Settimana della seconda domenica dopo Pentecoste – Lunedì
La settimana che iniziamo ha un apice: la festa del Sacratissimo Cuore di Gesù che celebriamo Venerdì. Tutta la settimana è scandita da alcuni brani del capitolo quinto del Vangelo di Luca e ci parleranno di una novità di vita che siamo chiamati a custodire.
Vangelo
Lc 5, 1-6
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, il Signore Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano.
Partiamo dal Vangelo. La situazione descritta è molto chiara. Siamo nel contesto della Galilea e siamo ancora nella fase in cui i discepoli svolgono il loro lavoro. Poiché si parla di Pietro, anche se si dà per scontata la presenza degli altri “discepoli del lago” e dei loro collaboratori, il contesto ordinario è quello della pesca. Un pescatore sa bene che ci sono giorni di pesca abbondante e giorni di magra, giorni in cui si può pensare ad un onesto guadagno e giorni in cui si ha appena il necessario per vivere o nemmeno quello. È la vita degli uomini che non possono programmare tutto e che si devono affidare alla provvidenza e alla bontà di Dio per le cose ordinarie della vita.
È in questo contesto che si insinua una prima novità: Gesù che predica. Non era abituale che un maestro andasse a predicare sulle rive di un lago, esattamente come è anche per noi oggi. Ci sono luoghi deputati a questo. Gesù, che pure conosce le sinagoghe e che spesso predica in esse, non si lascia sfuggire questa novità di vita e si adatta a tutti i contesti. Per questo motivo approfitta anche della barca di Pietro per creare un “pulpito improvvisato” dal quale ammaestrare e istruire la folla.
In questa novità di vita un’ulteriore richiamo alla novità per Pietro che, dopo una notte faticosa ed infruttuosa, è chiamato a “gettare le reti” ancora una volta. Memore di quello che aveva già detto il Signore – “sarai pescatore di uomini” – Pietro obbedisce alla Parola e non si pente: arriva una “quantità di pesci che quasi le reti si rompevano”. Pietro sperimenta, ancora una volta, che la novità di vita è benedizione, è garanzia di futuro, è già raccolto abbondante.
Esodo
Es 12, 43-51
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Questo è il rito della Pasqua: nessuno straniero ne deve mangiare. Quanto a ogni schiavo acquistato con denaro, lo circonciderai e allora ne potrà mangiare. L’ospite e il mercenario non ne mangeranno. In una sola casa si mangerà: non ne porterai la carne fuori di casa; non ne spezzerete alcun osso. Tutta la comunità d’Israele la celebrerà. Se un forestiero soggiorna presso di te e vuol celebrare la Pasqua del Signore, sia circonciso ogni maschio della sua famiglia: allora potrà accostarsi per celebrarla e sarà come un nativo della terra. Ma non ne mangi nessuno che non sia circonciso. Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero che soggiorna in mezzo a voi». Tutti gli Israeliti fecero così; come il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne, in tal modo operarono. Proprio in quel giorno il Signore fece uscire gli Israeliti dalla terra d’Egitto, ordinati secondo le loro schiere.
Così è anche nella prima lettura: l’Esodo è tutto una chiamata alla novità di vita, ad una salvezza vera, ad un nuovo modo di vedere le cose e di interpretare tutto quello che è presente nella vita di un uomo. Diceva il testo, oltre alle norme che venivano richiamate, che “proprio in quel giorno il Signore fece uscire gli israeliti dalla terra di Egitto, ordinati secondo le loro schiere”. C’è un duplice richiamo: quello all’ordinarietà della vita – essere ordinati secondo le loro schiere – e quello di una novità promettente, anche se incerta – l’uscire dalla terra di Egitto – . nella promessa di Dio c’è sempre qualcosa che scuote, c’è sempre, se così vogliamo chiamarlo, un “fattore di rischio”, ma c’è anche la promessa che qualcosa di nuovo invaderà la vita di ciascuno, dischiudendo la promessa benedicente di Dio. È a partire dall’ordinario che Dio crea quella novità di vita che il Signore pone nell’esistenza di ciascuno.
Per noi.
Credo che anche noi siamo immersi in qualcosa del genere. La nostra vita è fatta di una certa routine, è fatta di cose che si ripetono, conosce una sua normalità. Non solo nelle cose da fare, ma anche per le relazioni, come per molte altre cose dell’esistenza. Esattamente come nella vita di Pietro o di qualsiasi altro uomo. Ma, al pari della vita degli apostoli, anche a noi è possibile trovare quella novità di vita che rinnova, in qualsiasi età dell’esistenza, l’esperienza di Dio e la vita stessa. Pietro ha fatto nuova esperienza di Dio: il Dio lontano che aveva appreso nella “dottrina” si mostra, ora, il Dio vicino che gli permette di fare al meglio la cosa di cui è già capace: pescare. Così pure come quella pesca “miracolosa” rinnova la sua vita umana, infondendo fiducia nella sua attività. È quanto anche noi siamo chiamati a vivere. Se anche noi rinnoveremo la nostra esperienza di Dio, rinnoveremo la nostra esistenza. Perché Dio concede a tutti di fare questo. Nel momento in cui meno ce lo aspettiamo, possiamo davvero avere quel rinnovamento dell’esistenza di cui tutti abbiamo bisogno per non fossilizzarci.
- Nella mia vita, nel mio lavoro, nelle mie relazioni…: quale potrebbe essere la novità di cui ho bisogno anch’io?
- Come posso “fidarmi” di Dio per vivere al meglio quella novità di vita a cui sono chiamato?