Settimana della quarta domenica di Quaresima – giovedì
La spiritualità di questa settimana
Anche per questa quarta settimana di Quaresima si conclude la riflessione sulla benedizione di chi vede oltre. Lo facciamo con questo sguardo sulla vita di Giacobbe.
La Parola di questo giorno
GENESI 35, 9-20. 22b-26
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Dio apparve un’altra volta a Giacobbe durante il ritorno da Paddan-Aram e lo benedisse. Dio gli disse: «Il tuo nome è Giacobbe. Ma non ti chiamerai più Giacobbe: Israele sarà il tuo nome». Così lo si chiamò Israele. Dio gli disse: «Io sono Dio l’Onnipotente. Sii fecondo e diventa numeroso; deriveranno da te una nazione e un insieme di nazioni, e re usciranno dai tuoi fianchi. Darò a te la terra che ho concesso ad Abramo e a Isacco e, dopo di te, la darò alla tua stirpe». Dio disparve da lui, dal luogo dove gli aveva parlato. Allora Giacobbe eresse una stele dove gli aveva parlato, una stele di pietra, e su di essa fece una libagione e versò olio. Giacobbe chiamò Betel il luogo dove Dio gli aveva parlato. Quindi partirono da Betel. Mancava ancora un tratto di cammino per arrivare a Èfrata, quando Rachele partorì ed ebbe un parto difficile. Mentre penava a partorire, la levatrice le disse: «Non temere: anche questa volta avrai un figlio!». Ormai moribonda, quando stava per esalare l’ultimo respiro, lei lo chiamò Ben-Onì, ma suo padre lo chiamò Beniamino. Così Rachele morì e fu sepolta lungo la strada verso Èfrata, cioè Betlemme. Giacobbe eresse sulla sua tomba una stele. È la stele della tomba di Rachele, che esiste ancora oggi. I figli di Giacobbe furono dodici. Figli di Lia: Ruben, il primogenito di Giacobbe, poi Simeone, Levi, Giuda, Ìssacar e Zàbulon; figli di Rachele: Giuseppe e Beniamino; figli di Bila, schiava di Rachele: Dan e Nèftali; figli di Zilpa, schiava di Lia: Gad e Aser. Questi sono i figli di Giacobbe, che gli nacquero in Paddan-Aram.
SALMO Sal 118 (119), 113-120
Nella tua promessa, Signore, è la mia gioia.
Odio chi ha il cuore diviso;
io invece amo la tua legge.
Tu sei mio rifugio e mio scudo:
spero nella tua parola. R
Allontanatevi da me, o malvagi:
voglio custodire i comandi del mio Dio.
Sostienimi secondo la tua promessa e avrò vita,
non deludere la mia speranza. R
Aiutami e sarò salvo,
non perderò mai di vista i tuoi decreti.
Tu disprezzi chi abbandona i tuoi decreti,
perché menzogne sono i suoi pensieri. R
Tu consideri scorie tutti i malvagi della terra,
perciò amo i tuoi insegnamenti.
Per paura di te la mia pelle rabbrividisce:
io temo i tuoi giudizi. R
PROVERBI 25, 1; 27, 9-11a
Lettura del libro dei Proverbi
Anche questi sono proverbi di Salomone, raccolti dagli uomini di Ezechia, re di Giuda. Profumo e incenso allietano il cuore e il consiglio dell’amico addolcisce l’animo. Non abbandonare il tuo amico né quello di tuo padre, non entrare nella casa di tuo fratello nel giorno della tua disgrazia. Meglio un amico vicino che un fratello lontano. Sii saggio, figlio mio, e allieterai il mio cuore.
VANGELO Mt 7, 21-29
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.
La benedizione dei figli di Giacobbe
Il testo di oggi ci mette subito in evidenza la benedizione che Giacobbe ebbe nella sua vita grazie al dono dei figli. Essi ci venivano ricordati proprio nel finale della lettura, testo che ci insegna che proprio da quei dodici figli nacquero le 12 tribù di Israele e, quindi, il popolo stesso di Dio. Giacobbe è un uomo che, a differenza dei suoi padri, ha molto generato, ha creato una famiglia solida e stabile, ha dato la sua vita per rendere salda quella benedizione che era partita con Abramo. È certamente qualcosa che risponde molto bene alla “benedizione di chi guarda oltre”. I figli, infatti, sono promessa di futuro.
