Martedì 10 maggio

Settimana della 4 domenica di Pasqua – martedì 

La Parola di Dio per questo giorno

LETTURA At 10, 1-23a
Lettura degli Atti degli Apostoli

In quei giorni. Vi era a Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte detta Italica. Era religioso e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. Un giorno, verso le tre del pomeriggio, vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: «Cornelio!». Egli lo guardò e preso da timore disse: «Che c’è, Signore?». Gli rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite dinanzi a Dio ed egli si è ricordato di te. Ora manda degli uomini a Giaffa e fa’ venire un certo Simone, detto Pietro. Egli è ospite presso un tale Simone, conciatore di pelli, che abita vicino al mare». Quando l’angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un soldato, uomo religioso, che era ai suoi ordini; spiegò loro ogni cosa e li mandò a Giaffa. Il giorno dopo, mentre quelli erano in cammino e si avvicinavano alla città, Pietro, verso mezzogiorno, salì sulla terrazza a pregare. Gli venne fame e voleva prendere cibo. Mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi: vide il cielo aperto e un oggetto che scendeva, simile a una grande tovaglia, calata a terra per i quattro capi. In essa c’era ogni sorta di quadrupedi, rettili della terra e uccelli del cielo. Allora risuonò una voce che gli diceva: «Coraggio, Pietro, uccidi e mangia!». Ma Pietro rispose: «Non sia mai, Signore, perché io non ho mai mangiato nulla di profano o di impuro». E la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano». Questo accadde per tre volte; poi d’un tratto quell’oggetto fu risollevato nel cielo. Mentre Pietro si domandava perplesso, tra sé e sé, che cosa significasse ciò che aveva visto, ecco gli uomini inviati da Cornelio: dopo aver domandato della casa di Simone, si presentarono all’ingresso, chiamarono e chiesero se Simone, detto Pietro, fosse ospite lì. Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: «Ecco, tre uomini ti cercano; àlzati, scendi e va’ con loro senza esitare, perché sono io che li ho mandati». Pietro scese incontro a quegli uomini e disse: «Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?». Risposero: «Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutta la nazione dei Giudei, ha ricevuto da un angelo santo l’ordine di farti venire in casa sua per ascoltare ciò che hai da dirgli». Pietro allora li fece entrare e li ospitò.

SALMO Sal 86 (87)

Popoli tutti, lodate il Signore, alleluia.
Oppure Alleluia, alleluia, alleluia.

Sui monti santi egli l’ha fondata;
il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
Di te si dicono cose gloriose, città di Dio! R

Iscriverò Raab e Babilonia
fra quelli che mi riconoscono
ecco Filistea, Tiro ed Etiopia: là costui è nato.
Si dirà di Sion: «L’uno e l’altro in essa sono nati
e lui, l’Altissimo, la mantiene salda». R

Il Signore registrerà nel libro dei popoli:
Là costui è nato».
E danzando canteranno:
«Sono in te tutte le mie sorgenti». R

VANGELO Gv 6, 60-69
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Molti dei discepoli del Signore Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Vangelo

Signore, questa parola è dura…”. Sono “molti” tra i discepoli del Signore a pensare così. Ci sono cioè molti tra coloro che stanno seguendo il Signore che iniziano a pensare che la fede sia qualcosa di difficile, che la parola del Vangelo sia troppo dura da mettere in pratica. È per questo che rimangono quasi scandalizzati da ciò che il Signore propone e decidono, alla fine, di non seguire più il Signore Gesù. Decidono di andarsene, cosa che provoca il dolore di Gesù ma che, al tempo stesso, dona al Signore la possibilità di precisare. La libertà di ogni uomo è sempre rispettata! Con pazienza, direi quasi con un’umiltà che sorprende, il Signore chiede a quelli più vicini a lui, ai 12, a quelli che lui stesso, un giorno, ha chiamato: “Volete andarvene anche voi?”. Risponde, come abbiamo sentito ma anche come sappiamo bene, Simon Pietro, che, con molta franchezza, dice: “Signore, da chi andremo, tu solo hai parole di vita eterna!”. Ciò che sta a cuore di Pietro non sono gli insegnamenti morali del Signore, non sono le molte cose che ha detto o che ha insegnato con i suoi gesti e i suoi miracoli, ma la vita eterna. Pietro va all’essenziale della fede e comprende che tutto l’insegnamento del Signore, alla fine, è un grande invito a credere nell’eternità e ad avvicinarsi all’eternità mediante la sua parola. Solo questo conta, solo questo serve, solo questo basta. Potremmo anche commentare così: Pietro capisce che la fede è una cosa semplice, e non una parola dura, come altri uomini ritenevano. Pietro capisce che la parola di Gesù è facile da vivere, perché è tutta un invito ad entrare nella vita eterna, sostenuti solo dalla fiducia in Dio.

