Sabato 11 febbraio

Settimana della 5 domenica dopo l’Epifania – sabato – Madonna di Lourdes

La spiritualità di questo giorno

Oggi la nostra attenzione vuole tutta convergere sulla giornata mondiale del malato, mentre adoriamo con profondissima venerazione la Beata Vergine Maria di Lourdes.

La Parola di questo giorno

LETTURA Is 55, 1-7
Lettura del profeta Isaia

Così dice il Signore Dio: «O voi tutti assetati, venite all’acqua,voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona».

SALMO Cfr. Gd13, 18-20

Benedetta sei tu, Maria, fra tutte le donne.

Benedetta sei tu, figlia,
davanti al Dio altissimo
più di tutte le donne,
e benedetto il Signore Dio
che ha creato il cielo e la terra. R

Davvero il coraggio che ti ha sostenuto
non cadrà dal cuore degli uomini:
essi ricorderanno per sempre
la potenza del Signore. R

Dio compia per te queste cose
a tua perenne esaltazione,
in riconoscimento della prontezza
con cui hai esposto la vita
di fronte all’umiliazione della nostra stirpe. R

EPISTOLA Ef 1, 3-10a
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi.

VANGELO Lc 1, 40-55
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quei giorni, Maria, entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Il messaggio del Papa

Tutti sappiamo molto bene come Papa Francesco ci stia educando a vivere ogni realtà legata alla fede in modo “sinodale”, cioè in modo da non essere mai soli. Ogni cosa della vita e ogni realtà della fede vanno affrontate insieme, gli uni con gli altri. È per questo motivo che Papa Francesco inizia il suo messaggio dicendo: “La malattia fa parte della nostra esperienza umana. Ma essa può diventare disumana se è vissuta nell’isolamento e nell’abbandono, se non è accompagnata dalla cura e dalla compassione. Quando si cammina insieme, è normale che qualcuno si senta male, debba fermarsi per la stanchezza o per qualche incidente di percorso. È lì, in quei momenti, che si vede come stiamo camminando: se è veramente un camminare insieme, o se si sta sulla stessa strada ma ciascuno per conto proprio, badando ai propri interessi e lasciando che gli altri “si arrangino”. Perciò, in questa XXXI Giornata Mondiale del Malato, nel pieno di un percorso sinodale, vi invito a riflettere sul fatto che proprio attraverso l’esperienza della fragilità e della malattia possiamo imparare a camminare insieme secondo lo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza”.

Trovo già qui un primo spunto di meditazione e di preghiera per noi: siamo in grado di vivere così il tempo della fragilità, della anzianità e della malattia? Credo occorra pensarci. Talvolta abbiamo famiglie, uomini, donne giovani che non sanno esprimere vicinanza rispetto ad anziani e malati. Ma sempre più spesso mi capita di vedere anziani e malati che, con il vivo desiderio di non disturbare nessuno, si isolano, mettendo figli e nipoti non solo nella non già facile situazione di fornire assistenza, ma anche complicando le loro espressioni e modalità di vicinanza. Credo che se da un lato tocchi ai più giovani e a coloro che hanno più forze esprimere vicinanza ai malati e agli anziani, dall’altro tocchi agli anziani non isolarsi e non rendere più complicata la vita di chi si prende cura di loro con affetto, simpatia, amore.

Prosegue poi il Papa: “Fratelli, sorelle, non siamo mai pronti per la malattia. E spesso nemmeno per ammettere l’avanzare dell’età. Temiamo la vulnerabilità e la pervasiva cultura del mercato ci spinge a negarla. Per la fragilità non c’è spazio. E così il male, quando irrompe e ci assale, ci lascia a terra tramortiti. Può accadere, allora, che gli altri ci abbandonino, o che paia a noi di doverli abbandonare, per non sentirci un peso nei loro confronti. Così inizia la solitudine, e ci avvelena il senso amaro di un’ingiustizia per cui sembra chiudersi anche il Cielo. Fatichiamo infatti a rimanere in pace con Dio, quando si rovina il rapporto con gli altri e con noi stessi. Ecco perché è così importante, anche riguardo alla malattia, che la Chiesa intera si misuri con l’esempio evangelico del buon samaritano, per diventare un valido “ospedale da campo”: la sua missione, infatti, particolarmente nelle circostanze storiche che attraversiamo, si esprime nell’esercizio della cura. Tutti siamo fragili e vulnerabili; tutti abbiamo bisogno di quell’attenzione compassionevole che sa fermarsi, avvicinarsi, curare e sollevare. La condizione degli infermi è quindi un appello che interrompe l’indifferenza e frena il passo di chi avanza come se non avesse sorelle e fratelli”.

Credo che siano proprio parole di sapienza. Noi non siamo mai pronti per la malattia, per l’invecchiamento, per la cura, l’assistenza dei fragili. Sono tutte realtà della vita che ci mettono di fronte a quel mistero che è la vita stessa che, spesso, è difficile da interpretare e da affrontare. Cosa salva se non la comunione, la vicinanza, l’apertura? È questo lo stile di vita sinodale che permette di affrontare queste situazioni di vita, che possono essere umanizzate solo attraverso un aiuto reciproco e un sostegno non banale.

Il Papa ci aiuta poi ad ampliare ancora il senso della nostra riflessione:

“Gli anni della pandemia hanno aumentato il nostro senso di gratitudine per chi opera ogni giorno per la salute e la ricerca. Ma da una così grande tragedia collettiva non basta uscire onorando degli eroi. Il Covid-19 ha messo a dura prova questa grande rete di competenze e di solidarietà e ha mostrato i limiti strutturali dei sistemi di welfare esistenti. Occorre pertanto che alla gratitudine corrisponda il ricercare attivamente, in ogni Paese, le strategie e le risorse perché ad ogni essere umano sia garantito l’accesso alle cure e il diritto fondamentale alla salute”. Credo che tutti dobbiamo maturare in quello stile di vita che ci aiuta a capire che noi siamo chiamati a stimare chi si occupa della salute degli altri, chi vive e spende il proprio tempo nella ricerca delle cure migliori. Questo è già un dato di vita comune, sociale molto importante. Ma, accanto a questi “eroi” della salute, dobbiamo sviluppare anche senso di rispetto per chi vive così, nella vicinanza ai fragili, nel segreto delle nostre case e tutti dobbiamo promuovere un vero senso di sinodalità, se non vogliamo sentirci soli in un momento della vita che è drammaticamente complicato.

Il nostro cammino di fede

Chiediamo tutte queste cose all’intercessione di Maria Santissima, oggi invocata con il titolo di Madonna di Lourdes.

Maria, tu che vegli sempre sulla vita di tutti i figli di Dio, vieni ad insegnarci che vivere in stile di sinodalità accanto ai fragili è quanto il Signore chiede.

Vieni ad insegnarci che abbiamo bisogno di aprirci gli uni agli altri, per non morire nelle solitudini che sono le malattie più pericolose.

Tu che operi per la salvezza del popolo cristiano, vieni a condividere con noi il cammino su queste strade di vita del mondo. Saremo così sempre pronti a vivere con il tuo Figlio che vive e regna nei secoli. Amen.

2023-02-03T22:55:59+01:00