Martedì 13 ottobre

Settimana della 7 domenica dopo il martirio – Martedì

Vangelo

Lc 22,67-70
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Gli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi, dissero al Signore Gesù: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono».

La lettura del Vangelo ci mette sempre in contatto con la predicazione di Gesù che si sta svolgendo in modo polemico con i suoi accusatori. È un contesto ostile quello in cui si ode la voce: “se sei il Cristo dillo a noi apertamente”. È la voce di chi ha già deciso di non accettare la rivelazione del Signore Gesù, è la voce ostile di chi parla con livore e con rabbia, è la voce di chi ha già “chiuso” con il Signore e con tutto quello che Egli sta insegnando.

Gesù non si sottrae al dovere di una risposta. Pur in un contesto ostile, egli ancora rivela la sua partecipazione alla vita di Dio, il suo essere nella Trinità, il suo essere il rivelatore del Padre. Sa di non essere ascoltato, sa di non voler essere capito, eppure, con pazienza, Gesù spiega ancora la partecipazione alla vita trinitaria. Questo è il grande mistero di partecipazione che coinvolge il Signore Gesù. Partecipe della vita di Dio, egli viene a rivelare come anche l’uomo, da sempre pensato ad immagine e somiglianza di Dio, è partecipe del medesimo mistero. In questa rivelazione l’insegnamento sulla vita eterna, cioè su quel coinvolgimento effettivo e stabile della vita in Dio che attende ciascuno di noi dopo l’esperienza di questa vita, dopo la presenza di tutti noi in mezzo agli uomini.

Tito

Tt 1,10 – 2,1
Lettera di san Paolo apostolo a Tito

Carissimo, vi sono, soprattutto fra quelli che provengono dalla circoncisione, molti insubordinati, chiacchieroni e ingannatori. A questi tali bisogna chiudere la bocca, perché sconvolgono intere famiglie, insegnando, a scopo di guadagno disonesto, quello che non si deve insegnare. Uno di loro, proprio un loro profeta, ha detto: «I Cretesi sono sempre bugiardi, brutte bestie e fannulloni». Questa testimonianza e vera. Perciò correggili con fermezza, perché vivano sani nella fede e non diano retta a favole giudaiche e a precetti di uomini che rifiutano la verità. Tutto è puro per chi è puro, ma per quelli che sono corrotti e senza fede nulla è puro: sono corrotte la loro mente e la loro coscienza. Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, essendo abominevoli e ribelli e incapaci di fare il bene. Tu però insegna quello che è conforme alla sana dottrina.

L’insegnamento di Paolo è bellissimo ed anche ironico. Da un lato Paolo è davvero disincantato nel suo giudizio: “vi sono molti, che provengono dalla circoncisione, che sono insubordinati, chiacchieroni, ingannatori”. Paolo guarda con occhio cristiano alla Chiesa che è a Creta, ma sa bene quali sono i suoi limiti e non li nasconde. Così pure come non nasconde che la partecipazione al gruppo dei cristiani che provengono dal giudaismo, porta con sé dei pregiudizi che è davvero difficile scardinare.

In secondo luogo, l’apostolo sa insegnare con chiarezza: sapendo che gli ebrei dividono ciò che è puro da ciò che è impuro e che molti, pervenendo alla fede cristiana, non hanno abbandonato uno schema di pensiero a loro tramandato, insiste molto sulla capacità che bisogna acquisire di liberarsi da ogni pregiudizio e da ogni schematismo, ricordando la libertà insegnata dal Signore Gesù. Chi è partecipe della novità evangelica, è partecipe anche di questo insegnamento.

In terzo luogo, San Paolo divide chiaramente il popolo credente tra chi veramente crede e quindi partecipa della vita della chiesa e della rivelazione del volto di Dio e chi, invece, si dice credente ma, in realtà, è superstizioso, o ha paura della fede, o vive una religiosità solo di facciata e fatta di apparenze.

Con molta schiettezza, scrivendo all’amico vescovo, dice: “tu insegna però quello che è conforme alla dottrina”. È un invito a partecipare alla missione della Chiesa rimanendo fedele a ciò che ha imparato e non rimanendo succube di quello che viene detto dalle malelingue che ci sono sempre.

Per noi

Anche per noi valgono questi insegnamenti e credo che anche tutti noi siamo invitati a domandarci:

  • Cosa significa, per me, essere davvero partecipe della vita della Chiesa?
  • Come vedo la mia partecipazione al mistero di salvezza?

Non è escluso, infatti, che anche tra noi vi siano non poche persone superstiziose, credulone, oppure attratte solo da quella religiosità appariscente che vediamo sempre attiva nel nostro mondo. Partecipare alla vita della Chiesa è altra cosa, ci dicono le scritture. La partecipazione alla vita della Chiesa è anche quella che permette di guardare con occhi disincantati alla “sposa di Cristo”, non nascondendo critiche o correzioni, ma sempre con quel rispetto che merita una madre, con quell’amore che merita una sposa, con quella devozione che merita una realtà che è in sé santa.

Chiediamo questa grazia per noi e per tutti, per essere davvero partecipi della vita della chiesa e della sua missione nel giorno d’oggi.

2020-10-09T14:11:45+02:00