Venerdì 11 giugno

Sacro Cuore di Gesù

Cor ad cor loquitur

È una frase di San Francesco di Sales, anche se a renderla famosa fu il beato cardinale J. H. Newman che la scelse per il suo motto episcopale. Il cuore parla al cuore. È possibile una vera comunicazione solo se il cuore parla al cuore. Credo che sia questa la chiave per riflettere sulla festa del Sacro Cuore a partire dalle Scritture che abbiamo appena ascoltato.

Osea

Os 11, 1. 3-4. 8c-9
Lettura del profeta Osea

Così dice il Signore Dio: «Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira».

Come fa un papà, una mamma, a parlare al cuore del proprio figlio infante? Lo coccola. Trova, cioè, quelle espressioni fisiche, prima ancora che verbali, che servono a far capire al proprio figlio tutto l’amore che si prova per lui. Come quando una mamma, un papà prendono in braccio il figlio, strofinano la propria guancia su quella del figlio, lo tengono per le mani mentre egli incomincia a compiere i primi passi. È un’esperienza che abbiamo visto moltissime volte, che tutti abbiamo vissuto, almeno come figli; molti di noi, in verità, anche come genitori. È così che il cuore parla al cuore. È così che il cuore di Dio parla al cuore degli uomini. Il dialogo tra Dio e l’uomo è una continua comunicazione di amore, una continua comunicazione di affetti, una perenne condivisione di sentimenti. Dio ama l’uomo e comunica con l’uomo attraverso l’amore. Anche quando l’uomo decide di chiudere la bocca a Dio, anche quando l’uomo decide di non ascoltarlo, Dio continua a parlare al cuore dell’uomo con i suoi gesti di amore.

Vangelo

Gv 19, 31-37
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

L’apice di questa comunicazione di amore è la morte del Signore. È qui, quando si arresta il battito del cuore umano di Gesù che si comprende tutto l’amore del Padre comunicato agli uomini nel Figlio. È qui che si vede tutto l’amore del Padre donato gratuitamente. Il cuore umano di Gesù è un cuore che ama, che prova sentimenti, che si commuove, che partecipa in tutto e per tutto alla vita degli uomini. È un cuore capace di condivisione. È un cuore che attira a sé. Il Sacro Cuore ci dice immediatamente questo: il cuore di Cristo è un cuore che attira a sé. Questo, tuttavia, non accade solo nella presenza fisica del Signore, non accade solo nella sua vita: questa comunicazione che è dono di amore si ripete ogni volta che si celebra l’Eucarestia.

Dal suo cuore ferito fluirono sangue ed acqua”. Sangue ed acqua sono il simbolo del donare la vita, ma sono anche il simbolo dei sacramenti. Dove vediamo l’amore di Dio rivelato da Cristo? Dove oggi vediamo quello che vide la gente che poté ascoltarlo, incontrarlo, vedere i suoi gesti, partecipare ai suoi miracoli? Nella celebrazione dei sacramenti. È qui che noi vediamo l’amore di Cristo per noi. È in questi gesti, è in queste celebrazioni che noi avvertiamo tutto l’amore che Cristo dona a noi. È dal suo cuore che ama e che pulsa ancora all’interno dei segni sacramentali che noi possiamo vedere presente in mezzo a noi l’amore di Cristo e tutta la sua compassione per l’uomo. Il Sacro Cuore ci dice questo: nei sacramenti brilla ancora oggi quella comunicazione di amore che Cristo ha instaurato con l’uomo. Nella celebrazione della Santa Eucarestia è ancora presente quella forza di amore che ha portato il Cristo a donare la sua vita per noi. Noi, ripetendo questo gesto, partecipiamo a quella comunicazione di amore che da Cristo discende fino a noi.

È il cuore che parla al cuore. Nei sacramenti e, soprattutto, nella Eucarestia, il cuore di Dio parla agli uomini e il cuore degli uomini può parlare con il cuore di Dio. È questo il “miracolo” che si ripete ogni volta che un cuore docile ascolta la rivelazione che proviene dal cuore di Dio.

