lunedì 12 dicembre

Settimana della 5 domenica di Avvento – lunedì 

La spiritualità di Avvento per questo giorno

Entriamo in questa settimana diversa dalle altre: leggeremo i profeti solo fino a giovedì. Inizieremo poi, con la memoria dell’annuncio a San Giuseppe e con le ferie prenatalizie, l’ultima parte di preparazione al Santo Natale.

La Parola di Dio per questo giorno

GEREMIA 24, 1-7
Lettura del profeta Geremia

In quei giorni. Il Signore mi mostrò due canestri di fichi posti davanti al tempio del Signore, dopo che Nabucodònosor, re di Babilonia, aveva deportato da Gerusalemme Ieconia, figlio di Ioiakìm, re di Giuda, i capi di Giuda, gli artigiani e i fabbri e li aveva condotti a Babilonia. Un canestro era pieno di fichi molto buoni, come i fichi primaticci, mentre l’altro canestro era pieno di fichi cattivi, così cattivi che non si potevano mangiare. Il Signore mi disse: «Che cosa vedi, Geremia?». Risposi: «Dei fichi; i fichi buoni sono molto buoni, quelli cattivi sono molto cattivi, tanto che non si possono mangiare». Allora mi fu rivolta questa parola del Signore: «Così dice il Signore, Dio d’Israele: Come si trattano con riguardo i fichi buoni, così io tratterò i deportati di Giuda che ho mandato da questo luogo nel paese dei Caldei. Poserò lo sguardo su di loro per il loro bene; li ricondurrò in questo paese, li edificherò e non li abbatterò, li pianterò e non li sradicherò mai più. Darò loro un cuore per conoscermi, perché io sono il Signore; saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio, se torneranno a me con tutto il cuore».

SALMO Sal 105 (106)

Benedetto il Signore, Dio d’Israele.

Egli vide la loro angustia,
quando udì il loro grido.
Si ricordò della sua alleanza con loro
e si mosse a compassione, per il suo grande amore. R

Salvaci, Signore Dio nostro,
radunaci dalle genti,
perché ringraziamo il tuo nome santo:
lodarti sarà la nostra gloria. R

Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
da sempre e per sempre. R

PROFETI Zc 11, 4-13
Lettura del profeta Zaccaria

In quei giorni. Zaccaria disse: «Così parla il Signore, mio Dio: “Pascola quelle pecore da macello che i compratori sgozzano impunemente e di cui i venditori dicono: ‘Sia benedetto il Signore, mi sono arricchito’, e i loro pastori non ne hanno pietà. Neppure io perdonerò agli abitanti del paese. Oracolo del Signore. Ecco, io abbandonerò gli uomini ognuno in balìa del suo vicino e del suo re, perché devastino il paese, e non mi curerò di liberarli dalle loro mani”. Io dunque mi misi a pascolare le pecore da macello per conto dei mercanti di pecore. Presi due bastoni: uno lo chiamai Benevolenza e l’altro Unione, e condussi al pascolo le pecore. Nel volgere di un solo mese eliminai tre pastori. Ma io mi irritai contro di esse, perché anch’esse mi detestavano. Perciò io dissi: “Non sarò più il vostro pastore. Chi vuole morire muoia, chi vuole perire perisca, quelle che rimangono si divorino pure fra loro!”. Presi il bastone chiamato Benevolenza e lo spezzai: ruppi così l’alleanza da me stabilita con tutti i popoli. Lo ruppi in quel medesimo giorno; i mercanti di pecore che mi osservavano, riconobbero che quello era l’ordine del Signore. Poi dissi loro: “Se vi pare giusto, datemi la mia paga; se no, lasciate stare”. Essi allora pesarono trenta sicli d’argento come mia paga. Ma il Signore mi disse: “Porta al fonditore questa grandiosa somma, con cui sono stato da loro valutato!”. Io presi i trenta sicli d’argento e li portai al fonditore della casa del Signore».

VANGELO Mt 21, 33-46
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai capi dei sacerdoti ed agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

Geremia

Anche oggi un’immagine eloquente: i cesti di fichi. Un cesto di fichi, dice il profeta, è molto buono, i fichi migliori che si possano mangiare e un cesto è di fichi molto cattivi, anzi, immangiabili. I fichi buoni rappresentano la parte migliore di Israele, quella parte che merita l’intervento di Dio a suo favore. “Se ritorneranno a me con tutto il cuore…”, diceva il profeta, Dio li tratterà in modo tale da tornare a farli essere il “suo” popolo. Ancora una volta il profeta insiste moltissimo sul discriminante della fede. È la fede professata rettamente, è la fede che si incarna nelle opere di ogni giorno che rende un’anima gradita a Dio. Con questa parola di speranza il profeta intende sostenere il cammino di tutti coloro che stanno per ripartire, riprendendo seriamente in mano la propria fede. È una parola di luce, è una parola di speranza, è una parola di fede.

