Settimana della 11 domenica dopo Pentecoste – Mercoledì – Santa Chiara
Re
2Re 19, 9-22. 32-37
Lettura del secondo libro dei Re
In quei giorni. Il re d’Assiria ebbe, riguardo a Tiraka, re d’Etiopia, questa notizia: «Ecco, è uscito per combattere contro di te». Allora il re d’Assiria inviò di nuovo messaggeri a Ezechia dicendo: «Così direte a Ezechia, re di Giuda: “Non ti illuda il tuo Dio in cui confidi, dicendo: Gerusalemme non sarà consegnata in mano al re d’Assiria. Ecco, tu sai quanto hanno fatto i re d’Assiria a tutti i territori, votandoli allo sterminio. Soltanto tu ti salveresti? Gli dèi delle nazioni, che i miei padri hanno devastato, hanno forse salvato quelli di Gozan, di Carran, di Resef e i figli di Eden che erano a Telassàr? Dove sono il re di Camae il re di Arpad e il re della città di Sefarvàim, di Ena e di Ivva?”». Ezechia prese la lettera dalla mano dei messaggeri e la lesse, poi salì al tempio del Signore, l’aprì davanti al Signore e pregò davanti al Signore: «Signore, Dio d’Israele, che siedi sui cherubini, tu solo sei Dio per tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra. Porgi, Signore, il tuo orecchio e ascolta; apri, Signore, i tuoi occhi e guarda. Ascolta tutte le parole che Sennàcherib ha mandato a dire per insultare il Dio vivente. È vero, Signore, i re d’Assiria hanno devastato le nazioni e la loro terra, hanno gettato i loro dèi nel fuoco; quelli però non erano dèi, ma solo opera di mani d’uomo, legno e pietra: perciò li hanno distrutti. Ma ora, Signore, nostro Dio, salvaci dalla sua mano, perché sappiano tutti i regni della terra che tu solo, o Signore, sei Dio». Allora Isaia, figlio di Amoz, mandò a dire a Ezechia: «Così dice il Signore, Dio d’Israele: “Ho udito quanto hai chiesto nella tua preghiera riguardo a Sennàcherib, re d’Assiria. Questa è la sentenza che il Signore ha pronunciato contro di lui: Ti disprezza, ti deride la vergine figlia di Sion. Dietro a te scuote il capo la figlia di Gerusalemme. Chi hai insultato e ingiuriato? Contro chi hai alzato la voce e hai levato in alto i tuoi occhi? Contro il Santo d’Israele!”. Perciò così dice il Signore riguardo al re d’Assiria: “Non entrerà in questa città né vi lancerà una freccia, non l’affronterà con scudi e contro essa non costruirà terrapieno. Ritornerà per la strada per cui è venuto; non entrerà in questa città. Oracolo del Signore. Proteggerò questa città per salvarla, per amore di me e di Davide mio servo”». Ora in quella notte l’angelo del Signore uscì e colpì nell’accampamento degli Assiri centoottantacinquemila uomini. Quando i superstiti si alzarono al mattino, ecco, erano tutti cadaveri senza vita. Sennàcherib, re d’Assiria, levò le tende, partì e fece ritorno a Ninive, dove rimase. Mentre si prostrava nel tempio di Nisroc, suo dio, i suoi figli Adrammèlec e Sarèser lo colpirono di spada, mettendosi quindi al sicuro nella terra di Araràt. Al suo posto divenne re suo figlio Assarhàddon.
Stiamo dedicando questa settimana a scoprire diverse forme per vivere la virtù della perseveranza cristiana, in preparazione alla festa dell’Assunta. Credo che tutti siamo invitati, anche oggi, a pensare a due diverse forme di perseveranza.
