Martedì 11 Febbraio

Settimana della quinta domenica dopo l’Epifania – martedì – Memoria della Madonna di Lourdes – giornata mondiale del malato

Meditiamo insieme le Scritture.

Siracide

Sir 28, 13-22
Lettura del libro del Siracide

Maledici il calunniatore e l’uomo che è bugiardo, perché hanno rovinato molti che stavano in pace. Le dicerie di una terza persona hanno sconvolto molti, li hanno scacciati di nazione in nazione; hanno demolito città fortificate e rovinato casati potenti. Le dicerie di una terza persona hanno fatto ripudiare donne forti, privandole del frutto delle loro fatiche. Chi a esse presta attenzione certo non troverà pace, non vivrà tranquillo nella sua dimora. Un colpo di frusta produce lividure, ma un colpo di lingua rompe le ossa. Molti sono caduti a fil di spada, ma non quanti sono periti per colpa della lingua. Beato chi è al riparo da essa, chi non è esposto al suo furore, chi non ha trascinato il suo giogo e non è stato legato con le sue catene. Il suo giogo è un giogo di ferro; le sue catene sono catene di bronzo. Spaventosa è la morte che la lingua procura, al confronto è preferibile il regno dei morti. Essa non ha potere sugli uomini pii, questi non bruceranno alla sua fiamma.

Abbi pietà, Signore, del popolo chiamato con il tuo nome, d’Israele che hai reso simile a un primogenito. Abbi pietà della tua città santa, di Gerusalemme, luogo del tuo riposo. Riempi Sion della celebrazione delle tue imprese e il tuo popolo della tua gloria. Rendi testimonianza alle creature che sono tue fin dal principio, risveglia le profezie fatte nel tuo nome. Ricompensa coloro che perseverano in te, i tuoi profeti siano trovati degni di fede. Ascolta, Signore, la preghiera dei tuoi servi, secondo la benedizione di Aronne sul tuo popolo, e riconoscano tutti quelli che abitano sulla terra che tu sei il Signore, il Dio dei secoli.

Vangelo

Mc 7, 31-37
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. Uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, il Signore Gesù venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi econ la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!».
E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

Per Noi

Venite a me voi che siete stanchi e oppressi e io vi ristorerò. È questo il tema che il Papa ha scelto per questa giornata mondiale del malato che anche noi vogliamo vivere con fede e con intensità, pensando, soprattutto, ai malati che sono nelle nostre case e che, nelle diverse celebrazioni della giornata, ricevono il Santo Olio ristoratore delle difficoltà e dei dolori e sostegno verso la vita eterna.

Il Papa intende farci partire da una consapevolezza: Le parole che Gesù pronuncia: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28) indicano il misterioso cammino della grazia che si rivela ai semplici e che offre ristoro agli affaticati e agli stanchi. Queste parole esprimono la solidarietà del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo, di fronte ad una umanità afflitta e sofferente”. Credo che il Papa abbia ragione quando ci ricorda che c’è un misterioso cammino di grazia che si attua anche dentro la malattia e nel cuore delle persone malate. Per noi una malattia è per lo più una disgrazia, qualcosa che mina e che rovina il cammino dell’uomo. Il Papa ci corregge e ci aiuta a capire che c’è un misterioso piano di grazia che si attua anche attraverso la malattia. È possibile che la malattia diventi un cammino di grazia quando c’è la consapevolezza che Cristo è vicino, è presente, è sostegno di ogni malato.

