Domenica 10 luglio

V dopo Pentecoste

Per introdurci

L’insostituibile forza della fede. Ecco di che cosa ci parlano le tre scritture che abbiamo letto. La forza della preghiera è una forza che viene data all’uomo e che non ha uguali, non ha pari. Chi prega ha forza da Dio stesso e si incammina verso la vita eterna.

La Parola di questa domenica

LETTURA Gen 18, 1-2a. 16-33
Lettura del libro della Genesi

In quei giorni. Il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Quegli uomini andarono a contemplare Sòdoma dall’alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli. Il Signore diceva: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore compia per Abramo quanto gli ha promesso». Disse allora il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!». Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore. Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo». Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque». Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci». Come ebbe finito di parlare con Abramo, il Signore se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione.

SALMO Sal 27 (28)

Signore, ascolta la voce della mia supplica.

Ascolta la voce della mia supplica,
quando a te grido aiuto,
quando alzo le mie mani
verso il tuo santo tempio. R

Sia benedetto il Signore,
che ha dato ascolto alla voce della mia supplica.
Il Signore è mia forza e mio scudo,
in lui ha confidato il mio cuore.
Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore,
con il mio canto voglio rendergli grazie. R

Forza è il Signore per il suo popolo,
rifugio di salvezza per il suo consacrato.
Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità,
sii loro pastore e sostegno per sempre. R

EPISTOLA Rm 4, 16-25
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, eredi si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: «Ti ho costituito padre di molti popoli» – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono. Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne «padre di molti popoli», come gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza». Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il seno di Sara. Di fronte alla promessa di Dio non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione.

VANGELO Lc 13, 23-29
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Un tale chiese al Signore Gesù: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio».

Genesi

Anzitutto, come sempre in queste domenica, il testo del primo testamento che è quello che dà il tono alla domenica che stiamo celebrando. Una catechesi bellissima ed importante sulla preghiera di intercessione. Abramo sa bene che cosa accade a Sodoma. Sa bene che il loro comportamento è lontano dalla fede. Eppure, messo a parte dei segreti di Dio, quest’uomo, ormai anche già vecchio e fuori dalle questioni di cui si tratta, decide di intervenire a favore degli abitanti di quella città. Inizia, secondo il costume mediorientale, una lunga trattativa con Dio, che mira a provocare la sua misericordia in rispetto ai giusti che si possono trovare in una città. Il testo sottolinea fortemente due realtà importanti della preghiera di intercessione:

  1. Il mettersi in mezzo di Abramo. Abramo, come padre nella fede, sceglie una posizione scomoda. Egli decide di mettersi in mezzo tra Dio e la città di Sodoma, sebbene nessuno glielo abbia richiesto. È la sua fede, è la sua carità che gli impongono di mettersi nel mezzo, di prendere quel posto scomodo di chi si intromette, di fatto, tra le parti, per dare un senso a ciò che accade, a ciò che si vive. Abramo vuole essere colui che si dà da fare per la pace. Ecco perché inizia questa lunga trattativa con Dio. Insegnamento prezioso sulla modalità della preghiera di intercessione.
  2. La seconda realtà: Abramo “gioca al minimo”, potremmo dire. Egli inizia a provocare la misericordia di Dio parlando di 50 giusti che si possono trovare in una città ma, subito, pensa di averla sparata un po’ troppo grossa ed ecco, allora, che inizia a scendere di numero, progressivamente, con una trattativa lunga, rispetto alla quale Dio dichiara sempre di essere pronto a considerare la posizione di pochi giusti rispetto ad una moltitudine. Come sappiamo non ne troverà nemmeno uno! Sarà questo ciò che ferirà a morte il cuore di Abramo, e, al tempo stesso, il cuore di Dio. Perché non trovare nessun giusto è come dire di non aver trovato nessun uomo capace di pregare, capace di relazionarsi con Dio, capace di mettersi a dichiarare i “diritti di Dio”, come Abramo fa per tutta la sua lunga esistenza. Insegnamento prezioso, che ci ricorda che la preghiera è come una lotta, come un continuo spostare la posta in gioco, come un continuo e progressivo dire a Dio il niente che siamo e che possiamo offrire e il bisogno che abbiamo di lui, della sua presenza, della sua grazia, della sua stessa forza.
  3. Parole bellissime, quelle della Genesi, che ci ricordano e ci insegnano tutto questo.

Romani

Fino a dove si estende la forza della preghiera? Dove ci deve condurre la forza della preghiera? Ci ha risposto la lettera ai Romani. La preghiera è una forza che non ha limiti e che sa anche andare oltre ogni speranza possibile. In riferimento proprio alla vicenda di Abramo, San Paolo dice: “egli credette, sperando contro ogni speranza”. La forza della preghiera è questa. Una forza insostituibile, inesauribile, una forza che viene da Dio, non potrebbe essere altrimenti. Una forza che sa quand’è il momento giusto per ogni cosa, senza perdere quella speranza di vedere un intervento di Dio nelle cose della vita  che più ci riguardano, ci interessano, ci appartengono. Il frutto della preghiera di intercessione è la speranza che nasce nel cuore degli uomini, che permane nei loro cuori, che resiste anche quando tutto sembra andare nella direzione opposta e affermare il contrario. Ciò che è valido nella storia di Abramo è valido anche nella nostra storia. Noi che speriamo, come dice San Paolo, a partire dalla risurrezione di Cristo e in forza di essa. Noi che siamo stati giustificati, cioè noi tutti che siamo resi giusti davanti a Dio nonostante il nostro peccato, solo grazie all’azione redentrice di Cristo, noi sappiamo che la forza della fede, che si esprime nella preghiera, è una forza unica, grande, insostituibile, irripetibile. Questo è ciò che ci deve bastare. Si va avanti come Abramo, sperando contro ogni speranza.

