Mercoledì 12 agosto

Settimana della decima domenica dopo Pentecoste – Mercoledì

Per vivere il triduo.

Vogliamo dedicare queste prossime tre sere a Maria, per vivere quel triduo in preparazione della festa dell’Assunta che meglio ci aiuterà a comprendere e a vivere questa festa di mezzo all’estate che ci riporta alla Vergine Santa. Riassumerei le scritture con questo slogan: “vedere lo splendore degli uomini per vedere lo splendore di Dio”.

Cronache

2Cr 8, 17 – 9, 12
Lettura del secondo libro delle Cronache

In quei giorni. [Salomone andò a Esion-Ghèber e a Elat, sulla riva del mare, nel territorio di Edom. Curam per mezzo dei suoi marinai gli mandò alcune navi e uomini esperti del mare. Costoro, insieme con i marinai di Salomone, andarono a Ofir e di là presero quattrocentocinquanta talenti d’oro e li portarono al re Salomone.] La regina di Saba, sentita la fama di Salomone, venne a Gerusalemme per metterlo alla prova con enigmi. Arrivò con un corteo molto numeroso, con cammelli carichi di aromi, d’oro in quantità e di pietre preziose. Si presentò a Salomone e gli parlò di tutto quello che aveva nel suo cuore. Salomone le chiarì tutto quanto ella gli diceva; non ci fu parola tanto nascosta a Salomone che egli non potesse spiegarle. La regina di Saba, quando vide la sapienza di Salomone, la reggia che egli aveva costruito, i cibi della sua tavola, il modo ordinato di sedere dei suoi servi, il servizio dei suoi domestici e le loro vesti, i suoi coppieri e le loro vesti, gli olocausti che egli offriva nel tempio del Signore, rimase senza respiro. Quindi disse al re: «Era vero, dunque, quanto avevo sentito nel mio paese sul tuo conto e sulla tua sapienza! Io non credevo a quanto si diceva, finché non sono giunta qui e i miei occhi non hanno visto; ebbene non mi era stata riferita neppure una metà della grandezza della tua sapienza! Tu superi la fama che ne ho udita. Beati i tuoi uomini e beati questi tuoi servi, che stanno sempre alla tua presenza e ascoltano la tua sapienza! Sia benedetto il Signore, tuo Dio, che si è compiaciuto di te così da collocarti sul suo trono come re per il Signore tuo Dio. Poiché il tuo Dio ama Israele e intende renderlo stabile per sempre, ti ha posto su di loro come re per esercitare il diritto e la giustizia». [Ella diede al re centoventi talenti d’oro, aromi in gran quantità e pietre preziose. Non ci furono mai tanti aromi come quelli che la regina di Saba diede al re Salomone. Inoltre gli uomini di Curam e quelli di Salomone, che portavano oro da Ofir, recarono legno di sandalo e pietre preziose. Con il legname di sandalo il re fece le scale per il tempio del Signore e per la reggia, cetre e arpe per i cantori; strumenti simili non erano mai stati visti nella terra di Giuda. Il re Salomone diede alla regina di Saba quanto lei desiderava e aveva domandato, oltre l’equivalente di quanto aveva portato al re. Quindi ella si mise in viaggio e tornò nel suo paese con i suoi servi.]

Lo splendore degli uomini è quello che ci viene narrato nella prima lettura. È lo splendore della corte di Salomone che, come pare, non aveva pari in tutto il mondo antico. La regina di Saba, venuta dall’Africa, vide lo splendore di questa corte, lei che non era da meno(!), e lodò quello splendore unico, irripetibile, da lasciare a bocca aperta. Lo splendore della corte è poi rifuso nello splendore del tempio e la Regina di Saba comprende che c’è un legame unico, misterioso, difficilmente comprensibile tra lo splendore di quel regno e lo splendore del tempio. Anzi, la regina di Saba comprende che qualcosa dello splendore di Dio che si riflette nel tempio di Israele investe anche la vita del re, che, per sapienza, sorpassa qualsiasi uomo. Nello splendore dell’uomo, quindi, si contempla qualcosa dello splendore di Dio.

Vangelo

Lc 11, 31-36
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva alle folle: «Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona. Nessuno accende una lampada e poi la mette in un luogo nascosto o sotto il moggio, ma sul candelabro, perché chi entra veda la luce. La lampada del corpo è il tuo occhio. Quando il tuo occhio è semplice, anche tutto il tuo corpo è luminoso; ma se è cattivo, anche il tuo corpo è tenebroso. Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Se dunque il tuo corpo è tutto luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre, sarà tutto nella luce, come quando la lampada ti illumina con il suo fulgore».

Lo stesso pensiero ci viene offerto dal Vangelo. Con una differenza. Qui non c’è nulla dello splendore della corte di Salomone. Rimane, nella Gerusalemme del tempo di Gesù, lo splendore del tempio, riedificato sullo schema di quello di Salomone e abbellito da Erode. La persona di Gesù non si presenta con quel fasto, con quella corte che aveva Salomone, anzi, al contrario, lui stesso si presenta come uomo umile che si fa accompagnare da persone umili, pescatori del lago, donne dei villaggi… Eppure la parola di Gesù non ha paragoni rispetto a quella già perfettamente sapiente di Salomone. Se quella Parola era già ritenuta eccezionale presso gli uomini, molto di più lo è quella di Gesù, che richiama alla memoria la parola del grande Re, ma la supera da ogni parte.

Gesù, poi, dice che qualcosa di questa sapienza può essere in ogni uomo. Se l’occhio lascia entrare nella mente e nel cuore esempi di bene, segni di bontà, se l’occhio riesce a contemplare gli esempi di sapienza che si vedono, ecco, tutto diventa un invito ad essere sapienti, ad essere buoni. Insomma, potremmo dire che i segni di intelligenza, sapienza, bellezza che si vedono presso gli uomini fanno percepire qualcosa dello splendore di Dio e rimandano a Colui dal quale tutto proviene e al quale tutto ritorna.

Per noi.

Se queste cose valgono per gli uomini, a maggior ragione valgono per Maria. Maria è lo splendore di Dio presso l’umanità, richiamo a quel Dio da cui proviene ogni bene e ogni intelligenza.

Maria è lo splendore nella sua persona: il tempio della Verginità che noi contempliamo ed esaltiamo come Madre del Redentore.

Maria è lo splendore dell’umiltà, lei che riceve dall’Angelo Gabriele la chiamata ad essere la più splendente tra le donne.

Maria è la perfezione della fede e il modello di ogni credente.

Maria è lo splendore della vita umana, dal momento che noi la contempliamo già assunta in cielo in anima e corpo, come faremo nella messa di Sabato, giorno proprio di questa celebrazione.

Dallo splendore della creazione, lasciamoci sospingere alla contemplazione dello splendore di Maria per passare, poi, alla contemplazione dello splendore di Dio. Solo così ci sentiremo attratti da quella vita eterna alla quale siamo tutti diretti.

2020-08-07T09:41:56+02:00