Domenica 13 novembre

Tempo di avvento – 1° domenica – La venuta del Signore

Per introdurci

Un anno dedicato alla preghiera. Iniziando l’Avvento, non possiamo non tenere conto di ciò che il vescovo, con insistenza, ci sta chiedendo e cioè che quest’anno sia un anno dedicato alla preghiera. Tutti noi abbiamo domande, perplessità, gioie, difficoltà nel pregare. Sono tutte quelle realtà delle quali cerchiamo di tenere conto nella scuola di preghiera che abbiamo iniziato insieme. Vorrei che oggi ci domandassimo:

  • Cosa ci dicono queste letture a proposito della preghiera?
  • Cosa possiamo fare noi in questo Avvento per pregare meglio?

La Parola di questa domenica

LETTURA Is 51, 4-8
Lettura del profeta Isaia

Così dice il Signore Dio: «Ascoltatemi attenti, o mio popolo; o mia nazione, porgetemi l’orecchio. Poiché da me uscirà la legge, porrò il mio diritto come luce dei popoli. La mia giustizia è vicina, si manifesterà la mia salvezza; le mie braccia governeranno i popoli. In me spereranno le isole, avranno fiducia nel mio braccio. Alzate al cielo i vostri occhi e guardate la terra di sotto, poiché i cieli si dissolveranno come fumo, la terra si logorerà come un vestito e i suoi abitanti moriranno come larve. Ma la mia salvezza durerà per sempre, la mia giustizia non verrà distrutta. Ascoltatemi, esperti della giustizia, popolo che porti nel cuore la mia legge. Non temete l’insulto degli uomini, non vi spaventate per i loro scherni; poiché le tarme li roderanno come una veste e la tignola li roderà come lana, ma la mia giustizia durerà per sempre, la mia salvezza di generazione in generazione».

SALMO Sal 49 (50)

Viene il nostro Dio, viene e si manifesta.

Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente.
Da Sion, bellezza perfetta,
Dio risplende. R

Viene il nostro Dio e non sta in silenzio
davanti a lui un fuoco divorante,
intorno a lui si scatena la tempesta.
Convoca il cielo dall’alto
e la terra per giudicare il suo popolo: R

«Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno stabilito con me l’alleanza
offrendo un sacrificio».
I cieli annunciano la sua giustizia:
è Dio che giudica. R

EPISTOLA 2Ts 2, 1-14
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi

Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti verrà l’apostasia e si rivelerà l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio. Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, io vi dicevo queste cose? E ora voi sapete che cosa lo trattiene perché non si manifesti se non nel suo tempo. Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo colui che finora lo trattiene. Allora l’empio sarà rivelato e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà con lo splendore della sua venuta. La venuta dell’empio avverrà nella potenza di Satana, con ogni specie di miracoli e segni e prodigi menzogneri e con tutte le seduzioni dell’iniquità, a danno di quelli che vanno in rovina perché non accolsero l’amore della verità per essere salvati. Dio perciò manda loro una forza di seduzione, perché essi credano alla menzogna e siano condannati tutti quelli che, invece di credere alla verità, si sono compiaciuti nell’iniquità. Noi però dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, per mezzo dello Spirito santificatore e della fede nella verità. A questo egli vi ha chiamati mediante il nostro Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.

VANGELO Mt 24, 1-31
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. Egli disse loro: «Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta». Al monte degli Ulivi poi, sedutosi, i discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: «Di’ a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo». Gesù rispose loro: «Badate che nessuno vi inganni! Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono il Cristo”, e trarranno molti in inganno. E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori. Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine. [Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele – chi legge, comprenda –, allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere le cose di casa sua, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendere il suo mantello. In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano! Pregate che la vostra fuga non accada d’inverno o di sabato. Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale non vi è mai stata dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma, grazie agli eletti, quei giorni saranno abbreviati. Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui”, oppure: “È là”, non credeteci; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e miracoli, così da ingannare, se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l’ho predetto. Se dunque vi diranno: “Ecco, è nel deserto”, non andateci; “Ecco, è in casa”, non credeteci. Infatti, come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Dovunque sia il cadavere, lì si raduneranno gli avvoltoi.] Subito dopo la tribolazione di quei giorni, “il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte”. Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli, con una grande tromba, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all’altro dei cieli».

Vangelo

Parto dal Vangelo che ha alcune risposte chiare e chiave per la nostra meditazione.

