Martedì 12 marzo

Settimana della quarta domenica di Quaresima – martedì

La spiritualità di questa settimana

La benedizione di chi vede oltre passa anche attraverso la non facile relazione di due fratelli.

La Parola di questo giorno

GENESI 25, 27-34
Lettura del libro della Genesi

In quei giorni. I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende. Isacco prediligeva Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto, mentre Rebecca prediligeva Giacobbe. Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra; Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito. Disse a Giacobbe: «Lasciami mangiare un po’ di questa minestra rossa, perché io sono sfinito». Per questo fu chiamato Edom. Giacobbe disse: «Vendimi subito la tua primogenitura». Rispose Esaù: «Ecco, sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura?». Giacobbe allora disse: «Giuramelo subito». Quegli lo giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe. Giacobbe diede a Esaù il pane e la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e se ne andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura.

SALMO Sal 118 (119), 97-104

I tuoi precetti, Signore, mi danno intelligenza.

Quanto amo la tua legge!
La medito tutto il giorno.
Il tuo comando mi fa più saggio dei miei nemici,
perché esso è sempre con me. R

Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
Ho più intelligenza degli anziani,
perché custodisco i tuoi precetti. R

Tengo lontani i miei piedi da ogni cattivo sentiero,
per osservare la tua parola.
Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu a istruirmi. R

Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse,
più del miele per la mia bocca.
I tuoi precetti mi danno intelligenza,
perciò odio ogni falso sentiero. R

PROVERBI 23, 29-32
Lettura del libro dei Proverbi

Figlio mio, per chi i guai? Per chi i lamenti? Per chi i litigi? Per chi i gemiti? A chi le percosse per futili motivi? A chi gli occhi torbidi? Per quelli che si perdono dietro al vino, per quelli che assaporano bevande inebrianti. Non guardare il vino come rosseggia, come scintilla nella coppa e come scorre morbidamente; finirà per morderti come un serpente e pungerti come una vipera.


VANGELO
 Mt 7, 6-12
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».

Esaù e Giacobbe

Per Israele, in quel tempo, il diritto di primogenitura era del tutto fondamentale. A livello economico esso indicava la possibilità, per ogni famiglia, di mantenere una certa compattezza del patrimonio, senza disperderlo dividendolo in modo più equo. Questa realtà è però il pensiero minore per Israele. Ciò che conta molto di più è la questione spirituale sottesa. Israele ritiene che la benedizione di Dio passi attraverso il primogenito. Disprezzare la primogenitura non è solo un modo per dire che non interessano i beni, non è solo un modo per arrivare ad una libertà che svincola da tutti gli impegni del clan. È un modo per dire che si disprezza la benedizione di Dio. Questo è il vero cuore del racconto. Così che il vero peccato in questione non è quello di Giacobbe, che è un arrivista, che è uno che tende ad accaparrarsi anche delle cose che non lo riguardano. Giacobbe, con il suo modo di fare irruente e forte, non pecca tanto quanto il fratello che disprezza la sua primogenitura. Giacobbe, che mercanteggia con il fratello e che propone al fratello di vendergli la sua primogenitura, è meno peccatore del fratello che accetta il baratto e che svende il suo titolo. Per noi è certamente complicato entrare in questa mentalità, poiché veniamo da secoli che hanno abbandonato questa visione delle cose, ma possiamo pur sempre richiamarle alla memoria proprio per capire il contesto in cui sono nate. Perché Giacobbe fa questo? Perché vede più avanti del fratello. Mentre il fratello è concentrato solo sul presente – vuole mangiare e soddisfare il suo bisogno adesso – Giacobbe guarda oltre, pensa al futuro, vuole costruire qualcosa non solo per l’oggi ma anche per il domani. Giacobbe è certamente più scaltro e più intelligente del fratello e, soprattutto, è un uomo che ha più fede. Egli sa che quella benedizione gli sarà necessaria in futuro. È per questo che propone quel baratto che rimarrà uno dei punti cardine della storia della salvezza.

L’importanza di una benedizione – invito alla riflessione

Se vogliamo la meditazione di oggi ci permette di continuare quella di ieri. Giacobbe è proprio un uomo che sa guardare oltre, che non si ferma al qui ed ora, che non si ferma alle cose immediate e, per questo, capisce che Dio ha in serbo qualcosa di grande per lui che era il minore, cioè quello che non aveva diritto a più di tante cose. La Scrittura ci fa leggere la sua storia in Quaresima proprio per insegnarci che lo spirito di una vita di fede non consiste nella realizzazione delle cose immediate, non riguarda i bisogni istintivi dell’uomo, ma si apre ad un senso trascendente che va atteso ed accolto. Giacobbe cerca di dire a ciascuno di noi che c’è una benedizione anche sulle nostre vite e che questa benedizione va cercata. Questa benedizione non è però immediata, non è su un singolo atto della storia. Questa benedizione va custodita, va anche costruita ogni giorno, sfruttando quelle occasioni favorevoli che la nostra storia ci offre. Il testo sacro ci sta dicendo che, se vogliamo che la nostra vita sia benedetta e diventi benedizione per gli altri, abbiamo bisogno di vedere la vita così, dentro una relazione con Dio che non si esaurisce nelle cose di ogni singola giornata. Occorre imparare a guardare avanti e rimettere nelle mani di Dio tutto ciò che avverrà e che noi siamo chiamati a costruire e non solo ad attendere con senso di fatalità. Per avere questa benedizione della vita occorre anche essere un po’ intraprendenti, occorre anche saper sfruttare al meglio quelle condizioni che la nostra storia ci dona. Lo dice anche il Vangelo, più volte, a più riprese. Non è possibile avere una benedizione grande di Dio se non si trafficano un po’ i talenti che Dio stesso ci ha dato. La benedizione passa anche da qui, passa anche da questa scaltrezza. È quanto la versione popolare dice affermando: “Aiutati che il ciel ti aiuta!”. Come dire: se tu non ti dai da fare, non c’è benedizione di Dio che ti possa aiutare. Incomincia ad aiutarti. Incomincia a vedere bene dentro la tua vita. Scoprirai la forza per vivere così il tuo tempo mettendo a frutto i talenti che Dio ti ha dato.

Per noi e per il nostro cammino

  • Sfrutto le occasioni che la vita mi offre per ottenere benedizione?
  • In che senso avverto che la mia vita è benedetta da Dio anche per il futuro?
  • Cosa mi aspetto dal futuro che è già benedetto da Dio?
2024-03-08T12:18:39+01:00