Zaccaria

Il profeta Zaccaria ha un’immagine terribile. Ogni pastore ama il suo gregge, lo cura, lo nutre, lo preserva dai pericoli. Eppure, dice il profeta, c’è anche chi, per forza di cose, deve solamente custodire “pecore da macello”. Pecore che faranno una brutta fine. Il profeta, di per sé, ha in mente le innumerevoli pecore che venivano allevate per essere poi condotte al sacrificio in onore di Dio, come era tipico di Israele in quel tempo. Non così il profeta che, invece, si paragona ad un pastore buono. Il suo bastone è chiamato “benevolenza”, proprio per dire con quanta attenzione egli cerca di seguire il gregge. Eppure il popolo non ascolta i richiami del suo profeta – pastore, tanto che egli deve rompere il bastone – benevolenza. Nell’immagine, un’altra immagine fortissima: il profeta viene pagato 30 scicli d’argento, cosa che non può non rimandarci immediatamente alla sorte di Giuda nella vendita del Signore Gesù. Immagini molto complesse che potranno accendere la nostra preghiera in più direzioni.

Vangelo

Il Vangelo è molto noto ed è una delle parabole più forti del Signore. Se la parabola ha, generalmente, un contenuto molto dolce, qui vediamo che è esattamente il contrario. Gesù parla di sé stesso come della pietra angolare che diverrà come una pietra di inciampo per tutti coloro che hanno preteso “possedere” il mistero di Dio. Per tutti coloro che hanno chiuso la via della fede a chi voleva sinceramente trovarla, è predetto un futuro di condanna. La pietra angolare che è il Signore Gesù sarà una pietra che stritolerà coloro che non credono, pur pretendendo di farlo; sarà una pietra che sarà punto di riferimento per il giudizio finale. Il richiamo della parabola è così molto forte: o si accoglie la presenza di Cristo come presenza di bene, come presenza che rimanda a Dio, oppure ci si autocondanna a una lontananza che diviene condanna.

Il nostro cammino alla luce di queste immagini

Le immagini di oggi ci permettono, come dicevo, di pregare in molte direzioni. Tutte però fanno appello alla nostra accoglienza del mistero di Dio. La domanda fondamentale che esse ci vogliono lasciare potrebbe essere così formulata: al di là di tutte le cose, al di là di tutti gli itinerari di fede, al di là di tutte le forme di preghiera, al di là di tutti gli atti di carità che abbiamo come punto di riferimento per la nostra vita, noi stiamo accogliendo il mistero di Dio? Perché questa parola forte che abbiamo ascoltato vale proprio per noi. O noi ci dedichiamo all’accoglienza del Mistero, o tutte le cose rischiano di essere come un cesto di fichi che va a male e diventa immangiabile; o come delle pecore che vengono allevate per il sacrificio a Dio ma, in realtà, sono solo pecore da macello. C’è anche per noi il rischio di ingannarci sul nostro cammino di fede! La quinta settimana di Avvento inizia proprio con un richiamo fortissimo a quello che dobbiamo fare, se vogliamo vivere una preparazione al Natale – o più in generale un cammino di fede – che non sia solamente esteriore, ma davvero porta di accesso al mistero di Dio.

Intenzioni di preghiera

Una prima intenzione di preghiera suggerirei di riservarla a noi. A noi che siamo sensibili ai richiami della liturgia, a noi che non vogliamo lasciare cadere i richiami della fede, è, comunque, sempre possibile ingannarci. Chiediamo al Signore di continuare a vivere il nostro cammino con quella forza che viene da Dio e che solo Lui può suscitare dentro di noi. Chiediamo per noi e per la nostra Chiesa questo dono dello Spirito.

Preghiamo perché possiamo rimettere sempre ogni nostra azione di preghiera nel cuore di Cristo. Anche oggi le Scritture ci hanno detto, con l’immagine dei 30 denari, che senza un costante riferimento a Cristo, senza un costante inserimento in Lui, non andiamo da nessuna parte. Ecco perché la nostra preghiera, per quanto importante, deve sempre inserirsi in quella di Cristo, autore e perfezionatore di ogni cammino di fede.

Infine preghiamo per la Chiesa, perché sappia sempre parlare a nome di Cristo e sappia sempre portare quella parola di speranza che il profeta Geremia ci ha donato. Preghiamo perché la Chiesa sia sempre madre che sa attirare a sé i suoi figli. Preghiamo che ci siano sempre uomini di Dio capaci di attirare a sé il popolo che Dio, sempre, nella storia, si sceglie.

2023-02-03T17:50:59+01:00