Domenica 14 giugno

Settimana della seconda domenica dopo Pentecoste – Domenica

La grandezza, la bellezza, la gloria della creazione, la corruzione del peccato, lo stile di vita del cristiano. Ecco il contenuto di questa seconda domenica dopo Pentecoste.

Vangelo

Mt 5, 2. 43-48
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù si mise a parlare e insegnava alle folle dicendo: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Siracide

Sir 17, 1-4. 6-11b. 12-14
Lettura del libro del Siracide

Il Signore creò l’uomo dalla terra e ad essa di nuovo lo fece tornare. Egli assegnò loro giorni contati e un tempo definito, dando loro potere su quanto essa contiene. Li rivestì di una forza pari alla sua e a sua immagine li formò. In ogni vivente infuse il timore dell’uomo, perché dominasse sulle bestie e sugli uccelli. Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro per pensare. Li riempì di scienza e d’intelligenza e mostrò loro sia il bene che il male. Pose il timore di sé nei loro cuori, per mostrare loro la grandezza delle sue opere, e permise loro di gloriarsi nei secoli delle sue meraviglie. Loderanno il suo santo nome per narrare la grandezza delle sue opere. Pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita. Stabilì con loro un’alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti. I loro occhi videro la grandezza della sua gloria, i loro orecchi sentirono la sua voce maestosa. Disse loro: «Guardatevi da ogni ingiustizia!» e a ciascuno ordinò di prendersi cura del prossimo.

Romani

Rm 1, 22-25. 28-32
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, mentre si dichiaravano sapienti, gli uomini sono diventati stolti e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un’immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi, perché hanno scambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno adorato e servito le creature anziché il Creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. E poiché non ritennero di dover conoscere Dio adeguatamente, Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne: sono colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di lite, di frode, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, arroganti, superbi, presuntuosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E, pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa.

Siracide

Nella mente di Dio tutto ha il suo senso e la sua grandezza. Nella mente di Dio ogni cosa ha il suo posto. Anche l’uomo. “Creato dalla terra… con giorni contati”, come diceva il testo, perché l’uomo sappia che, benché sia l’apice di tutta la creazione, egli è, pur sempre, fatto di terra, limitato, fragile, e la sua vita, per quanto lunga possa essere, un soffio nei confronti dell’eternità di Dio. Tuttavia la vita dell’uomo non è mai insignificante: Dio, infatti, ha dato all’uomo “scienza, intelligenza, capacità di distinguere il bene dal male, possibilità di compiere grandi opere”, cose tutte che vediamo non solo testimoniate nella vita degli uomini, ma anche nella nostra vita. Noi abbiamo queste capacità, queste possibilità e anche se la nostra vita non ha fatto niente di straordinario, essa stessa è tutta già straordinaria, perché irripetibile davanti agli occhi di Dio. Sopra ogni altra cosa il dono della fede, diceva il Siracide: “stabilì con gli uomini una alleanza e fece conoscere loro i suoi decreti”. Il dono della fede è, tra tutti, il più nobile e l’essenziale, dal momento che osservare la legge di Dio è l’occasione per vivere bene la propria esistenza e, soprattutto, per avere quello stile di vita che sappia richiamare anche agli altri la verità sull’esistenza, sulla creazione, sul tempo. “Guardarsi dall’ingiustizia e prendersi cura del prossimo”, come ascoltavamo nella lettura, sono davvero la sintesi estrema del progetto di Dio sull’uomo, chiamato ad avere fede e a mostrare la propria fede con il proprio modo di vivere. È lo stile di vita che dice la fede del cuore.

