Settimana della 2 domenica dopo il martirio – Mercoledì – Addolorata
L’Addolorata
Sono una molteplicità le chiese e i luoghi di preghiera e di fede dedicati alla Madonna Addolorata. Una infinità le rappresentazioni del dolore di Maria, anche se l’iconografia classica è quella delle 7 spade che trafiggono il suo cuore. Come mai? Come mai accanto alle infinite rappresentazioni di Maria nella sua tenerezza o nella sua gloria, sono così numerose anche le rappresentazioni e le preghiere rivolte al suo dolore?
Io credo per un solo motivo: perché questa ricorrenza dice quello che, in fondo, viviamo tutti. Noi non solo proviamo dolore, per varie cause della vita. Tutti proviamo anche quella fatica che diventa essa stessa dolore e che consiste nell’accompagnare e nel vivere il dolore degli altri. A chi non è mai capitato di restare di fianco ad una persona nel dolore? A chi non è mai successo di doversi rendere compagno di viaggio per una persona, spesso per uno della propria famiglia, in un momento di dolore, di anzianità, di decadimento? La festa di Maria Addolorata vuole ritrarre la Vergine Santa proprio mentre ella si rende compagna del dolore di Cristo. Quel dolore che ieri abbiamo contemplato a proposito del Crocifisso, è il dolore che Maria ha voluto condividere. Ella, da vera madre, non ha lasciato solo il suo Figlio sofferente. Sebbene quella visione sia stata per lei lancinante, sebbene il dolore che ha provato deve essere stato immenso e indicibile, ella non ha voluto abbandonare il Cristo alla sua croce, ma ha voluto rimanere presso di essa per dire, con la sua presenza, la sua vicinanza al Figlio amato e il suo desiderio di condividere quel dolore infinitamente acuto e impossibile da sopportare.
Lamentazioni
Lam 1, 1b. 2a-c. 6a. 11c-12b. 13e-f. 16a-c; 3, 13. 15. 49-50. 55. 31-32. 56a. 58
Lettura del libro delle Lamentazioni
È divenuta come una vedova, la grande fra le nazioni; piange amaramente nella notte: le sue lacrime sulle sue guance. Dalla figlia di Sion è scomparso ogni splendore. «Osserva, Signore, e considera come sono disprezzata! Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore. Mi ha reso desolata, affranta da languore per sempre. Per questo piango, e dal mio occhio scorrono lacrime, perché lontano da me è chi consola. Ha conficcato nei miei reni le frecce della sua faretra. Mi ha saziato con erbe amare, mi ha dissetato con assenzio. Il mio occhio piange senza sosta, perché non ha pace, finché non guardi e non veda il Signore dal cielo. Ho invocato il tuo nome, o Signore, dalla fossa profonda, poiché il Signore non respinge per sempre, ma, se affligge, avrà anche pietà secondo il suo grande amore. Tu hai udito il mio grido. Tu hai difeso, Signore, la mia causa, hai riscattato la mia vita».
Colossesi
Col 1, 24-29
Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi
Fratelli, io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza.
Vangelo
Gv 19, 25-27
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quell’ora. Stavano presso la croce del Signore Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Stare presso la Croce
“Stava presso la Croce / stabat mater”. Quello stare presso la Croce che è divenuto anche una delle preghiere più importanti della tradizione cristiana, dice quale deve essere il nostro atteggiamento di condivisione della sofferenza altrui. Si fa fatica a stare presso il dolore di qualcuno. Si fa fatica a stare presso il letto di un ospedale, come presso la poltrona di un sofferente nelle nostre case; si fa fatica a sopportare il pensiero di una persona malata dalla quale, per diversi motivi, possiamo essere tenuti distanti. Si fa fatica a sopportarne la vista, a sentire quelle lamentazioni a cui pure ci richiamava la prima lettura. Si fa fatica a sostenere il silenzio di un malato che non può più parlare, o a sentire quei suoni non più riconoscibili, non più distinguibili con i quali molti di loro si esprimono. Si fa fatica a stare al capezzale di un malato grave, come pure a stare vicino al letto di un morente. Tanta è la fatica che, spesso, ci sottraiamo. Tanta è la fatica che molti, intuendola o avendola sopportata in precedenza, preferiscono morire soli piuttosto che dare questo peso a un proprio caro, ad un proprio congiunto.