Prega chi attende il Signore. La prima risposta, direi anche quella fondamentale, è questa: prega chi attende il ritorno del Signore. La preghiera viene concepita da Gesù e da San Matteo che ci ha riproposto questa predicazione del Signore come ciò che accompagna la vita di chi attende il ritorno di Cristo. La vita cristiana, ci dice la Scrittura, è attesa del ritorno del Signore, tanto che il ritornello tipico dell’Avvento è “Marana thà – vieni Signore Gesù!”. Il Vangelo di oggi è tutto un richiamo ad attendere la venuta del Signore, a vivere, ad impostare la vita come una progressiva attesa del ritorno di Cristo. Il cristiano vive così, vive nell’attesa del ritorno del Signore! è la nostra identità. La preghiera diventa la compagna di viaggio, la realtà a cui fare riferimento mentre si attende il ritorno del Signore. La preghiera è la compagna di viaggio di chi intende la vita come un pellegrinaggio.

Prega chi fa delle difficoltà della vita una via di accesso a Dio. Ecco una seconda risposta. Pregare è difficile, pregare è spesso pesante, pregare è un fare continuamente i conti con le cose della vita. Il vangelo ci ha detto con estrema chiarezza che la vita dell’uomo è e sarà sempre una lotta. Una lotta contro tutto ciò che si oppone a Dio, una lotta contro ciò che capita: guerre, carestie, malattie, rivoluzioni… che sono e saranno sempre parte della storia degli uomini. Il credente prega perché, mentre vede queste cose o mentre le vive lui stesso in prima persona, non deve venire meno il suo desiderio di essere con Dio, il suo desiderio di dirigersi verso l’incontro con il Signore.

Prega chi è perseverante. Ecco la terza risposta che viene dal Vangelo. La preghiera, per essere profonda e vera, per cambiare il destino dell’uomo, deve essere perseverante. A poco servirebbe una preghiera sporadica, non intensa, non costante nel tempo. Il Signore Gesù lo ha detto con molta forza: se il credente vuole essere uomo, donna di preghiera, la sua preghiera deve essere perseverante. La sua preghiera deve essere lotta contro tutte le cose del tempo che gli si oppongono. Questa è una delle realtà sulle quali il Signore è tornato più spesso. Al cristiano non è chiesto di pregare bene, o di pregare con intensità. Chiaro che occorre fare di tutto perché ciò avvenga, ma non va in questa direzione la richiesta del Signore. Gesù ha invece chiesto di pregare sempre, con assiduità, con costanza, con perseveranza, facendo della preghiera la realtà amica di ogni giorno.

Prega chi mette Cristo al centro della sua preghiera. Ecco una quarta indicazione, la preghiera del cristiano è fortemente cristologica, è una preghiera tutta incentrata su Cristo. Può conoscere diverse sfumature, diverse accezioni, ma è Cristo la via per tornare al Padre, come Gesù stesso ha detto nel Vangelo. Il cristiano non si lascia sviare da presunte apparizioni, da presunte visioni, da chi indica un Cristo diverso da quello del Vangelo. Il cristiano rimane fedele alla Parola e trova nel Sacramento della presenza del Signore la forza per andare avanti. Il Cristiano è radicato in Cristo e non si lascia sviare da quello che accade, non insegue le mode, non si lascia attirare da altro, perché chi conosce Cristo, possiede già tutto.

Prega chi sa parlare con Dio. Il vangelo ha messo in chiara luce che il dialogo tra Cristo e i discepoli parte da una domanda. Come è spesso nel Vangelo, la preghiera è questo: un parlare con Dio, un rivolgere a lui spontaneamente anche le nostre domande. L’accesso a Dio, come ha detto anche Papa Francesco nell’udienza dello scorso mercoledì, è sempre possibile e incentivato da Dio stesso.

Isaia

Il profeta Isaia ci dice anche un’altra cosa sulla realtà della preghiera.

Prega chi ascolta. La preghiera non è mai solo un parlare con Dio nel senso di rimettere in Lui tutte le nostre cose, con un parlare continuo, senza mai ascoltare ciò che il Signore dice, anche come risposta. La preghiera è fatta anche di ascolto, esattamente come quello che noi abbiamo riservato, come sempre, alle scritture in questa prima parte della Messa. La preghiera è ascolto della Parola, la preghiera è ascolto della rivelazione. La preghiera non è fatta solo di spontaneità, conosce anche la fatica del silenzio che apre all’ascolto. Senza l’ascolto della Parola di Dio, la nostra preghiera sarebbe un monologo, senza risposte.

Tessalonicesi

Anche San Paolo nutre la nostra riflessione.