La prima è quella che ci viene proposta dalla prima lettura, il libro dei Re. È bellissima l’immagine di fedeltà, di perseveranza che Dio prova rispetto al suo popolo e, soprattutto, verso la città di Gerusalemme. Dio rimane fedele al suo popolo, Dio rimane fedele a Gerusalemme. È un modo di rileggere la storia che non ci appartiene, eppure è stato radicato nel profondo del cuore per generazioni e generazioni. È il modo di chi vive la storia guardando a Dio, è il modo di chi rilegge quello che capita alla luce della propria fede. Un re, per quanto potente, sa di essere pur sempre il re di un piccolo stato. Ha di fronte a sé l’Assiria, la grande super potenza di quel tempo. Non si prepara alla lotta solo con stratagemmi militari, o mettendo mano alle forze armate. Il re si rivolge a Dio e il profeta conferma che l’attestato della sua preghiera è stato udito da Dio. Non è un fideista, è un uomo che sa di avere a che fare con un popolo che non conosce il vero Dio, che si affida agli idoli creati dalle proprie mani. Per questo il re invoca il vero Dio, colui che ha nelle proprie mani le redini della storia, e viene esaudito. Dio è fedele all’uomo e, sempre, ascolta la sua preghiera. Di questo non dovremmo mai dubitare.
Vangelo
Lc 12, 8b-12
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato. Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire».
Una seconda forma di perseveranza ci viene proposta dal Vangelo. Gesù chiede un cammino di perseveranza all’uomo, chiede a tutti di perseverare nella via del suo riconoscimento. “Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti a Dio”: è un invito ad avere atteggiamenti di fede sinceri ed onesti, è un invito a non cedere di fronte a tutto ciò che chiede di rinnegare Dio, è un invito alla perseveranza nella fede. Gesù non solo chiede perseveranza, ma offre anche il dono di quella forza che permette di perseverare. È solo lo Spirito Santo che dona all’uomo la forza di perseverare. È solo lo Spirito Santo che dona all’uomo la forza necessaria per resistere a tutte quelle cose della vita che, invece, sembrano spingere da un’altra parte e che porterebbero l’uomo a distaccarsi da Dio. Dunque potremmo dire che Dio, che chiede all’uomo la perseveranza e che la propone come una virtù, al tempo stesso dona all’uomo la forza per vivere questo atteggiamento. Ben sapendo che la volontà dell’uomo è pur sempre una volontà fragile, Gesù dona a tutti quella forza che, sola, può resistere nel tempo e che può portare l’uomo a non rinnegare mai il Signore. È questa la forza che ha guidato Maria in maniera straordinaria. Lei ha ricevuto dallo Spirito Santo la forza per caprie, accogliere, vivere la propria vocazione, divenendo così modello per ciascuno di noi. Maria diventa per noi l’incarnazione di tutte le virtù evangeliche e richiama a noi che, con la forza di Dio, tutto diviene possibile all’uomo che crede, spera, lotta, prega nel nome del Signore.
Per noi
Così anche Santa Chiara. Dove ha attinto la forza per vivere il suo carisma, fondare un ordine religioso di contemplazione, stare sempre attenta alle vicende dell’uomo e della Chiesa del suo tempo? Dalla fedeltà a Dio e, soprattutto, dalla fedeltà alla Santa Eucarestia. Tutti conosciamo quell’episodio che narra di come Santa Chiara ha salvato il “suo” convento, che allora era quello di San Damiano, dalla invasione saracena che era alle porte. Santa Chiara, secondo la tradizione, si affacciò ad una delle finestre del convento recando l’ostensorio con la Santa Eucarestia. La sua fede nella presenza reale e nella potenza mirabile del Sacramento ha fatto il resto. Chiara ha salvato il convento e, colma dei doni dello Spirito di Dio, ha insegnato che è solo questa forza di fede che può ogni cosa.
Cosa chiedere a Santa Chiara? Anche noi chiediamo a lei quella forza dello Spirito che ci può aiutare a vivere bene e con tutto il cuore la nostra “consacrazione” a Dio. Tutti noi siamo consacrati mediante il Battesimo e, per questo, possiamo compiere le medesime cose che ella ha compiuto e che altri grandi santi hanno compiuto. La perseveranza nella preghiera ha dischiuso a molti porte che sembravano non apribili. Anche noi prepariamoci alla festa della Madonna Assunta cercando di fare nostro questo richiamo. Dove si riconosce il Signore in mezzo agli uomini, infatti, tutto diventa possibile.