Romani

Ben altro tono è riservato alla seconda lettura. Se questo è il progetto di Dio, è vero che l’uomo si corrompe presto e che tende a deturpare tutta quanta la creazione, appropriandosi di essa invece di rispettarla, tendendo a dominare sugli uomini piuttosto che a servirli. La causa di tutto è l’abbandono di Dio e della fede: “gli uomini sono diventati stolti ed hanno scambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con la figura di un uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi, di rettili”. Sono le immagini che San Paolo utilizza per descrivere l’idolatria di ieri, di oggi, di sempre. Paolo sta dicendo, a chiare lettere, che dove l’uomo abbandona Dio, dove l’uomo spegne la fede, non può altro che ripiegarsi su se stesso, dando origine a tutta quella serie ininterminabile di idolatrie che, nel corso della storia, opprime l’uomo e sfigura la sua immagine. Dove Dio è rifiutato, Dio non può che andarsene, non potendo forzare in alcun modo la libertà dell’uomo. Diceva ancora San Paolo: “Dio li ha abbandonati in balia di un’intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne”, parole inequivocabili che dicono come dove l’intelligenza dell’uomo non aderisce al piano della salvezza universale che si realizza in Cristo, non possono che nascere tutta quella serie di aberrazioni che opprimono l’uomo stesso. “Ingiustizia, cupidità, invidie, superbia, diffamazione…” l’elenco è lunghissimo e attualissimo. Sempre, in ogni tempo, quando l’uomo abbandona la ricerca del volto di Dio, non può accadere che questo: l’uomo si abbruttisce e diventa un pericolo per l’intera creazione. San Paolo poi, con un tocco di genio, aggiunge anche tra l’elenco di coloro che tolgono lo splendore della creazione coloro che non hanno il coraggio di fare azioni di questo genere, ma approvano, anche in segreto, coloro che agiscono così. San Paolo, potremmo dire, in sintesi, ci parla dello splendore della creazione rovinato dalla bruttura del peccato, dal pericolo del peccato, dall’abisso del peccato. Ogni lontananza da Dio produce un’aberrazione che allontana dalla sua presenza, così come ogni lontananza da Dio produce sempre lo svilimento e lo sfruttamento dell’uomo

Vangelo

Poiché dal peccato salva solo la grazia di Dio, ecco la parola di Gesù, che riporta alla dignità originaria l’uomo svilito e smarrito nel peccato. Ecco perché alla legge della ripicca, alla legge del “fai quello che gli altri fanno a te”, Gesù sostituisce la legge della misericordia, del perdono, la logica della fede. “Amate i vostri nemici, pregate per i vostri persecutori…”. Parole difficilissime. Infatti tutti noi potremmo dire, chi può essere come Dio che “fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti?”. Noi non ragioniamo così e, se dipendesse da noi, davvero il sole non sorgerebbe sugli ingiusti e la benedizione della pazienza di Dio non coinvolgerebbe i malvagi. È piuttosto vero che anche noi facciamo come i pubblicani e i pagani, cioè pensiamo e ci comportiamo allo stesso modo di tutti gli uomini, che pensano secondo la logica della retribuzione, quella per la quale facciamo il bene con coloro che lo meritano e siamo disposti a dare molto a coloro che conosciamo, a quelli di cui ci fidiamo… esattamente come fanno tutti, ma annullando così lo specifico cristiano e l’ardire che il cristiano deve avere in ogni tempo.

Per un nuovo stile di vita

Così ci dicono le scritture. Così viene detto a questo nostro tempo e a questo lento e faticoso ritorno ad una normalità di vita che tutti ci auguriamo e alla quale tutti aneliamo. Ma cosa vogliamo per il futuro? Quale stile di vita desideriamo mettere in campo? Quale lo “specifico cristiano” al quale tendere?

Nelle scorse domeniche abbiamo già cercato di rispondere, a partire dalle scritture, a queste domande, dicendo che il tempo che stiamo vivendo ci chiede di uscire dallo spirito della paura che ci attanaglia – era la domenica di pentecoste – e di dare nuovo impulso e nuovo slancio per cercare quella verità delle relazioni che ci fa assomigliare alla Trinità – era domenica scorsa – . Come possiamo continuare il discorso? Quale lo stile di vita al quale, per lo meno, tentare di tornare? Quale stile di vita costruire per il futuro?

