Martedì 12 maggio

Settimana della quinta domenica di Pasqua – Martedì

Vangelo

Gv 10, 31-42
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. Il Signore Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.

Il vangelo di oggi, pur nella sua complessità, ci aiuta a considerare il tema che il nostro Vescovo ci chiede di vivere in questo tempo pasquale.

Vediamo chiaramente due opposte fazioni. Da un lato ci sono persone che non hanno certo a cuore la fede e che sanno solo raccogliere pietre per scagliarle contro Gesù, ritenuto un avversario da abbattere. Dall’altro lato, tuttavia, ci sono uomini che sanno ascoltare e che sanno mettersi alla sequela di Gesù, partendo anche dalle parole di Giovanni il Battista. Ci sono persone che, ricordando la Scrittura antica e la profezia di Giovanni, si dispongono a credere. Persone che comprendono quello che dice Gesù, e cioè che la “parola di Dio non può essere annullata”. Sono quelle persone che, oltre a seguire Gesù, si dispongono a credere in Lui.

Potremmo dire che la meditazione costante della Scrittura, il ricordo costante di ciò che essa insegna, permettono a costoro di aderire al Signore, di motivare sempre  la propria fede.

Atti

At 22, 23-30
Lettura degli Atti degli Apostoli

In quei giorni. Poiché i Giudei continuavano a urlare, a gettare via i mantelli e a lanciare polvere in aria, il comandante fece portare Paolo nella fortezza, ordinando di interrogarlo a colpi di flagello, per sapere perché mai gli gridassero contro in quel modo. Ma quando l’ebbero disteso per flagellarlo, Paolo disse al centurione che stava lì: «Avete il diritto di flagellare uno che è cittadino romano e non ancora giudicato?». Udito ciò, il centurione si recò dal comandante ad avvertirlo: «Che cosa stai per fare? Quell’uomo è un romano!». Allora il comandante si recò da Paolo e gli domandò: «Dimmi, tu sei romano?». Rispose: «Sì». Replicò il comandante: «Io, questa cittadinanza l’ho acquistata a caro prezzo». Paolo disse: «Io, invece, lo sono di nascita!». E subito si allontanarono da lui quelli che stavano per interrogarlo. Anche il comandante ebbe paura, rendendosi conto che era romano e che lui lo aveva messo in catene. Il giorno seguente, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio; fece condurre giù Paolo e lo fece comparire davanti a loro.

Rileggendo gli atti diremmo: i casi della vita! Certo avrebbe potuto andare molto  male per san Paolo, quel giorno, se non avesse giocato quella carta speciale che, di fatto, lo ha salvato dalla flagellazione: essere romano. “Romano di nascita”, come diceva Paolo stesso, cosa che impressiona molto chi, invece, romano lo era diventato nel corso della vita, con i propri meriti ma anche dovendo faticare per diventarlo. È questa carta che permette a Paolo di avere un trattamento di riguardo, come avrà sempre, fino alla fine della vita, lui che verrà martirizzato non in modo infame, come era già accaduto per altri apostoli, ma per decapitazione, come si conviene ad un cittadino romano. Sono “i casi della vita” che Dio ha predisposto perché la Parola possa continuare la sua corsa nel mondo. Certo non salvano San Paolo dalle difficoltà, come vedremo anche nel proseguimento di questa pagina, ma permettono all’apostolo non solo di conquistare tempo ma anche di avere pulpiti particolari per la sua predicazione. Coloro che avrebbero voluto fermarlo, creano, inconsapevolmente, ampie risonanze proprio per quella parola che volevano spegnere.

Ad Jesum per Mariam:

Anche oggi vogliamo concludere la nostra riflessione pensando a Maria e citerei questa litania:

  • Domus aurea: noi diciamo che Maria è come una casa d’oro. Evidentemente il riferimento è alla sua Verginità, nella quale ha concepito il Signore. È questa la casa d’oro che offre al Signore quando viene al mondo. Noi possiamo però applicare alla chiesa questo stesso concetto. Anche nella persecuzione, anche nella difficoltà, anche quando cercano di azzittirla, la Chiesa è sempre una casa d’oro dove può trovare rifugio chiunque accolga la rivelazione di Dio.
  • Regina Confessorum: Maria è il costante riferimento di coloro che confessano la fede. Noi vediamo questo atteggiamento brillare in San Paolo, che, infatti, confessa la fede senza alcuna remora, senza alcun problema, senza alcuna esitazione.

Anche per noi valgono queste raccomandazioni. Anche noi siamo costantemente richiamati, dalla Parola di Dio di ogni giorno, ad avere nel cuore la parola che salva e a lasciare che questa parola generi in noi la salvezza eterna. Chiediamo anche noi la grazia di essere confessori della fede, per riuscire a dare prova buona di ciò che abbiamo nel cuore.

2020-05-08T16:40:40+02:00