Mercoledì 12 aprile

Settimana in albis – mercoledì 

La spiritualità di questo giorno 

Gli uomini

La Parola di questo giorno

LETTURA At 5, 12-21a
Lettura degli Atti degli Apostoli

In quei giorni. Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti. Si levò allora il sommo sacerdote con tutti quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducei, pieni di gelosia, e, presi gli apostoli, li gettarono nella prigione pubblica. Ma, durante la notte, un angelo del Signore aprì le porte del carcere, li condusse fuori e disse: «Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita». Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.

SALMO Sal 33 (34)

Liberaci, Signore, da ogni paura.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. R

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia. R

EPISTOLA Rm 6, 3-11
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione. Lo sappiamo: l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è liberato dal peccato. Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.

VANGELO Lc 24, 13-35
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quello stesso giorno due discepoli del Signore Gesù erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Vangelo

Anche gli uomini sulla scena degli incontri! È bello che i Vangeli di questi giorni continuino a proporci incontri diversi, testimonianze diverse, modi di riflettere sul medesimo mistero che, appunto, sono diversi.

Il cuore di questo Vangelo, dall’intensità unica, è proprio un insegnamento che educa a capire come gli eventi possono essere giudicati in modo diverso da coloro che hanno fede e da coloro che non hanno fede. Prendiamo Cleopa. È, forse lo ricorderete, lo zio di Gesù, è il fratello di San Giuseppe. Uno di famiglia. Uno che ha creduto. Uno che aveva fede anche prima del Signore e che si è lasciato coinvolgere nella rivelazione che il Signore ha fatto. Oltretutto ci sono di mezzo legami di famiglia di non poca importanza. Insomma, un uomo che ha, da sempre, avuto fede. Sa di essere un uomo esposto, al pari di altri discepoli. Non è un apostolo, ma è uno che è stato con il Signore, uno che ha condiviso la sua vita, uno che ha fatto di tutto per essere al suo fianco. È chiaro che, ora, sia uno dei ricercati principali. Discepolo e parente. Un insieme di cose che lo espongono ad un pericolo che Cleopa, saggiamente, cerca di fuggire, in compagnia di un altro discepolo che non sappiamo chi sia. Quest’uomo di fede, quest’uomo che conosce i profeti, quest’uomo che ha sentito parlare Cristo stesso della sua risurrezione, rimane preso, imbrigliato, oppresso dalle cose che sono successe, tanto da non capire più quello che sta vivendo. Egli cita perfettamente le Scritture, ricostruisce al misterioso viandante la storia che lo riguarda da vicino. Sa tutto, eppure, come dice San Luca, i suoi occhi sono incapaci di dare un senso a quello che dice e, soprattutto, di riconoscere il Signore che ha lì, di fianco a sé, lui che non solo è stato con Gesù, ma che ne è addirittura parente.

Quando cambia modo di vedere le cose? Quando cambia modo di affrontare la storia? Solamente quando, di nuovo, insieme con quell’altro discepolo che lo sta accompagnando, viene coinvolto nella “frazione del pane”. Potremmo dire solo quando Gesù ripete il gesto del cenacolo che è l’Eucarestia.  Non è il sapere le cose che permette a Cleopa di incontrare Gesù risorto, ma è il vedere quel gesto nel quale Cristo ha voluto esprimere la sua presenza e il suo essere, nella storia, a fianco di ogni uomo, di ogni donna, che ripeterà, nel suo nome, quel gesto. È la celebrazione della cena del Signore che permette non solo di vedere le cose in modo diverso ma, soprattutto, di vivere in modo diverso. Cleopa e il suo amico ritorneranno sui loro passi, torneranno a Gerusalemme, staranno di nuovo in compagnia gli uni degli altri, ripeteranno quel gesto che, pian piano, permetterà alle loro coscienze di vivere meglio ciò che stanno vivendo. Sarà la forza di quel cibo misterioso, di quel pane degli angeli donato agli uomini a far continuare il loro cammino non più ripiegati su loro stessi, ma pieni di slancio e di gioia nell’affrontare le cose della vita.

Il nostro cammino di fede

Credo che anche a noi venga detta la stessa cosa. A noi che viviamo in tutt’altra epoca storica, a noi che siamo alle prese con moltissime tristezze dell’uomo, viene detto di fare esperienza del Risorto tramite l’Eucarestia. A noi è chiesto di fare in modo che la Santa Eucarestia sia da un lato il luogo nel quale rileggere le Scritture, dall’altro il luogo dove incontrare la presenza di Cristo risorto.

Il luogo dove leggere le Scritture: non basta sapere le cose, non basta avere letto i testi sacri, non basta avere una minima conoscenza del Vangelo per assaporare la bellezza, la novità, la forza della Pasqua. Occorre molto di più! Occorre la presenza di Cristo stesso! Presenza che si ha solo nel Sacramento. Ecco perché una lettura fruttuosa ed approfondita delle Scritture non può che venire nella celebrazione eucaristica dove il Cristo è presente come persona, come Signore risorto, non come storia che leggiamo, di qualcuno che è ormai lontano nel tempo.

In secondo luogo, l’Eucarestia è il luogo stesso della presenza di Cristo. È qui che noi possiamo realmente ripetere l’esperienza di Cleopa e di quell’altro discepolo. È qui che noi possiamo ripetere l’esperienza di quella presenza che non solo insegna, non solo permette di capire, ma diventa forza, sostegno, richiamo…

Credo che la proposta che viene fatta a noi in questo giorno è fondamentale per il nostro cammino di fede. Chiediamo al Signore la forza e la grazia di vivere bene questo richiamo, perché è in questo tempo pasquale che dobbiamo celebrare con lievito rinnovato, con fervore, quel Sacramento che è presenza, forza, sostegno, accompagnamento. Senza questo, la Pasqua rimane solo una cosa che sappiamo, di cui abbiamo letto, ma della quale non riusciamo a percepire la portata.

Intenzioni di preghiera

Chiediamo insieme questa grazia, chiediamo al Signore, proprio noi che siamo qui a celebrare questo Sacramento, di poter sperimentare questa presenza, che è illuminazione, che è forza, che è unione con il Risorto. Chiediamo con forza questa grazia, perché impariamo tutti sempre più a dare all’Eucarestia quello spazio che è necessario che abbia. Soprattutto in questo anno che continuiamo a dedicare alla preghiera, chiediamo di essere sempre più persuasi della fondamentalità del Sacramento per vivere bene la nostra fede. Il Signore che ci accompagna da vicino in questo itinerario dell’anima che è la nostra vita di fede, continui a svelarsi a noi come Colui che dona forza e vigore ai nostri giorni.

2023-04-11T16:06:28+02:00