Settimana della 2 domenica dopo il martirio – Martedì – Esaltazione della Santa Croce
Davanti al Crocifisso
0ggi vogliamo metterci davanti a Gesù Crocifisso per esaltare la sua presenza, il suo amore, per ricordare il suo dolore, la sua passione, la sua volontaria sofferenza non solo per gli uomini in generale, ma per ciascuno di noi. Vorrei che ci lasciassimo attirare tutti dal Santo Crocifisso, perché ciascuno di noi possa semplicemente mettersi in atteggiamento di ascolto e di dialogo con Lui.
Numeri
Nm 21, 4b-9
Lettura del libro dei Numeri
In quei giorni. Il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.
Filippesi
Fil 2, 6-11
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fratelli, Gesù Cristo, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Vangelo
Gv 3, 13-17
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Contemplare il Crocifisso
Non è facile guardare al Crocifisso. Immediatamente avvertiamo una duplice emozione: da un lato siamo attirati da esso, perché riconosciamo il simbolo principale della nostra fede, quello che abbiamo sempre visto, quello che abbiamo da sempre ricevuto in dono come tesoro prezioso della fede. Dall’altro lato, se ci fermiamo a guardare bene, siamo immediatamente respinti dal suo dolore, dalla sofferenza che esprime. Il suo costato trafitto, il suo capo coronato di spine, le sue mani e i suoi piedi trafitti dai chiodi, ci parlano di una sofferenza indicibile, che non è umana, che noi tutti non vogliamo guardare e alla quale non vogliamo pensare. È troppo, per tutti noi, mettersi di fronte all’uomo dei dolori, a colui che ben conosce il patire, a colui che è il reietto degli uomini e colui sul quale si schianta la colpa del mondo.
Davanti al Crocifisso siamo chiamati a fissare lo sguardo. Ce lo ha ricordato anche la prima lettura della Messa. Di fronte al Crocifisso siamo chiamati ad alzare lo sguardo e, subito dopo, ad abbassarlo. Alzare lo sguardo per contemplare il Signore, senza nulla togliere alla difficoltà di questa contemplazione, senza nulla omettere della visione così difficile della scena della Croce. Di fronte alla Croce siamo chiamati a fare anche questo. Mettiamo il nostro limite, mettiamo la nostra esperienza di scacco, mettiamo la nostra incapacità di silenzio, di contemplazione stessa, nelle mani di Dio.
Subito dopo, però, abbassiamo lo sguardo, per pensare alla nostra povertà, per pensare alle nostre meschinità, per pensare che se il Crocifisso è lì, su quella Croce che è divenuta il simbolo stesso della nostra salvezza, lo è per noi. Per salvare non già l’uomo in generale, dal peccato in generale. Per salvare me, dal mio peccato. È per questo che il Signore è sulla Croce.
Alzare lo sguardo per poi abbassarlo, il primo invito di questa giornata, il primo invito di questa Messa.
Parlare con il Crocifisso
Come Nicodemo, poi, abbiamo bisogno di parlare con il Crocifisso. Abbiamo bisogno di rivolgere a lui la nostra parola. Parola di confidenza, anche nel momento in cui stiamo contemplando un dolore. Parole di perdono, perché questo è quello che dobbiamo chiedere mentre contempliamo il Cristo che pende dalla Croce. Parola di confidenza, perché all’uomo dei dolori che torna al Padre per realizzare la storia della salvezza, possiamo affidare qualsiasi nostra preghiera, qualsiasi nostra intenzione, qualsiasi nostro pensiero.
Il Crocifisso, benché muto, risponde. Risponde con il suo dolore, risponde con il suo esempio. Con il suo dolore: Egli ci invita a prendere su di sé la nostra croce, piccola o grande che sia e ad associare il nostro dolore al suo divino dolore. È così che il dolore dell’uomo acquista una prospettiva diversa. Se esso rimane comunque uno degli scogli della vita, la Croce di Cristo ci ricorda che l’uomo non è mai solo a soffrire, ma è sempre accompagnato da quella presenza amica di Dio che solo Lui può rivolgere a tutti i suoi figli. Così la compagnia della Croce diventa conforto nella sofferenza.
Con il suo silenzio egli ci invita ad amare. Se il Cristo sulla Croce è silenzioso, lo è per ricordare a noi che chi vuole seguirlo, deve fare come lui e, cioè, deve amare in silenzio. Nel silenzio di chi rispetta, nel silenzio di chi si affida, nel silenzio di chi condivide. Questo è il silenzio di contemplazione di Cristo Crocifisso che anche noi vogliamo vivere oggi.
Dunque parliamo con il Cristo Crocifisso per affidare a Lui tutta la nostra vita, contempliamo l’uomo dei dolori che pende dal legno per vivere come Egli ha vissuto e quindi conformando la nostra esistenza alla sua.
Esporre il Crocifisso
Se avremo questo sguardo di contemplazione, questo silenzio che diventa dialogo, avremo anche il desiderio di esporre il Santo Crocifisso nei nostri luoghi. A casa, come nel luogo del nostro lavoro. Possiamo farlo. Mettiamo il Crocifisso nelle nostre case, anzitutto, non come oggetto ornamentale, ma come richiamo a quella presenza che dice molto alle nostre vite e, soprattutto, alle vite dei giovani. Mettiamo un Crocifisso nelle camere dei nostri ragazzi, mettiamo un segno sacro nelle loro vite. Quel segno silenzioso, forse, ispirerà anche le loro menti con la sua sola presenza.
Così come mettiamo un Crocifisso nei nostri luoghi di lavoro. Alle nostre scrivanie, come in altri luoghi personali, possiamo farlo senza doverci giustificare. Se poi è possibile mettiamolo o chiediamo che venga messo anche in quegli ambienti di lavoro comuni. Io credo che il Crocifisso non disturbi proprio nessuno e potrà essere richiamo anche per gli altri.
Così pure come sarebbe mio desiderio che il Santo Crocifisso fosse anche esposto nelle aule delle nostre scuole. Al di là della riflessione politica o giuridica nella quale la nostra società ci ha trascinato, io credo che la voce dei credenti possa, con discrezione e rispetto di tutte le coscienze, farsi sentire. E richiamare ad una luce che può anche essere condivisa. Non credo che il muro bianco di un’aula sia una scelta più neutra rispetto a quella di avere il Crocifisso appeso anche nei nostri luoghi pubblici. Anche per chi non crede, anche per chi non ha una vita di fede, io credo che quel segno potrà essere fonte di ispirazione, forse un richiamo, forse, come abbiamo detto, un modo per attirare uno sguardo o per accendere un dialogo. Anche questo ci è più che mai necessario in questo tempo così difficile e così strano.
Il Crocifisso, mistero di dolore e di affidamento al Padre, mistero della vita di Cristo e benedizione per la vita dell’uomo, continui a vegliare su di noi e ad ispirare le nostre vite.