Atti

Lo avrebbe riscoperto, proprio Pietro, molti anni dopo, con l’insegnamento proposto in questa pagina degli Atti piena di umanità. Anzitutto l’umanità di Pietro, sempre pronta a manifestarsi. È il capo degli apostoli, sta guidando la Chiesa, è il punto di riferimento per i cristiani di quel tempo e, quando si accinge a pregare, quando dovrebbe essere nel momento della massima concentrazione, ecco la distrazione. Si accinge alla preghiera e avverte fame! Eppure è questa distrazione l’origine della visione che permette a Pietro di capire cosa deve fare, e cioè come deve accogliere le persone che, attraverso un’altra visione, sono state mandate da lui e stanno per arrivare.

Così come è bellissima la descrizione dell’umanità del centurione, un pagano, ma un uomo che prega i suoi dei. Non solo: anche un uomo di carità che fa elemosine nel nome dei suoi dei. Eppure questo basta a Dio per entrare in comunione con lui, tanto da meritare, in un certo senso, quella visione che ha avuto e che lo ha indirizzato alla casa di Pietro perché, poi, l’apostolo venisse da lui.

Il Vangelo è una parola semplice: la semplicità della preghiera, la semplicità della carità.

Per noi

Intanto siamo tutti consolati dall’umanità di Pietro! Credo che a tutti sia capitato di mettersi a pregare e di sperimentare la difficoltà della concentrazione e la facilità della distrazione, magari provando proprio la fame, come Pietro ha provato. Così ci mettiamo il cuore in pace e comprendiamo che anche le nostre distrazioni sono parte delle nostre preghiere!

Oppure ci sentiamo consolati perché sentiamo che qualsiasi preghiera unita a qualsiasi atto di carità è accetta a Dio e anche noi abbiamo qualcosa di simile nei nostri atti, anche noi diciamo qualche preghiera, anche noi compiamo qualche atto di vicinanza all’altro, qualche atto di carità. Dio è presente anche nei nostri gesti semplici o banali.

Così consolati dalla Parola di Dio possiamo riprendere questo cammino pasquale con maggiore grinta e intensità, scoprendo che, anche quando avvertissimo l’obiezione di tutti alla vita di fede – è troppo difficile, è troppo complicato credere! – siamo anche noi istruiti su come uscire da quella che è, a tutti gli effetti, una tentazione. Credere, avere fede, non è complicato, anzi, al contrario è semplice. È semplice credere perché la fede è un atto di amore in risposta agli atti di amore che Dio ha nei confronti dell’uomo e di ciascuno di noi in particolare. Come ci è facile rispondere con atti di amore a chi compie atti di amore per noi, così è nei confronti di Dio.

Piuttosto si impone a noi la domanda centrale nella vita di fede di ciascuno: noi cerchiamo una parola di vita eterna o cerchiamo altre e ben più visibili o sensibili gratificazioni? Molti, infatti, cercano nella fede più questa consolazione che non una parola di vita eterna! Ma questa è ancora fede? Il Vangelo ci dice di no! Cristo va cercato per la sua promessa di eternità, non per altro! Siamo disposti a fare questo?

Anche oggi chiediamo a Maria, regina di questo mese di maggio, questa grazia particolare, in vista del cammino di redenzione e salvezza che tutti siamo chiamati a compiere.

2022-05-06T10:35:37+02:00