Domenica 12 aprile

Pasqua nella Risurrezione del Signore

Vorrei che, come in tutto il triduo, tutti cercassimo di lasciarci aiutare dai “personaggi minori” dei Vangeli. Anche se vorrei che, quella che ho chiamato “una Pasqua minore”, per via dell’assenza dei riti, non fosse “minore” nel suo significato spirituale, ma fosse, per tutti noi, una vera Pasqua di risurrezione, pur mancandoci molte di quelle dimensioni tradizionali che tutti siamo chiamati a rivalutare.

Vangelo

Gv 20, 11-18
✠ Lettura del vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Maria di Màgdala stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

Maria di Magdala

Ecco allora sulla scena della Pasqua Maria di Magdala. Questa donna molto discussa e molto chiacchierata, per lungo tempo confusa con la peccatrice. Di lei, in realtà, sappiamo solamente che era di Magdala e che, quando incontrò il Signore Gesù, era affetta da seri problemi. Il Vangelo dice che uscirono da lei, per l’intervento del Signore “7 demoni”. Numero simbolico per dire che quella donna era immersa nel mistero del male, era tenuta schiava dai suoi mali, era lontana da Dio. Dopo l’intervento miracoloso del Signore anch’ella si dispose ad una sequela generosa. Anzitutto con la sua presenza, poi con il suo servizio e, infine, con i suoi beni. Anche lei, infatti, era tra quelle donne che avevano messo le proprie sostanze a servizio del Signore.

La scena del mattino di Pasqua la ritrae così: sola, mentre se ne va al sepolcro quando è l’alba. Solamente con il suo olio, quello che ha preparato per finire il rito dell’unzione del Signore interrotto per via della festa. Non si preoccupa delle cose concrete, non si preoccupa di come aprirà il sepolcro, non si preoccupa di ciò che comporterà il suo gesto. Ella và per amore. La sua devozione, il suo rispetto, il suo amore per il Signore sono tutti condensati in quel cammino solitario, con un vaso di olio, verso una tomba.

È per questo suo atto di amore che viene ricompensata: ella “merita”, per così dire, di vedere per primo il Signore risorto. Dapprima non lo riconosce, come abbiamo sentito, anzi, nella sua tristezza, si dispone ad un compito che non potrebbe mai fare: andare a prendere il corpo di un morto. Come fare, da sola? Come sopportare il suo peso? Dove portarlo senza essere vista? È solo nel sentirsi chiamata per nome che questi pensieri di morte lasciano spazio ad una gioia mai provata, ad uno stupore autentico e reale, anche, se cogliamo, velato da una paura: quella di vedere colui che si credeva morto, vivo, risorto, presente, come quando era in vita. Tanto che Maria, voltatasi verso di lui, si rivolge a Lui con il tono del colloquio e con il vezzeggiativo “rabbunì!”.

A lei, donna e sola, viene affidato un compito: “andare dai fratelli” per dire loro che Cristo è risorto. Anche questo è strano: una donna non poteva essere testimone, la sua parola non valeva nulla, figuriamoci quella di una donna che aveva avuto il suo passato! Tantomeno, poi, su una questione così delicata! Eppure è proprio a lei che tocca questo compito e sarà lei a trascinare i discepoli verso quella tomba vuota che sarà, d’ora in poi, il centro della storia, il centro del tempo, il centro del mondo.

È questa la storia di Maria di Magdala, una donna che ama il Signore e che, per prima, lo vede risorto!

Carissimi fedeli della “Pasqua minore”

Carissimi che ci avete seguito, ascoltato, visto sui vostri schermi in questa lunga quaresima e in questi riti mesti della settimana santa, vorrei che anche noi assaporassimo un po’ la gioia, lo stupore, il desiderio di vivere e di comunicare il vangelo di Maria di Magdala.

Anche noi, questa mattina, siamo un po’ come lei, anzi, noi nemmeno possiamo andare mesti ad un sepolcro. Siamo lì, confinati nelle nostre case, come da settimane. Siamo lì, qualcuno con i propri affetti, la propria famiglia, qualcuno da solo, penso agli anziani, qualcuno lontano da casa perché bloccato da mesi altrove, ma penso anche alle nostre badanti, venute per assistere e per lavorare da noi. Siamo mesti anche perchè non potremo vivere quei ritrovi abituali del giorno di Pasqua, quelle uscite magari anche già programmate, quelle “tradizioni” che, sebbene non importanti, fanno parte di quel patrimonio di vita che abbiamo costruito in ogni famiglia.