  1. Sentirsi chiamati a cose straordinarie. Il primo stile di vita da avere è questo. Noi siamo chiamati a fare cose straordinarie. Non perché faremo chissà quale cosa. Probabilmente avremo per sempre questa vita piuttosto ordinaria che abbiamo tutti, tra famiglia, lavoro, impegni sociali, caritativi, di volontariato… Ma in tutto questo siamo invitati a coltivare quella misura di amore straordinario che rende straordinarie le cose ordinarie che facciamo. Il cristiano di questo tempo non deve avere prospettive di vita limitate, piccole, oppressive, non deve essere rinunciatario, debole, minoritario… Se il cristiano di oggi non sente questa forza interiore, se il cristiano di oggi non si sente chiamato a qualcosa di straordinario nella vita che è né più né meno che l’”avventura della fede”, non andremo da nessuna parte! Il cristiano è un uomo forte! Forte per la sua fede, forte perché pieno di speranza. Così che anche nei tempi avversi, quando capitano cose imprevedibili o contrarie, quando il cristiano è minoranza, quando il cristiano è emarginato, deriso, non più cercato… egli sa rispondere sempre con quella forza di amore straordinario che viene dalla fede e per la quale, come il Padre, non giudica, non vive di ripicche, non cerca di creare subdole idolatrie… ma, appunto ,”fa nascere il sole e manda la pioggia su giusti, ingiusti, buoni, cattivi…”. C’è bisogno di cristiani che, rinnovando il proprio stile di vita alla luce della fede, offrano questa testimonianza.
  2. Non approvare chi opera per il male. Quante volte siamo proprio noi ad essere tra quelli che non hanno il coraggio di fare una delle cose che San Paolo spiegava nella seconda lettura ma più o meno segretamente, approviamo chi le fa. Quante volte abbiamo invidiato chi, con un guadagno disonesto, si è costruito una posizione di vita. Quante volte abbiamo ammirato segretamente chi, non vivendo i valori del Vangelo, si è fatto strada. Quante volte abbiamo pensato che, chi ha disonorato i principi morali cristiani, in fondo si è semplificato la vita! Il credente non fa questo. Poiché fa le cose con amore straordinario, non approva chi fa queste cose e lo dice, esce allo scoperto, si prende le sue responsabilità, rimane fermo nei suoi principi.
  3. Non allontanarsi dalla fede. Abbiamo bisogno di cristiani che, volendo ricostruire relazioni vere per uscire dallo spirito della paura, prendono la fede come criterio per interpretare la storia. Pur ascoltando tutti, pur rispettando chi non ha più o non ha mai avuto fede, i cristiani di cui c’è bisogno nel mondo di oggi sanno prendere la saggia decisione di non allontanarsi mai da Cristo. I cristiani di cui abbiamo bisogno non sono i fideisti, non sono i visionari, non sono i tradizionalisti rigidi che si rinchiudono nella forma per sfuggire all’incontro con il mondo, ma gente che rimane salda nella propria professione di fede, nei valori di sempre, nel rispetto autentico per le cose sacre, nella preghiera comune, nel sostegno al Papa e ai vescovi… insomma tutte quelle cose che la Sacra Tradizione della Chiesa da sempre sostiene, insegna, porta avanti, raccomanda, testimonia.
  4. Non vivere come i pagani. Abbiamo bisogno anche di questo: di non vivere come i pagani di ritorno. Abbiamo bisogno di dare testimonianza di cosa vale e di cosa non vale. Lasciamo ad altri raduni, feste, modi di vivere che non ci appartengono. Concentriamoci, soprattutto, su un rinnovato amore per la Santa Eucarestia, di cui, in settimana, abbiamo celebrato la festa. Sostenuti dalla presenza di Dio e colmi del suo spirito, che paura dovremmo avere ad assumere uno stile di vita diverso?

Ecco cosa ci è chiesto per far risplendere quello stile di vita che rende anche oggi la creazione splendente e che invita anche altri a lodare il nome di Dio. E tu? Che stile di vita decidi di avere?

2020-06-13T08:27:19+02:00