Tuttavia questa benedizione che Giacobbe certamente ebbe è anche stata segnata da momenti difficili per la sua esistenza. Uno di questi fu la nascita di Beniamino. Rachele, la madre, è una delle tante donne “morte di parto”, come si diceva un tempo. Giacobbe, quindi, riceve quella benedizione che il figlio rappresenta, ma vive anche un dolore fortissimo, il dolore per la morte della donna che ama e con la quale vorrebbe costruire ancora futuro. Sembra una promessa spezzata, sembra più una maledizione che una benedizione. La Scrittura, però, ci presenta questo fatto come una vera e propria benedizione. Quel figlio che la madre voleva chiamare “Ben-oni”, che potrebbe essere tradotto con Benedetto, si chiamerà “Beniamino”, il prediletto. Come si vede c’è una vera e propria vocazione per questo figlio, una vocazione che è tenuta saldamente in mano da Dio. La vocazione di quel figlio sarà portare consolazione a Giacobbe dopo la perdita di Rachele. C’è, infine, una terza sottolineatura molto bella della Scrittura che abbiamo letto. Giacobbe costruisce una tomba per Rachele. Sembra una cosa normale, un atto ultimo di pietà, un modo per ricordare chi non c’è più e, certamente, è così per molti aspetti umani, ma c’è qualcosa di più. Quella tomba è fatta a Rama, ovvero nel luogo dove molti ebrei erano stati raccolti prima di essere deportati. È un luogo di pianto, è un luogo di lutto, è un luogo di tenebre. Ebbene, Giacobbe vuole costruire in questo luogo una tomba che custodisca sua moglie perché diventi raggio di luce, perché si ricordi il sacrificio di quella donna che ha saputo e che ha voluto donare vita. Quel luogo desolato, quel luogo di morte, diventa luogo di vita, luogo di fede. Sarà il luogo dove molti figli di Israele si recheranno per piangere la loro antenata, ma anche per ricordare la vita che da essa venne.
La benedizione di Dio fa anche questo: cambia il luogo di morte in vita, cambia il luogo delle tenebre in luce. Ed è esattamente quello che noi ci stiamo preparando a vivere nella Pasqua del Signore.
L’importanza di una benedizione – invito alla riflessione
Credo che anche noi viviamo momenti infelici come quello di Giacobbe, legati, spesso, alla scomparsa di qualche persona cara anche per noi. Credo sia fondamentale, anche per noi, accedere, come Giacobbe, a quella benedizione di Dio che cambia il modo di vedere le cose, che diventa luce, che diventa consolazione. Come fare? Celebrando la bellezza della vita nonostante queste perdite. Giacobbe, un uomo che canta la bellezza del vivere oltre la morte, è un uomo che si innamora continuamente delle cose che ha e delle cose che gli vengono offerte, è un uomo che sa superare anche lo strazio per la separazione da una moglie, convinto della benedizione di Dio. Anche noi dovremmo sempre essere convinti di questa benedizione che ci accompagna. Anche noi dovremmo essere sempre convinti del fatto che Dio non ci lascia mai soli. La Pasqua che si fa sempre più vicina, ci dice questa verità. Fermiamoci a meditarla, per rendere anche i nostri giorni più difficili e bui, occasioni per lasciare che la benedizione di Dio si posi su di noi, ci spinga a guardare avanti, ci faccia innamorare di cose più vere, più grandi, più alte. Chiediamo al Signore che la benedizione di Dio possa sempre accompagnare ciascuno di noi.
Per noi e per il nostro cammino
- Lascio che la luce della Pasqua illumini i momenti più duri e più bui della vita?
- Vivo anche io una benedizione che può diventare vita?
- Il ricordo dei miei cari, la visita alle loro tombe, diventa occasione per cantare la bellezza della vita e per essere sempre convinti che Dio la accompagna?