Settimana della 1 domenica dopo l’Epifania – martedì
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Sir 42, 22-25; 43, 26b-32
Lettura del libro del Siracide
Quanto sono amabili tutte le sue opere! E appena una scintilla se ne può osservare. Tutte queste cose hanno vita e resteranno per sempre per tutte le necessità, e tutte gli obbediscono. Tutte le cose sono a due a due, una di fronte all’altra, egli non ha fatto nulla d’incompleto. L’una conferma i pregi dell’altra: chi si sazierà di contemplare la sua gloria? Per la sua parola tutto sta insieme. Potremmo dire molte cose e mai finiremmo, ma la conclusione del discorso sia: «Egli è il tutto!». Come potremmo avere la forza per lodarlo? Egli infatti, il Grande, è al di sopra di tutte le sue opere. Il Signore è terribile e molto grande, meravigliosa è la sua potenza. Nel glorificare il Signore, esaltatelo quanto più potete, perché non sarà mai abbastanza. Nell’esaltarlo moltiplicate la vostra forza, non stancatevi, perché non finirete mai. Chi lo ha contemplato e lo descriverà? Chi può magnificarlo come egli è? Vi sono molte cose nascoste più grandi di queste: noi contempliamo solo una parte delle sue opere.
SALMO Sal 32 (33)
Della gloria di Dio risplende l’universo.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra. R
Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto. R
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo. R
VANGELO Mc 1, 14-20
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Dopo che Giovanni fu arrestato, il Signore Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Vangelo
“Il tempo è compiuto, convertitevi e credete al Vangelo”. L’inizio della predicazione del Signore contiene due precisi richiami:
- Il riferimento al compimento del tempo. Compimento del tempo è Lui stesso. È una frase con la quale Gesù indica che il culmine della storia della salvezza è la sua persona. Tutto ciò che la sapienza di Dio aveva creato nella storia, era proprio in vista di Lui, conduceva all’incontro con Lui, parlava di Lui. Gesù presenta sé stesso come il compimento del tempo, il che significa che il tempo che viene dopo di Lui troverà la sua pienezza solo guardando costantemente al suo mistero. Gesù è il centro della storia. Ciò che era prima di Lui rimandava continuamente alla sua venuta. Ciò che viene dopo di Lui dovrà continuamente rimandare alla sua persona.
- Se la sua persona è il centro del tempo, allora si capisce perché occorre “conversione”. La conversione è, anzitutto, una conversione dello sguardo. Occorre guardare a lui, al suo Mistero, alla sua presenza, alla sua persona. La conversione consiste nel mettere al centro la sua Parola, se egli è la pienezza del tempo, il compimento di ogni attesa che Dio stesso ha suscitato nella storia. Questo spiega perché i primi discepoli, i “discepoli del lago”, come comunemente li chiamiamo, hanno subito aderito alla proposta di fede del Signore, iniziando quell’itinerario che chiamiamo sequela. I discepoli si sono disposti a seguire il Signore perché sapevano bene che Egli era il centro del tempo e la pienezza della rivelazione. Alcuni di loro, come Andrea, lo avevano udito proprio dalle parole di Giovanni il Battista. Ecco il perché della loro sequela incondizionata, immediata, sicura, piena. È l’atteggiamento che genera quel divenire “pescatori di uomini” che i discepoli avrebbero scoperto nel tempo, in continuità con la storia della loro vocazione.
Guardare a Cristo, pienezza del tempo, genera nell’uomo un itinerario di conversione e di servizio generoso.
Siracide
La lettura del libro del Siracide ci ha messo in comunicazione con una delle ultime pagine del libro. Il sapiente, al termine del suo itinerario interiore, capisce che tutto nella creazione è così perfetto che l’uomo non può fare altro che lodare Dio con tutte le sue forze. Il suo compito consiste solo in questo. Poiché l’uomo non può aggiungere o togliere nulla, il suo compito può essere solo quello di lodare il Signore per la sua misericordia e per il suo infinito amore.
Una meditazione molto semplice che ci aiuta a capire che l’atteggiamento di fede del credente consiste nella lode. Lode per quello che si vede, lode per quello che si sperimenta ma, soprattutto, lode che nasce dal considerare ciò che si è. Poiché ogni vita è dono di Dio, il primo e più importante atteggiamento dell’uomo deve essere quello della lode e del ringraziamento per la propria vita, per la propria esistenza. Sembra questa una meditazione un poco distante dal Vangelo. Non è così. I discepoli del lago erano pienamente consapevoli di questo atteggiamento di lode che era loro richiesto dalla loro fede. Chissà quante volte avranno ringraziato Dio creatore per ciò che vedevano e per ciò che capitava nelle loro vite. Quel giorno, io credo, avranno ringraziato Dio per quell’incontro così difficile da comunicare, che avrebbe reso differenti e piene le loro vite.
Per noi
Vorrei oggi proporvi di meditare proprio a partire da questa idea del ringraziamento per la vita, per quello che siamo, per quello che abbiamo, nella bellezza delle nostre vite e nella loro piccolezza, difficoltà e, persino, peccato.
Oltre a questo credo che ciò per cui dobbiamo ringraziare sia il nostro incontro con Cristo. Che cosa sarebbe la nostra vita se non avessimo incontrato Cristo? Che cosa sarebbe mai la nostra esistenza se non avessimo avuto la grazia di quell’incontro di fede da cui dovrebbe dipendere tutta la nostra vita? Io credo che saremmo in una povertà maggiore, inquantificabile, indescrivibile. Come vediamo nella vita di molte persone che non hanno fede. Nel loro non avere fede scorgiamo quella povertà che ci rammarica, che ci induce a pensare. Noi non abbiamo fatto niente per meritarci di incontrare i Signore, esattamente come quegli uomini sul lago. Non fecero niente per incontrare il Signore. Fu grazia. L’atteggiamento della nostra fede di ogni giorno dovrebbe essere quello della lode, del ringraziamento. Nel sapere che non abbiamo meriti, conserviamo quella lode a Dio che ci ha tratto dalla nostra povertà al tesoro della sua conoscenza. È questo ciò che illumina e rischiara la nostra vita.
- Abbiamo in noi questa consapevolezza?
- Viviamo nella nostra preghiera questa lode?