Alcuni di voi, poi, sono mesti perché manca qualcuno, perché per questa malattia o per altre cause, qualcuno non è più tra noi ed è mancata ancora la possibilità di celebrare una Messa di suffragio, un conforto di fede, così come pure a noi è perfino impedito di andare ai sepolcri dei nostri cari, a piangere su una tomba, a portare un fiore di ricordo. Penso alle molte famiglie che stanno vivendo l’attualità drammatica di questa situazione.

Altri ancora, vivono separati negli affetti: qualcuno di voi ha ancora qualche parente stretto, qualche famigliare in ospedale o in quarantena.

Ci manca la possibilità di fare quello che fece la Maddalena, la possibilità di toccare, di abbracciarsi, di stringersi, di guardarsi in faccia…

Eppure io credo che qualcosa della Maddalena dobbiamo proprio trattenere per noi, se non vogliamo che questa Pasqua “minore nei riti” non diventi una “Pasqua minore dello Spirito”.

Impariamo dalla Maddalena il gusto di stare in una fraternità. Maria di Magdala esce e rientra nel cenacolo, dove ci sono gli altri che la attendono e che la ascoltano. Pasqua ha necessariamente bisogno di una fraternità. Oggi sia quella minima della famiglia, o della vicinanza che potremo esprimere con una telefonata per chi è rimasto solo. Impariamo, però, che tra i valori della Pasqua c’è anche questo imprescindibile far parte di una comunità che ama, loda, prega, cerca il Signore. Viviamo, allora, il desiderio di “fare Pasqua” il più presto possibile in una comunità che si ritrova. Esprimiamo il proposito di valorizzare meglio, per il futuro, quella trama di relazioni che è essenziale alla nostra vita. Confidiamo a Dio il proposito di curare meglio quelle relazioni che sono il cuore ed anche il gusto della vita.

Impariamo dalla Maddalena il gusto di vivere gesti autentici. Maria di Magdala cerca di trattenere il Signore, abbracciandogli i piedi. Quante volte abbiamo sprecato l’importanza di un gesto che potrebbe essere, addirittura, sacro. Impariamo a valorizzare ciò che ora ci manca, impariamo ad essere al tempo stesso più sobri nell’esprimere i nostri affetti e, contemporaneamente, più ricchi di gesti di prossimità e di amore. Si tratterà di discernere come viverli, ma ricordiamo ed impariamo che il cristiano adulto nella fede, sa anche compiere questo discernimento e sa vivere questa sobria ricchezza.

Impariamo dalla Maddalena il gusto di stare in dialogo con il Signore Gesù. Maria di Magdala non si vergogna di chiamare Gesù con il titolo di Maestro. La confidenza, l’affetto e la gioia del sentire la sua voce la porta ad esprimersi come è capace. Anche noi tutti, carissimi, in questa Pasqua così strana e così diversa dal solito, esprimiamoci con il Signore come siamo capaci, con quel colloquio personale, intimo che è la realtà più sentita che possiamo vivere. Questa Pasqua non sia conclusa solo in un rito sentito dal divano, in un pranzo più curato del solito, in qualche chiacchiera con qualcuno. Piuttosto sia dedicata ad una preghiera intima, personale, spontanea… Senza questo non c’è Pasqua.

Impariamo dalla Maddalena il gusto di assaporare la vita. Maria di Magdala ci insegna anche questo e, allora, benediciamo il Signore per la vita, per la salute, perché siamo ancora qui, distanti ma insieme. Ringraziamolo per i benefici di questo tempo così diverso dal solito, ricco anche di cose buone e non solo di fatiche. Ringraziamo il Signore che, probabilmente, ci sta dicendo che solo dove cambia la vita Lui è presente. Solo dove trionfa l’amore, Lui è costantemente presente. Solo dove ci sono vite che risorgono, Lui ne è l’artefice, il sostegno, la guida, il fine. Impariamo tutti, da questa Pasqua minore, a rivitalizzare la nostra fede, a cambiare la nostra coscienza, a ri-deciderci per Cristo, a riprendere in mano seriamente quei valori che vengono dal Vangelo e che ci chiedono di cambiare molte cose della vita, non per un fioretto, ma per sempre! Allora sì questa Pasqua non sarà ricordata solo per l’assenza dei riti, ma sarà ricordata come Pasqua maggiore nella fede! Ed è questo quello che vi auguro!

Sia lodato Gesù Cristo!

2020-04-13T00:24:14+02:00