Mercoledì 11 novembre

Ultima settimana dell’anno – Mercoledì – San Martino

La festa di San Martino è molto diffusa in ogni parte di Europa. È una festa che segna l’inverno, nelle giornate che ormai si fanno buie, con un segno di luce. Luce che viene dalle scritture con le quali la chiesa accompagna questa celebrazione.

Siracide

Lettura del libro del Siracide

Ecco il sommo sacerdote, che nella sua vita piacque al Signore. Fu trovato perfetto e giusto, al tempo dell’ira fu segno di riconciliazione. Nessuno fu trovato simile a lui nella gloria. Egli custodì la legge dell’Altissimo. Per questo Dio gli promise con giuramento di innalzare la sua discendenza. Dio fece posare sul suo capo la benedizione di tutti gli uomini e la sua alleanza; lo confermò nelle sue benedizioni. Lo glorificò davanti ai re. Sopra il turbante gli pose una corona d’oro. Stabilì con lui un’alleanza perenne e lo fece sacerdote per il popolo. Lo onorò con splendidi ornamenti e gli fece indossare una veste di gloria, esercitare il sacerdozio e benedire il popolo nel suo nome. Lo scelse fra tutti i viventi perché offrisse sacrifici al Signore, incenso e profumo come memoriale.

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Anzitutto il libro del Siracide che, di per sé, è la guida di questo anno pastorale. Il Siracide descriveva la sapienza del sacerdote. Di che cosa è fatta la sapienza di un sacerdote dell’Antico testamento?

“… al tempo dell’ira fu segno di riconciliazione”. La sapienza del sacerdote è anzitutto quella di essere segno di riconciliazione. Il riferimento è duplice. Il più importante è con Dio. Il sacerdote è colui che riconcilia con il Padre. Il sacerdote dell’Antico testamento riconciliava con Dio mediante l’offerta di sacrifici. Il sacerdote del nuovo testamento riconcilia con Dio mediante il sacramento della riconciliazione e cioè affidando a Cristo, che ha riscattato una volta per tutte il peccato dell’uomo, il peccato di ogni singola persona.

Dall’altro lato c’è la riconciliazione tra gli uomini. Sa sapienza del sacerdote è quella di ricomporre l’unità, è quella di invitare al dialogo, alla calma, a segnali di distensione, coloro che sono nelle liti, coloro che vivono separati, coloro che, pure cristiani, sono divisi in fazioni.

È la sapienza che ha operato in San Martino. Lui che, catecumeno, aveva riflettuto molto sul peccato degli uomini, lui che, monaco, contempla la passione redentrice del Signore, lui che, divenuto Vescovo, riconcilia gli uomini con Dio ma anche propone e rimotiva quei cammini di solidarietà umana che servono per rimettere insieme le persone, le storie, le divisioni che la vita, talvolta, regala.

Ancora, ci dice il Siracide, la sapienza del sacerdote sta nel donare la benedizione di Dio al popolo. Era questa una delle particolarità del sacerdozio di Aronne. Ma è anche una delle peculiarità del sacerdozio di Cristo e dei sacerdoti di Cristo. Cristo ha benedetto il mondo ogni giorno della sua presenza sulla terra. Il sacerdote, che deriva da Cristo la sua potestà, è chiamato a fare altrettanto, è chiamato a benedire il mondo. Con il gesto fisico del benedire, ma anche con la parola, con la partecipazione alla bellezza del mondo, con l’attenzione che deve costantemente avere per capire i segni di Dio e della sua presenza nel tempo. Il sacerdote trasforma tutta la sua vita in un grande atto di benedizione che sa confortare coloro che camminano con lui, come pure coloro che gli abitano accanto, anche se ignari di quella benedizione di grazia che il sacerdote richiama sul mondo con la sua preghiera. È, anche questo, uno dei tratti fondamentali della figura di San Martino, che ha saputo benedire, nel nome del Signore, tutte le genti che ha incontrato. Se il nome di Martino è tanto invocato in tutta Europa, è perché la sapienza della sua benedizione è stata notata da tanti che ne hanno fatto tesoro.

Infine, la sapienza del sacerdote è la sapienza liturgica, che appariva soprattutto alla fine del testo sacro. La sapienza del sacerdote coincide con l’arte della liturgia, che è fatta di suoni, colori, canti, vesti, profumi, musica… tutto ciò che dà lode a Dio. Il sacerdote si serve della liturgia per aiutare l’uomo a dare lode al Signore e sprona tutti a vivere una liturgia che sia comunione con Dio e attenzione alla sua presenza nel mondo. La sapienza del sacerdote è quella di “offrire a Dio incenso e profumo come un memoriale”, che ricorda all’uomo il primato di Dio e che sa mettere nelle mani di Dio le difficoltà dell’uomo.

Questa sapienza è ancora quella di San Martino che, vescovo, monaco, soldato, e uomo, ha celebrato diverse liturgie.

1 Timoteo

1Tm 3, 16 – 4, 8
Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Carissimo, grande è il mistero della vera religiosità: egli fu manifestato in carne umana e riconosciuto giusto nello Spirito, fu visto dagli angeli e annunciato fra le genti, fu creduto nel mondo ed elevato nella gloria. Lo Spirito dice apertamente che negli ultimi tempi alcuni si allontaneranno dalla fede, dando retta a spiriti ingannatori e a dottrine diaboliche, a causa dell’ipocrisia di impostori, già bollati a fuoco nella loro coscienza: gente che vieta il matrimonio e impone di astenersi da alcuni cibi, che Dio ha creato perché i fedeli, e quanti conoscono la verità, li mangino rendendo grazie. Infatti ogni creazione di Dio è buona e nulla va rifiutato, se lo si prende con animo grato, perché esso viene reso santo dalla parola di Dio e dalla preghiera. Proponendo queste cose ai fratelli, sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito dalle parole della fede e della buona dottrina che hai seguito. Evita invece le favole profane, roba da vecchie donnicciole. Allénati nella vera fede, perché l’esercizio fisico è utile a poco, mentre la vera fede è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente e di quella futura.

Vangelo

Mt 25, 31-40
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”».

Una di queste è la liturgia della carità, che veniva adombrata nel Vangelo. Il bene di cui parla il giudizio universale traduce in pratica quella sapienza che spinge a compiere il bene e che si alimenta sempre nel Vangelo. Senza la liturgia della preghiera, la liturgia della carità sarebbe monca e, d’altronde, una liturgia della carità senza la liturgia della preghiera sarebbe puro sforzo di vicinanza all’uomo.

San Martino ha celebrato entrambe queste liturgie ed è stato in grado di viverle con così singolare disinvoltura da essere ricordato per entrambe.

Per noi.

  • Quale sapienza abita in noi?
  • A noi che condividiamo il sacerdozio battesimale, quale sapienza è proposta?

Chiediamo a San Martino di farci partecipi della sua sapienza. Solo così riusciremo a celebrare quella liturgia della carità che nasce dalla liturgia della lode e che costituiscono la vera sapienza di un uomo.

2020-11-06T12:28:50+01:00