Prega chi non si allontana da Dio. San Paolo ha conosciuto un tempo difficile per la spiritualità cristiana. Molti si accostavano al cristianesimo ma, poi, visto il crescere della persecuzione, si allontanavano da esso, come diceva il testo, vivendo l’apostasia, ovvero rinnegando la conoscenza di Cristo. San Paolo ha capito il richiamo del Signore alla perseveranza e, per questo, ha scritto queste parole contro gli apostati. È vero che essa rimane uan realtà possibile nella vita degli uomini, ma il credente cerca di allontanarsi da essa il più possibile. Proprio perché si sente richiamato alla perseveranza della preghiera, il cristiano cerca, in ogni modo, di offrire la sua fedeltà e non si lascia sviare dalla apostasia di altri. Non giudica, rimane aperto alla misericordia, comprende che le difficoltà della vita possono spingere certuni ad abbandonare Cristo, ma non vive, in prima persona, questa realtà.

Prega chi resiste quando il mistero dell’iniquità affligge l’uomo. Ancora un’ultima risposta di San Paolo. Il cristiano rimane fedele alla preghiera nel tempo in cui il mistero del male rovina, affligge, opprime la vita degli uomini. Quando qualsiasi male diventa pesante per l’uomo, il cristiano prega di più. Quando c’è qualche forma del mistero del male che tenta di schiacciare la vita dei credenti, il cristiano trova rifugio in una preghiera ancora più intensa e offre la sua perseveranza come modello di vita e di preghiera per gli altri.

Il nostro cammino alla luce di questa Parola

Sono otto risposte, come vedete, precise, chiare, facilmente comprensibili che la Parola di Dio mette nel cuore di ciascuno di noi. Così che noi, all’inizio dell’avvento, abbiamo una proposta chiara, precisa, lucida che deve guidare i nostri passi per tutto questo tempo, ma a partire proprio da questi giorni, a partire da questa prima settimana. La nostra preghiera deve essere perseverante. Così che chi ha già un cammino fatto di perseveranza possa sentirsi chiamato a continuare il proprio cammino, e chi ancora non ha raggiunto la perseveranza nella preghiera, si senta chiamato a vivere questa realtà con forza, con urgenza. L’idea che ci deve guidare è dunque questa: se la nostra vita è attesa del ritorno del Signore, se la nostra vita è attesa dell’incontro con Cristo, se la nostra vita è attesa di Dio, la preghiera deve diventare lo strumento con il quale noi viviamo questa attesa e con il quale accompagniamo i giorni che Dio dona a ciascuno di noi perché noi sappiamo immetterci nel suo mistero. Ora, con tutte le difficoltà della storia, un giorno nella visione celeste, che chiamiamo eternità e verso la quale ci sentiamo chiamati, attratti e diretti. Dunque, il primo atteggiamento della nostra preghiera sia la perseveranza.

Proposte per l’Avvento

Se questa è la traccia del cammino, vi invito a costruire la vostra perseveranza a partire dalla S. Messa. Ancora una volta, iniziando tanto più questo tempo, vi raccomando di non vivere solo la S. Messa domenicale, ma vi invito a scegliere almeno una S. Messa feriale nella quale vivere la propria appartenenza a Cristo. Se la vigilanza viene dal dialogo con Lui, se la perseveranza nasce non come frutto di uno sforzo, ma come infusione di una grazia dall’alto, tocca noi tutti supplicare Dio per questa grazia, tocca noi tutti cercare di continuare il cammino verso questa meta unica, grande, consolatrice.

Vi invito anche a riscoprire, la liturgia delle ore, come momento in cui la Chiesa si incontra con il suo sposo celeste e cerca di vivere insieme con lui le sfide che la storia porta con sé.

Sarebbe bene avere un tempo preciso da dedicare alla preghiera, tempo al quale è bene essere fedeli. Non scegliere alcune condizioni nelle quali rendere maggiormente possibile l’azione della preghiera, significa sminuire la preghiera stessa, o, addirittura, metterci nelle condizioni di non pregare.

Infine, ricordo che il cammino di avvento ha una Parola di Dio chiara, forte, intensa e difficile: la parola dei profeti. Inviterei tutti a conoscerla, amarla, approfondirla, lasciare che essa illumini… per questo trovate il quaderno di San Maurizio o la pagina dedicata sul sito.

Vi lascio, allora, alla domanda iniziale, domanda che prevede una risposta certamente personale: cosa posso fare io per costruire il mio cammino di fedeltà? Ciascuno dia la sua risposta, perché questo avverto sia per tutti, e già fin d’ora, un cammino tutto volto e teso alla perseveranza come dono nel quale riscoprire l’importanza e la bellezza della preghiera.

2023-02-03T17:57:18+01:00