Giovedì 13 maggio

Ascensione del Signore

La sapienza dell’Ascensione

Qual è la sapienza dell’Ascensione? In che cosa consiste la sapienza di questa festa che celebriamo?

Atti

At 1, 6-13a
Lettura degli Atti degli Apostoli

In quei giorni. Quelli che erano con lui domandavano a Gesù: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi.

Efesini

Ef 4, 7-13
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

Fratelli, a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

Vangelo

Lc 24, 36b-53
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

La sapienza di Cristo

Anzitutto è la sapienza di Cristo. Cristo, dopo essere Risorto dai morti, con sapienza riprende la guida del cammino dei suoi discepoli. Egli si mostra loro vivo, li raduna in Galilea, più volte si mostra a loro con i segni della passione e prende cibo con loro, così che essi capiscano che Egli è risorto con il suo corpo, eppure appartiene alla dimensione di Dio. Egli compie ciò che sarebbe impossibile compiere se non con una dimensione corporea, e tuttavia non rimane sempre con loro corporalmente. La sapienza di Cristo è quella di chi prima raduna i suoi discepoli in Galilea, perché lo possano di nuovo vedere ed ascoltare, ma, pian piano, li spinge di nuovo verso Gerusalemme, perché è lì, nel medesimo luogo nel quale hanno celebrato l’ultima cena, che riceveranno lo Spirito di Pentecoste che li abiliterà all’annuncio missionario per il mondo.

La sapienza di Cristo è quella di chi raduna i discepoli in un luogo a loro noto, sulla sommità del monte degli ulivi e, proprio da qui, il Signore si innalza verso il cielo, toccando, per l’ultima volta, quella terra che egli aveva santificato con il mistero della sua incarnazione.

La sapienza di Cristo è quella di chi si innalza benedicendo i discepoli, cioè infondendo loro quella fortezza e quel coraggio senza i quali non avrebbero potuto vivere la missione di testimonianza per la quale Cristo stesso li aveva preparati.

La sapienza di Cristo è quella di chi si lascia vedere mentre ascende al cielo e, al tempo stesso, diventa la sapienza di chi rimanda alle cose del mondo e all’urgenza che il mondo ha di conoscere le cose di Dio.

La sapienza dei discepoli

In secondo luogo è la sapienza dei discepoli. È la sapienza di chi si è lasciato condurre per le strade della terra Santa e, ora, è ancora a Gerusalemme, per comprendere gli ultimi eventi della presenza fisica di Cristo nel mondo.

È la sapienza di chi sta a guardare il cielo, per cercare di penetrare il più possibile, con lo sguardo, il cielo nel quale Cristo si immerge.

È la sapienza di chi rimane con i piedi per terra, è la sapienza di chi sa capire le parole che l’Angelo rivolge: “uomini di Galilea, perché rimanete imbambolati a guardare il cielo?”. È la sapienza di chi torna a darsi da fare per le cose di tutti i giorni ma con la consapevolezza che il Cristo è presente, con il suo Spirito, accanto a ciascuno. È la sapienza di chi non teme di stare nella città santa per attendere il compimento della promessa di Cristo, quella che riguardava lo Spirito Santo. È la sapienza di chi sa tornare nel cenacolo, insieme agli altri, per permanere in quell’atteggiamento di preghiera e di attesa che Cristo aveva raccomandato loro.

È, infine, come diceva San Paolo, la sapienza di chi vuole arrivare alla conoscenza perfetta di Cristo, e non si dà pace, non si dà per vinto fino a quando il Signore stesso permetterà che duri il cammino.

Per noi

In che cosa deve consistere, per noi, la sapienza dell’Ascensione? Io credo che debba coincidere proprio con questa sapienza del discepolo che vuole conoscere Cristo. La sapienza dei dodici è la sapienza di chi si è lasciato guidare, è la sapienza di chi non ha messo limiti di nessun genere, è la sapienza di chi ha accettato tutto quello che capitava nella sua esistenza pur di conoscere sempre meglio quel Gesù che aveva seguito nei giorni della sua vita terrena e che aveva cercato di comprendere nella Pasqua, nell’Ascensione, nella Pentecoste. Credo che sia questa la grazia migliore che possiamo chiedere per ciascuno di noi nella festa dell’Ascensione.

Ciascuno ha un suo compito in relazione a questo. Ciascuno ha un suo modo di vedere, di concepire, di interpretare la vita. Ciascuno ha una sua sapienza da seguire, secondo quanto può realizzare. Anche noi abbiamo qualcosa di bello da realizzare. Ciascuno di noi ha un suo compito nella Chiesa e, potremmo anche dire, nella vita del mondo. Per quanto possa essere piccolo il nostro compito, esso non sarà mai insignificante, perché possiamo compierlo solo noi. Il Signore lo sa ed è per questo che il nostro compito è prezioso ai suoi occhi! Cerchiamo di vivere anche noi questa sapienza! Cerchiamo anche noi di essere tra coloro che sanno offrire a Dio la propria partecipazione agli eventi della salvezza, per realizzare quanto Egli ci chiede. Nella sapienza della comunione, come già abbiamo detto nei giorni della Pasqua, c’è tutto ciò che serve per giungere lì dove il Signore ci vuole. Maria, che ha partecipato anche a questo evento della vita di Cristo, ci illumini, ci sostenga, ci guidi, ci permetta di attingere a quella sapienza che è necessario avere se vogliamo vivere, come gli apostoli, nella costante ricerca della conoscenza di Dio.

Il Signore che ascende al cielo ci attiri a sé e ci doni di condividere, con Lui, l’eterna gloria dei santi.

2021-05-06T14:27:22+02:00