Giovedì 13 agosto

Settimana della decima domenica dopo Pentecoste – Giovedì

Cronache

2Cr 9, 13-31
Lettura del secondo libro delle Cronache

[Il peso dell’oro che giungeva a Salomone ogni anno era di seicentosessantasei talenti d’oro, senza contare quanto ne proveniva dai mercanti e dai commercianti; tutti i re dell’Arabia e i governatori della regione portavano a Salomone oro e argento. Il re Salomone fece duecento scudi grandi d’oro battuto, per ognuno dei quali adoperò seicento sicli d’oro battuto, e trecento scudi piccoli d’oro battuto, per ognuno dei quali adoperò trecento sicli d’oro. Il re li collocò nel palazzo della Foresta del Libano. Inoltre, il re fece un grande trono d’avorio, che rivestì d’oro puro. Il trono aveva sei gradini e uno sgabello d’oro. Vi erano braccioli da una parte e dall’altra del sedile e due leoni che stavano a fianco dei braccioli. Dodici leoni si ergevano di qua e di là, sui sei gradini; una cosa simile non si era mai fatta in nessun regno. Tutti i vasi per le bevande del re Salomone erano d’oro, tutti gli arredi del palazzo della Foresta del Libano erano d’oro fino; nessuno era in argento, perché ai giorni di Salomone non valeva nulla. Difatti le navi del re andavano a Tarsis, guidate dai marinai di Curam; ogni tre anni le navi di Tarsis arrivavano portando oro, argento, zanne d’elefante, scimmie e pavoni.] Il re Salomone fu più grande, per ricchezza e sapienza, di tutti i re della terra. Tutti i re della terra cercavano il volto di Salomone, per ascoltare la sapienza che Dio aveva messo nel suo cuore. Ognuno gli portava, ogni anno, il proprio tributo, oggetti d’argento e oggetti d’oro, vesti, armi, aromi, cavalli e muli. Salomone aveva quattromila stalle per i suoi cavalli e i suoi carri e dodicimila cavalli da sella, distribuiti nelle città per i carri e presso il re a Gerusalemme. Egli dominava su tutti i re, dal Fiume alla regione dei Filistei e al confine con l’Egitto. Il re fece sì che a Gerusalemme l’argento abbondasse come le pietre e rese il legname di cedro tanto comune quanto i sicomòri che crescono nella Sefela. Da Musri e da tutti i paesi si importavano cavalli per Salomone. Le altre gesta di Salomone, dalle prime alle ultime, non sono forse descritte negli atti del profeta Natan, nella profezia di Achia di Silo e nelle visioni del veggente Iedo riguardo a Geroboamo, figlio di Nebat? Salomone regnò a Gerusalemme su tutto Israele quarant’anni. Salomone si addormentò con i suoi padri e lo seppellirono nella Città di Davide, suo padre; al suo posto divenne re suo figlio Roboamo.

In questo secondo giorno del Triduo che vogliamo compiere in onore della Madonna Assunta, leggiamo queste scritture un poco complesse. Soprattutto la prima lettura ci sembra un resoconto proprio da cronaca, un resoconto di quello che Salomone fece, disse, costituì… Insomma, pare che ci interessi proprio poco sapere quanto era vasto, potente, splendente il regno di Salomone! Credo che sia così davvero per tutti! Però dovremmo chiederci: perché leggiamo una Parola di Dio di questo genere? Perché leggiamo una Parola di Dio che sembra un resoconto di cronaca? Il motivo è semplice: il libro delle cronache vuole semplicemente dirci cosa accadde a Salomone dal momento che egli seppe dare importanza a quella voce di Dio che risuonava dentro di lui. Se Salomone ha fatto tutto questo, lo ha fatto perché Dio ha parlato a Salomone in modo del tutto straordinario.

Vangelo

Lc 11, 37-44
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro. Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».

Realtà che ci viene suggerita anche dalla lettura del Vangelo. Il Signore, infatti, guarda il cuore dell’uomo e si compiace dove trova persone in grado di corrispondere alla sua voce, a quella voce che parla nel segreto. Non la legge, ben espressa nelle pratiche rituali di Israele, come fare le abluzioni e pagare le tasse sulle minuzie, salva l’anima. Piuttosto si salva quell’anima che trova il suo compiacimento nel Signore, quell’anima che è capace di seguire il Signore nelle diverse cose della vita, quell’anima che cerca Dio con cuore sincero. Ancora Gesù specifica che non è la ricerca dei primi posti che rende giusti o santi, ma solo l’umiltà con la quale si può compiere ogni cosa della vita che rende giusti presso il Signore.

Per noi

Credo che anche per questo secondo giorno del Triduo abbiamo ricevuto la “lezione” che meglio si addice a ricordare la Vergine Maria in questa preghiera estiva. L’esempio più forte e più chiaro di umiltà che possiamo vedere è proprio quello di Maria. Lei la donna che non cerca i primi posti; lei che, pur meritandolo, non ha mai cercato di apparire su alcuna scena, lasciando il primato a suo Figlio; lei la donna certo della giustizia, del rispetto della tradizione, eppure la donna della novità, colei che ha lasciato che la sua fede ebraica prendesse una svolta e un nuovo significato proprio partendo dalla custodia di quella Parola che aveva ricevuto in sé e che aveva generato per il mondo. Lei, la donna che ha curato non il suo esterno ma il suo interno, la sua anima, il suo cuore, perché rimanesse sempre puro, pronto a custodire i segreti di Dio. Lei che rimane come un punto di riferimento costante per i giorni della nostra esistenza, per vivere ad imitazione sua.

  • Noi come viviamo?
  • Cosa cerchiamo?
  • Che immagine di Dio costruiamo ogni giorno dentro di noi?

Credo che si possa proprio dire di noi che ricerchiamo i primi posti nelle piazze, reali o virtuali che siano. Noi cerchiamo la visibilità, l’apparenza, la notorietà. Noi siamo quelli che si attengono a qualche tradizione che ha trovato posto nella nostra mente ma che, spesso, non leghiamo poi ad alcun atto del cuore. Siamo noi quelli che vivono apparentemente in modo conforme al Vangelo ma, poi, coviamo propositi seriamente contrari a quello che la fede ci chiede e ci suggerisce.

Noi abbiamo bisogno di guardare a Maria, noi abbiamo bisogno di invocare Maria. Noi abbiamo bisogno di sentire tutta la sua protezione, se vogliamo essere meritevoli di avere in premio anche la sua sorte.

Chiediamo questa grazia per sua intercessione, in questo secondo giorno del Triduo, perché impariamo sempre più ad imitare quella saggezza della Vergine che, sola, salva l’anima.

2020-08-07T09:47:07+02:00