Mercoledì 15 Gennaio

Mercoledì della prima settimana dopo l’Epifania

Meditiamo insieme le Scritture.

Siracide

Sir 43, 9-18
Lettura del libro del Siracide

Bellezza del cielo è la gloria degli astri, ornamento che brilla nelle altezze del Signore. Stanno agli ordini di colui che è santo, secondo il suo decreto, non abbandonano le loro postazioni di guardia. Osserva l’arcobaleno e benedici colui che lo ha fatto: quanto è bello nel suo splendore!
Avvolge il cielo con un cerchio di gloria, lo hanno teso le mani dell’Altissimo. Con il suo comando fa cadere la neve e fa guizzare i fulmini secondo il suo giudizio: per esso si aprono i tesori celesti e le nubi volano via come uccelli. Con la sua potenza egli condensa le nuvole e si sminuzzano i chicchi di grandine. Il rumore del suo tuono fa tremare la terra, e al suo apparire sussultano i monti; secondo il suo volere soffia lo scirocco, così anche l’uragano del settentrione e il turbine dei venti. Egli sparge la neve come uccelli che discendono, come locusta che si posa è la sua caduta. L’occhio ammira la bellezza del suo candore e il cuore stupisce nel vederla fioccare.

L’invito alla contemplazione che abbiamo ascoltato ieri diventa attuale in questa pagina, nella quale il sapiente cerca di richiamare l’uomo all’arte di saper contemplare le grandi cose del cielo: le stelle, oppure la magia di un arcobaleno, oppure il candore della neve, oppure il fragore di una grandinata. Il sapiente non si lascia poi ingannare. Anche in mezzo a questo evento della natura, anche in mezzo a questi eventi atmosferici, il sapiente sa guardare l’opera di Dio, l’opera di Colui che si prende cura della più piccola delle cose e che non si lascia scappare anche di nutrire il più piccolo degli uccelli del cielo.

Il sapiente ricava, dalla contemplazione delle cose, il suo atteggiamento di fede, la sua professione di fede: Dio non solo è il creatore, ma è anche colui che segue con amore tutta quanta la sua creazione. Dio non solo crea ma non abbandona mai nulla di ciò che ha creato. Questo il suo pensiero, questa la sua professione di fede.

Vangelo

Mc 1, 21-34
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. A Cafàrnao, il Signore Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

È questa anche la sapienza di Gesù.

La sapienza dell’uomo di fede che, in Sinagoga, sa leggere i testi delle scritture e sa interpretarle con uno spirito diverso da quello degli uomini. Gesù non offre un commento alle scritture, ma, avendole ispirate con la forza di Dio, sa cosa contengono e sa a cosa rimandano. Per questo l’uomo rimane stupito.

La sapienza del fratello, del compagno di viaggio, dell’uomo che si lascia provocare dalla sofferenza che vede. Ecco, allora, i casi di guarigione, sia della suocera di Simone che di tutti gli altri che, alla sera, affollano la sua porta. La compassione di Gesù diventa un altro punto di forza della sua sapienza. Gesù, che è creatore con il Padre e con lo Spirito Santo, sa bene che l’uomo non è fatto per la malattia ma per la salute; non è fato per la morte ma per la vita. Ecco il perché di questo suo sanare la gente, per dire a tutti che il regno di Dio è fatto così, è fatto di salvezza eterna. Quelle cose che, nella vita, sono andate male, sono così perché si potesse poi apprezzare la vera sapienza di Dio creatore e redentore. Potremmo anche dire che le cose vanno male per l’uomo quando perde la sua forza di contemplazione, quando non guarda più al mistero di Dio. Più un uomo si allontana dal mistero di Dio e più va lontano da quella sapienza che rende ragione della sua vita e dei suoi giorni, anche quelli difficili o, apparentemente senza senso. Più un uomo contempla il mistero di Dio, più rimane vicino alla sorgente della sapienza che Dio stesso.

Per Noi

  • Sappiamo ancora commuoverci per un arcobaleno?
  • Abbiamo conservato ancora qualcosa dello stupore del bambino che vede nevicare?
  • Sappiamo ancora stare con naso all’in sù a vedere le stelle?

Forse, se desideriamo giungere ad una sapienza di vita autentica, il primo passo da fare è proprio quello di recuperare questo stupore che rischia di essere perduto anche nelle generazioni di coloro che hanno fede.

Mentre abbiamo ripreso le attività più ordinarie, dovremmo allora guardare se siamo davvero capaci di recuperare quella sapienza che viene solo da Dio e che coinvolge la nostra vita tanto quanto sapremo rimanere in atteggiamenti di contemplazione profonda della verità.

Chiediamo questo dono per non essere in quella stoltezza di vita che rovina ogni cosa.

2020-01-13T10:57:00+01:00