Vangelo

Alla luce di queste due scritture eccoci al Vangelo che ci ricorda che la vita eterna non deve essere questione di curiosità, di numero, di appartenenza. La vita eterna deve essere solo questione di fede. Fede in Dio, fede che sa sperare sempre, fede che trae forza e alimento dalla preghiera. Quando il Signore dice: “sforzatevi di entrare per la porta stretta”, intende dire proprio questo. Egli ci ricorda che la fede è un cammino difficile, un cammino complesso, un cammino per il quale, davvero, altra forza non c’è se non quella che viene da Dio stesso, la forza della preghiera. La catechesi del Signore ha dei toni molto forti. Egli, infatti, dice che coloro che hanno solamente una fede superficiale, coloro che dicono di credere ma senza avere radici, senza avere la stabilità che può conoscere solo l’uomo di preghiera, non saranno riconosciuti degni di entrare nella vita eterna. coloro che non hanno creduto alla forza della vita spirituale, coloro che hanno conosciuto solo i corollari della fede, senza mai arrivare alla domanda e alla questione essenziale, non avranno parte con Lui nella vota eterna. Un altro bellissimo spunto che ci ricorda che, per avere conoscenza di Dio, occorre proprio partire dalla preghiera, da quella realtà che ci immette nel mistero di Dio e che ci sa guidare, pian piano, ad una sempre più profonda conoscenza di Lui.

Per noi

  • Crediamo noi alla forza della preghiera?
  • Abbiamo la capacità di resistere contro ogni speranza?
  • Sappiamo essere forti anche contro ogni esperienza fallimentare che abbiamo fatto?
  • Per chi e per che cosa preghiamo? In quale modo?

La bellissima catechesi che abbiamo ricevuto viene a noi, a noi che, molto spesso, giudichiamo la preghiera quasi una realtà inutile, quasi una realtà di poco conto, quasi un ripetersi di formule che abbiamo appreso da ragazzi e che poi non abbiamo più abbandonato. Molti della preghiera, hanno questa immagine! Un’immagine distorta se le scritture ci hanno detto che essa è fuoco vivo, è un fare un passo davanti a Dio per mettersi di mezzo tra lui e le realtà create, o le cose degli uomini. Fare un passo in mezzo per assumere su di sé la fatica della preghiera, la forza opprimente che viene da essa, il suo “peso”. Sapendo però che tutto questo ci eleva a Dio, ci fa sperimentare la sua misericordia, la sua bontà, la sua vicinanza, la sua presenza amorosa. La nostra preghiera ha il sapore di questo saper sostenere le sue difficoltà?

Credo che, poi, si imponga a noi una seconda domanda: noi per chi, per che cosa e come preghiamo? Cosa facciamo quando abbiamo qualche situazione da raccomandare a Dio? Facciamo come Abramo oppure no? facciamo come Lui o prendiamo un’altra linea? Non è facile mettersi di mezzo tra Dio e le situazioni concrete che incontriamo, non è facile ingaggiare una sorta di trattativa per implorare da Dio misericordia senza provocare il suo sdegno, non è facile pregare per gli altri! Eppure, questo è quello che tutti siamo chiamati a fare! Con quell’attenzione vigile del cuore che sa discernere per che cosa vale la pena di rivolgersi a Dio e per che cosa, invece, non ne vale proprio la pena. Abramo ci dice di non avere paura di intercedere anche per le cose difficili della vita, anche per quelle che non si capiscono, anche per quelle che non si approvano, ma che, essendo cose degli uomini, diventano anche cosa di Dio.  Sono tantissimi i capitoli dell’etica per i quali varrebbe propri la pena di pregare, ma noi ne sentiamo ancora il bisogno, la forza, cogliamo ancora l’opportunità? Ecco il cuore di questa domenica: noi crediamo davvero alla forza dell’intercessione oppure no?

Dobbiamo dirlo: pare di no, come spesso è proprio visibile anche nella formulazione e nella risposta della preghiera dei fedeli che spesso assomigliano di più ad una litania che ad un vero e proprio modo di implorare da Dio le cose che ci stanno più a cuore.

Ricordiamo allora l’insegnamento:

  • Pregare vuol dire chiedere a Dio la forza per i giorni della vita;
  • Si prega immergendosi nel mistero di Dio non senza lotte, difficoltà, resistenze;
  • Davanti a Dio si possono portare tutte le situazioni dell’uomo, purché lo facciamo con passione e non per conformismo;
  • Il risultato sarà un sentirci sempre più inseriti in quel mondo, che è il mondo della fede, dal quale proviene ogni grazia per la vita dell’uomo.

Chiediamo al Signore di sostenerci e di farci sperimentare sempre la forza inesauribile della preghiera.

2022-07-08T16:37:41+02:00