si domandano il perché di queste cose, ma anche il loro significato. È, questa, una cosa determinante. Esse non solo cercano di interpretare ciò che è successo, ma vanno più nel profondo e cercano di capire il senso delle cose di cui sono diventate partecipi.

Il Vangelo specificava anche che esse ebbero paura. È una sensazione molto umana, specie se pensiamo alla scena: un cimitero, una tomba aperta, il corpo di un morto che manca e un Angelo che appare. È chiaro che la paura deve essersi impadronita di loro.

Tutto però incomincia ad acquistare un senso quando sentono le parole dell’Angelo. Parole che, anzitutto, cercano di fare luce sul percorso di fede vissuto. L’Angelo cerca di far ricordare alle donne ciò che il Signore aveva detto, per trovare anzitutto conforto e consolazione ma, anche, per trovare una spiegazione. La parola di Dio che parlava della Pasqua, non solo diventa un ricordo della predicazione del Signore, ma è già inizio della comprensione delle cose nuove che il Signore dischiude. Quella parola non solo è guida per capire la sua passione, il mistero della sua sofferenza, il suo dolore, ma anche la sua risurrezione, ovvero quella esperienza di mancanza del corpo del morto che esse stanno facendo. Non è ancora parola risolutrice. È inizio di un cammino nuovo. Come un cammino le aveva condotte a tentare di capire la morte del Signore, così un nuovo cammino si apre davanti a loro per comprendere, per quanto è possibile, ciò che sta accadendo ora.

Il cammino nuovo è cammino di comunione. Non solo tra loro, che ripercorrono a ritroso quella via che le aveva portate al sepolcro per riportarle in città, ma anche con gli apostoli, con cui esse si confidano per sentire la loro parola. Ovviamente il riferimento, ora, è Pietro che viene messo a conoscenza dei fatti e che si reca sul luogo per vedere. Sarà proprio nel collegio apostolico che maturerà quella riflessione che porta a illuminare meglio ciò che è accaduto e che porterà i discepoli a scoprire la novità della risurrezione. Novità che chiederà nuovo cammino e che immergerà tutti in una nuova dimensione di fede, una dimensione illuminata dallo Spirito del Risorto che guiderà ciascuno alla comprensione, nella fede, di questo evento.

È, questo, il primo degli incontri pasquali, quello che, attraverso la figura dell’Angelo, invita tutti a credere alla verità della risurrezione e alla forza di questo evento.

Il nostro cammino di fede

Credo che questo racconto abbia molto da suggerire a noi per non fare in modo che il cammino di Quaresima che abbiamo appena terminato, di fatto, si areni e diventi subito una sorta di caduta nel vuoto. Come, del resto, spesse volte accade. Dopo il fervore dei tempi che chiamavamo “forti”, nasce subito un desiderio di tornare alla vita “normale”. Non credo sia questo il cuore e il senso di questa scrittura che ci consiglia diversi modi di vivere la Pasqua.

Anzitutto la riscoperta di una dimensione comunitaria della fede. Noi, spesso, riteniamo che la fede sia qualcosa di personale. Per molti versi è così e la fede chiede un’adesione personale al Signore, ma questa adesione non può avvenire che dentro un’esperienza di Chiesa. Come quella delle donne, che riflettevano tra loro sulle cose della Pasqua. Come quella dei primi discepoli, che rimasero giorni e giorni insieme, nel cenacolo, per capire quello che era successo. L’esperienza della Pasqua non è mai esperienza di fede solitaria, ma è sempre esperienza di gruppo, di comunione, di collegio. A noi è raccomandato, in questo anno della preghiera, di fare la medesima esperienza. Un’esperienza di fede che passi attraverso la vita di una comunità. Una comunità dove si crede, si riflette, si approfondisce, si provano tutti gli smarrimenti che si devono provare, ma nella quale si cerca di credere, così come il Signore ha proposto ed insegnato.

In secondo luogo, mi pare che anche a noi venga detto che, se vogliamo fare viva esperienza della Pasqua, abbiamo bisogno di porci domande, di porre questioni, di illuminare cammini. Se non ci sono domande, non c’è nemmeno cammino. Non dobbiamo stupirci che gli apostoli, le donne, non compresero tutto quel giorno. Anzi, non dobbiamo stupirci affatto se il Vangelo ci descrive questi uomini e queste donne come pieni di dubbi, di domande, di difficoltà. È chiaro che una notizia come quella della Pasqua non poteva che irrompere in modo totale nella loro storia. Essi ebbero la forza, l’illuminazione di farsi domande. Ma così anche noi. Non credo che si possa dire che, dopo questi santi giorni di Quaresima, abbiamo ora la possibilità di comprendere tutto della nostra fede. Se il cammino è stato intenso, avremo la possibilità di fare un passo ulteriore. Se il cammino è stato buono, avremo la possibilità di aver illuminato un aspetto del mistero pasquale. Anche noi non dobbiamo vergognarci di dire che, anche se crediamo da anni, permangono dubbi, domande, questioni irrisolte. È il Risorto che ci prende per mano e che ci dà la possibilità di fare piccoli passi dietro a lui, illuminando piccoli tratti di cammino che, di volta in volta, diventano strada che si apre davanti a noi.

In terzo luogo mi sembra che venga detto a ciascuno di noi che la Pasqua chiede ancora di sostare, di meditare, di pregare. Credo che, a volte, pensiamo che tutto sia un crescendo fino ad arrivare alla settimana santa, poi spegniamo il fervore e ci rilassiamo. Ecco, credo che la Pasqua, in questo anno della preghiera, chieda a noi di continuare a pregare, di continuare ad immergerci in quelle realtà dello Spirito che fanno bene alla nostra coscienza e che dilatano la nostra anima in molte direzioni diverse.

Intenzioni di preghiera

Oggi, allora, preghiamo per noi. Preghiamo perché non venga meno il desiderio di conoscenza, il fervore del cammino, la gioia di sostare con il Signore a meditare l’evento centrale della nostra fede, quello grazie al quale crediamo, viviamo di fede, quello che rende il nostro spirito più pronto, più desto, più forte.

2023-04-07T19:42:38+02:00