Prosegue il Papa: “Gesù Cristo, a chi vive l’angoscia per la propria situazione di fragilità, dolore e debolezza, non impone leggi, ma offre la sua misericordia, cioè la sua persona ristoratrice. Gesù guarda l’umanità ferita. Egli ha occhi che vedono, che si accorgono, perché guardano in profondità, non corrono indifferenti, ma si fermano e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo nella sua condizione di salute, senza scartare nessuno, invitando ciascuno ad entrare nella sua vita per fare esperienza di tenerezza”. Credo che tutti siamo invitati, ma soprattutto sono invitati i nostri malati, a scoprire quello sguardo di vicinanza e tenerezza che il Signore Gesù rivolge a ciascuno di loro. Se siamo qui è per questo, per dire a noi che i nostri malati sono sotto questa protezione e questo sguardo. Questo è il compito che ci aspetta anche nelle nostre case: annunciare e testimoniare lo sguardo di benevolenza e di misericordia che è riservato ad ogni malato. Per fare questo occorre che noi sappiamo fare, con i nostri malati, esperienza di tenerezza. Faremo questa esperienza tanto quanto il nostro servizio non sarà frettoloso, nervoso, o, peggio, servizio che fa percepire il peso della cura. Piuttosto se, pur nella difficoltà delle situazioni, brillerà la nostra vicinanza di tenerezza, allora i nostri malati potranno fare esperienza della tenerezza di Dio. Ancora ci dice il Papa: “in queste circostanze si avverte a volte una carenza di umanità e risulta perciò necessario personalizzare l’approccio al malato, aggiungendo al curare il prendersi cura, per una guarigione umana integrale. Nella malattia la persona sente compromessa non solo la propria integrità fisica, ma anche le dimensioni relazionale, intellettiva, affettiva, spirituale; e attende perciò, oltre alle terapie, sostegno, sollecitudine, attenzione… insomma, amore. Inoltre, accanto al malato c’è una famiglia che soffre e chiede anch’essa conforto e vicinanza”. Il passaggio dal curare al prendersi cura è quanto dovremmo offrire noi nelle nostre case. Spesso c’è un curare, per il quale ci diamo molto da fare e nel quale sono coinvolte anche diverse professionalità: penso alle badanti, umili e preziose presenze nelle nostre case. Ma c’è di più da fare, come credenti! Noi vogliamo prenderci cura di ogni dimensione della vita dell’uomo. Il prendersi cura di un anziano malato consiste proprio nel prendersi cura di tutta la sua persona, anche della sua fede. Non solo la cura medica, ma l’importanza delle relazioni, la forza degli affetti, la straordinaria grazia della fede. Noi siamo chiamati, come credenti, a vivere queste cose e a permettere una cura che vada in tutte queste dimensioni.

Infine ci dice il papa: “La Chiesa vuole essere sempre più e sempre meglio la “locanda” del Buon Samaritano che è Cristo (cfr Lc 10,34), cioè la casa dove potete trovare la sua grazia che si esprime nella familiarità, nell’accoglienza, nel sollievo”. È la più bella definizione che si può applicare alle nostre case. Che bello se la nostra casa diventerà “locanda del buon samaritano”, ovvero luogo dove la presenza di un malato diventa occasione per dire e per testimoniare la bellezza della grazia che può risplendere anche in una malattia, che non è solo una sventura per la vita dell’uomo, ma una concreta possibilità dell’esistenza. Questa dimensione è quella che ci solleverà anche quando dovessimo riscontrare il fallimento della scienza medica e la difficoltà del procedere nelle cure.

Il clero malato.

In questo anno, poi, abbiamo avuto, come comunità pastorale, il problema dei sacerdoti malati. La situazione di don Giancarlo e l’età media del clero che avanza, ci dà l’occasione di riflettere sul tema di come una comunità accompagna anche gli uomini che l’hanno servita, nel tempo della malattia e della sofferenza. Credo che a tutti noi sia richiesta la vicinanza della preghiera, oltre che l’affetto e anche quel sentimento di riconoscenza per il bene ricevuto che deve essere tipico di una comunità che riconosce i doni del Signore e si dispone a rendere lode.

Maria, madre dei malati

Maria, madre dolcissima che accompagna tutti gli ammalati ci sostenga, non solo in questo giorno ma tutti i giorni, perché i nostri malati possano, grazie al suo aiuto e alla sua materna intercessione, sentire la vicinanza di Dio e la presenza della Chiesa, locanda del buon Samaritano.

2020-02-10T14:45:10+01:00