Stare presso il dolore è un dovere del cristiano. Dovere di condivisione: il credente si rende strumento della stessa presenza di Dio. Anche senza nulla dire, anche se senza potere nulla fare, il credente rimane presso il letto del dolore, il capezzale di un moribondo, fino alla fine. Il credente sa che questo è un dovere di pietà, è un dovere delle opere di misericordia, è un dovere di cristianità. Chiediamo alla Madonna Addolorata, anzitutto, questa grazia. Chiediamola con tutte le forze, riconoscendo che, senza la sua presenza, non riusciremmo a vivere quello che Lei ha vissuto, senza la sua intercessione, non avremmo la forza di fare molto meno di quello che lei ha fatto.
Il senso di una lamentazione
In questo giorno leggiamo anche una lamentazione. Una lamentazione non è una lamentela, alla quale noi siamo bene abituati. Ci lamentiamo di moltissime cose, ma, quando siamo nel dolore, ci sentiamo quasi autorizzati a lamentarci di tutto. Del dolore stesso, delle nostre difficoltà, delle sofferenze fisiche, di quelle che ci procurano o che procuriamo a chi ci sta intorno, di chi ci cura come del sistema sanitario… Insomma, siamo abituati ad una lamentela diffusa e indicibile. La lamentazione non è questo! La lamentazione è una preghiera. È un modo speciale, particolare di mettersi davanti a Dio per parlare con Dio dei motivi che dicono ciò che ci angustia, ciò che ci attanaglia, ciò che ci rende tristi. La lamentazione è quella che abbiamo letto, per Gerusalemme, per la sua distruzione, per la sua mancanza di fede, per la desolazione del tempio, per la desolazione che fa nascere nella mente e nel cuore, il pensiero che Dio sia lontano.
“Tu hai difeso, Signore, la mia causa, hai riscattato la mia vita”. Così si concludeva la lamentazione. L’orante è sicuro di non essere solo. Esprime il suo lamento, esprime la sua preghiera che è anche lamento, perché sa che Dio ascolta. È certo che Dio interverrà. Sa bene che Dio non abbandonerà. Così è la stessa presenza di Maria. Ella si rivolge al Padre, specie nel momento del dolore, perché sa che Dio non l’ha abbandonata, perché sa che Dio la ascolta. Così deve essere la nostra “lamentazione”. Non una lamentela sui fatti tristi della nostra vita, ma un parlare con Dio dei problemi che ci attanagliano.
Per noi
Maria Addolorata, Madre del dolore, compagna del patire dell’uomo, accogli la preghiera di quanti si affidano alla Tua potente intercessione. Raccogli il dolore di chi ti supplica, stendi il tuo manto di benedizione su chi si rivolge a te nel momento della sua sofferenza e della sua desolazione. Rendi le nostre lamentele delle vere e proprie “lamentazioni”, delle preghiere, delle suppliche che rivolgiamo con fiducia a Dio Padre. La fiducia di essere ascoltati, la fiducia di non essere soli, la fiducia di avere un difensore e un’Avvocata per le nostre difficoltà.
Maria, tu che sei compagna del dolore di Cristo, aiutaci ad essere compagni del dolore delle persone che ci sono vicine, che vivono con noi, che conosciamo. Maria, tu che conservi nel cuore i tuoi 7 dolori, aiutaci a conservare nel nostro cuore anche il nostro dolore. Solo così esso diventerà benedetto da Dio.
Maria Addolorata, tu che sei Consolata dallo Spirito di Dio, vieni in nostro aiuto e donaci la stessa consolazione che hai sperimentato tu nei giorni della tua vita.
Così sia.