Efesini

Ef 3, 8-12. 14-19
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

Fratelli, a me, che sono l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo, affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, nel quale abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante la fede in lui. Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante il suo Spirito. Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.

In questa comunicazione di amore, semplice come quella di un padre che fa sentire al proprio figlio tutta la potenza del suo affetto, in questa comunicazione di amore che si ripete nella Santa Eucarestia, anche il cuore dell’uomo può parlare a Dio e può rispondere a quella comunicazione di amore con altrettanto amore. Come? Ce lo spiegava San Paolo. Con la propria fede. Quando, nella fede, accogliamo la rivelazione dell’amore di Dio per noi, quando, nella fede, celebriamo i sacramenti e l’Eucarestia prima di tutto, quando lasciamo che un raggio della grazia che viene a noi dai sacramenti commuova il nostro cuore, quando entriamo in dialogo con Dio proprio attraverso la potenza dei sacramenti, allora anche noi rispondiamo con amore a quella comunicazione di amore che viene da Dio. È qui che si attua quella corrispondenza che lega insieme e per sempre il cuore di Dio al cuore dell’uomo.

Non solo. Più il cuore dell’uomo si radica in questa comunicazione di amore che proviene dal cuore di Dio, più l’uomo si apre a quella dimensione di carità che diventa testimonianza di amore. Più un’anima accoglie la rivelazione di amore che proviene dal Sacro Cuore, più un uomo diventa capace di amare come ama il cuore di Cristo. È solo così che inizia, in ogni uomo, quella trasformazione di amore che spinge un uomo, una donna, a testimoniare quello che ha ricevuto, quello che può dire da sé sull’amore di Dio. Più uno si sprofonda nel cuore di Cristo, più uno realizza tutta la sua umanità. I grandi credenti sono stati santi molto umani. Più si è vicini al cuore di Cristo, più si ama con il cuore di Cristo. Più si contempla il mistero semplice di amore che è Dio, più si diventerà capaci di apprendere come agire dall’amore di Dio.

È solo così, quando ci si lascia catturare dal cuore che parla al cuore, che si sperimenta tutta “l’ampiezza dell’amore di Dio”. Quando uno dilata il proprio cuore nell’amore di Dio, non c’è nulla da temere: l’amore renderà possibile ogni cosa.

Per noi

Noi, oggi, in questa festa solenne del Sacro Cuore, siamo qui a dire che vogliamo parlare al cuore di Dio. Noi, oggi, nella festa del Sacro Cuore, siamo qui a dire che vogliamo sprofondarci nel cuore di Dio totalmente, per lasciare che sia Lui ad insegnarci come amare, come vivere, come reagire alle cose della storia. Noi siamo qui a dire che nel Sacro Cuore ci deve essere posto per ciascuno di noi. Noi siamo qui a dire che il Sacro Cuore deve essere per un verso ciò che la nostra fede contempla, per l’altro ciò che la nostra fede imita.

Di che cosa abbiamo più che mai bisogno in un momento storico come questo? Di che cosa abbiamo più che mai bisogno in un tempo che ci ha chiuso nella sfera del privato, privandoci di moltissime relazioni? Io credo che tutti abbiamo bisogno di una sola cosa: imparare ad amare come Cristo ama. Ecco perché la contemplazione del Sacro Cuore deve diventare l’oggetto della nostra meditazione, della nostra preghiera, del nostro dialogo con Dio. Solo così impareremo ad amare come Cristo ama. Solo così impareremo a parlare con il nostro cuore al cuore di Dio. Solo così ci lasceremo avvincere dai gesti del cuore di Cristo per vivere nel mondo come figli che amano stare presso il Padre per essere da Lui consolati per poi portare la medesima consolazione nel mondo.

Parliamo al cuore di Dio con il nostro cuore. Il cuore di Dio parlerà a noi con la semplicità dell’amore trinitario ed eterno.

2021-06-07T10:26:46+02:00