Settimana dlla 6 domenica dopo il martirio – Giovedì
Vangelo
Lc 21, 25-33
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». E disse loro una parabola: «Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli, che ormai l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».
Anche oggi il Vangelo ci richiama ad essere segno profetico nel mondo. Come? Tenendo alto il valore della Parola di Dio. Perché il credente non si lascia atterrire dalle cose che capitano nel mondo e che, pure, erano richiamate nel Vangelo di oggi? Perché il credente non finisce mai di rapportarsi alla Parola di Dio che è sempre eterna, che non muta mai, che non finisce mai di stupire, che non è mai morta. Il credente che vuole essere libero, cioè non servo di nessuno e non schiavo di nessuna ideologia, di nessuna filosofia, di nessun modo di pensare propagandato come assoluto, sa che l’unica via da seguire è proprio quella della Parola eterna di Dio. Questa è la luce dei propri passi, come anche i Salmi insegnano a dire.
In secondo luogo il Vangelo ci insegna il valore della profezia che ha la preghiera del Credo, nella quale noi diciamo ciò che era contenuto nella predicazione del Signore che abbiamo riletto oggi. Noi diciamo che crediamo fermamente nel ritorno del Signore. Una delle primissime invocazioni dei cristiani, era proprio questa “marana-thà”, ovvero “vieni, Signore Gesù”. È un’invocazione che noi cerchiamo di riscoprire nel tempo di Avvento, ma che dovremmo fare nostra sempre, in ogni tempo. Questa invocazione deve dirci anche come vivere. Noi siamo quelli che vivono in attesa del ritorno del Signore!
1 Timoteo
1Tm 3, 1-13
Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
Carissimo, questa parola è degna di fede: se uno aspira all’episcopato, desidera un nobile lavoro. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola donna, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia guidare bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi e rispettosi, perché, se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? Inoltre non sia un convertito da poco tempo, perché, accecato dall’orgoglio, non cada nella stessa condanna del diavolo. È necessario che egli goda buona stima presso quelli che sono fuori della comunità, per non cadere in discredito e nelle insidie del demonio. Allo stesso modo i diaconi siano persone degne e sincere nel parlare, moderati nell’uso del vino e non avidi di guadagni disonesti, e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. Allo stesso modo le donne siano persone degne, non maldicenti, sobrie, fedeli in tutto. I diaconi siano mariti di una sola donna e capaci di guidare bene i figli e le proprie famiglie. Coloro infatti che avranno esercitato bene il loro ministero, si acquisteranno un grado degno di onore e un grande coraggio nella fede in Cristo Gesù.
La prima lettura ci ha parlato del segno profetico che rivestono i vescovi e, più in generale, le persone consacrate. Il clima del ministero ordinato nella nostra società è davvero molto differente da quello che veniva descritto da san Paolo. Al tempo dell’apostolo i vescovi erano scelti tra i credenti che erano più posati, forti nella fede, desiderosi di costruire la Chiesa di Dio. Normalmente erano uomini sposati che avevano saputo costruire famiglie solide e coerenti con quella visione di famiglia secondo la fede che il Vangelo sostiene e promuove. Così si diceva anche dei diaconi, cioè dei collaboratori dei vescovi per la predicazione e l’amministrazione della carità. In generale dovremmo dire che tutti i consacrati sono segno profetico della presenza di Cristo nel mondo e sostegno dell’azione della sua Chiesa.
Per noi
Abbiamo pregato per le vocazioni proprio giovedì scorso, in occasione della festa della Madonna del Rosario e, più in generale, preghiamo per le vocazioni ogni seconda settimana del mese. Credo che anche questa preghiera della Chiesa sia un segno. Un segno molto importante di come noi vogliamo chiedere a Dio non solo che ci siano vocazioni di speciale consacrazione, ma anche che siano vocazioni sante.
Certamente nel nostro tempo abbiamo visto cosa ha comportato non vigilare abbastanza sul tema delle vocazioni ed ammettere agli ordini sacri persone che non erano degne della vocazione che andavano ad assumere. Così come abbiamo visto anche cosa accade quando la consacrazione episcopale viene data a persone di basso spessore e di limitata capacità di guida del popolo di Dio. La nostra preghiera, oggi, deve essere proprio preghiera di intercessione, perché la santità della Chiesa e la forza della Chiesa iniziano proprio dalla santità e dallo spessore dei suoi pastori. Se la Chiesa deve essere segno profetico nel mondo di oggi, abbiamo assolutamente bisogno di uomini e di donne che sappiano dire con chiarezza quale sia il valore della proposta cristiana, quale sia lo spessore degli uomini e delle donne di Dio, quale sia il richiamo, il fascino che queste vocazioni devono assumere nella Chiesa stessa per la vita del popolo di Dio.
Preghiamo per questa intenzione ed auguriamoci di avere uomini e donne dello Spirito che sappiano interpretare così la propria vocazione e missione nel mondo.