Settimana della 6 domenica di Pasqua- lunedì
La spiritualità di questo giorno
Questi prossimi tre giorni ci immettono, più da vicino, nella festa solenne dell’Ascensione, che celebriamo giovedì. Sarà soprattutto il Vangelo a dare il tono a questi giorni che ci portano verso l’apice del tempo di Pasqua.
La Parola di questo giorno
LETTURA At 19, 1b-10
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Paolo scese a Èfeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo». Ed egli disse: «Quale battesimo avete ricevuto?». «Il battesimo di Giovanni», risposero. Disse allora Paolo: «Giovanni battezzò con un battesimo di conversione, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù». Udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, discese su di loro lo Spirito Santo e si misero a parlare in lingue e a profetare. Erano in tutto circa dodici uomini. Entrato poi nella sinagoga, vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori di ciò che riguarda il regno di Dio. Ma, poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere, dicendo male in pubblico di questa Via, si allontanò da loro, separò i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella scuola di Tiranno. Questo durò per due anni, e così tutti gli abitanti della provincia d’Asia, Giudei e Greci, poterono ascoltare la parola del Signore.
SALMO Sal 67 (68)
Conferma, o Dio, quanto hai fatto
per la nostra salvezza.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.
Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
I giusti invece si rallegrano,
esultano davanti a Dio e cantano di gioia. R
Il Signore annuncia una notizia,
grande schiera sono le messaggere di vittoria:
«Non restate a dormire nei recinti!
Splendono d’argento le ali della colomba,
di riflessi d’oro le sue piume». R
Di giorno in giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza.
Il nostro Dio è un Dio che salva;
al Signore Dio appartengono le porte della morte. R
VANGELO Gv 13, 31-36
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Quando Giuda Iscariota fu uscito, il Signore Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi».
Vangelo
Mi colpisce sempre moltissimo il modo colmo di tenerezza con cui il Signore si è congedato dai suoi discepoli. “Dove vado io, voi, per ora, non potete venire…”. Mi pare che il Signore si prenda sempre cura con amore dei suoi discepoli, degli uomini in senso più generale. Mi pare che è come se Gesù vedesse che gli uomini rimangono, in concreto, nelle cose della storia che, talora, sono molto difficili, anche solo da sopportare. È per questo che il Signore, con tenerezza, si piega su chi deve rimanere immerso nelle cose del mondo, promettendo anche il suo accompagnamento, la sua vicinanza, la sua presenza, il suo sostegno. Nelle cose della storia, anche le più difficili, anche le più complesse, il Signore è sempre presente e sempre viene in aiuto ai suoi.
Non solo. Gesù sa anche attirare a sé e, per questo, ricorda ai discepoli che un giorno essi andranno là dove è lui. È un’immagine stupenda della vita eterna come comunione. Ciascuno ha il suo tempo, ciascuno avrà modo di raggiungerla, seguendo Lui, che nell’imminenza della sua morte e risurrezione parla apertamente della sua comunione e del suo ritorno al Padre.
Credo che i discepoli siano rimasti molto impressionati da questo discorso del Signore e che, quindi, si siano domandati cosa fare, come procedere, come proseguire il cammino.
La risposta del Signore non si lascia attendere. Ecco il comandamento dell’amore, come unica via per continuare a sentirsi comunità, per continuare a seguire la sua via, per continuare ciascuno il proprio cammino. È il comandamento dell’amore che sostiene la vita dei discepoli di Cristo nel tempo. È il comandamento dell’amore che diventa testimonianza. È il comandamento dell’amore che diventa garanzia di un cammino serio, forte, profondo. È solo nell’osservanza a questo comandamento e nell’obbedienza a questo comandamento che ciascuno scrive la propria storia di fede, il proprio cammino di santità, la propria storia di progressivo avvicinamento alla vita eterna.
Atti
Questa è anche la “foto” che emerge dalla pagina degli Atti degli Apostoli. Abbiamo sentito di come la predicazione di Paolo generi due esiti contrapposti. Da un lato abbiamo chi crede nel Signore e si unisce a “quelli della via”, come erano chiamati i cristiani della prima comunità. Dall’altro lato abbiamo sempre chi si oppone, chi non accoglie, chi si ritira, chi cerca di provocare uno scontro tra la nascente Chiesa e la sinagoga. La cosa bella è questa comunione che si instaura tra i nuovi credenti e chi già crede. Come è bellissimo il nome che i cristiani assumono: “quelli della via”. La via non è altro che il comandamento del Signore, osservato in modo molto autentico, puro, dai cristiani che, volendo salvare la propria anima, si comportano come il Signore ha insegnato. La gente, all’inizio, vedeva questo nei cristiani: gente che si ama, gente che si tratta in modo fraterno nel nome di Cristo, gente che si sente unita e in un unico cammino verso la vita eterna. I cristiani sono divenuti attraenti proprio per questo, per il loro modo di vivere così diverso da quello di tutti gli altri. Chi si convertiva cercava questo: una comunità dove ci si ama come fratelli e dove si dà prova di una vicinanza effettiva e grande gli uni verso gli altri.
Il nostro cammino di fede
Credo che tutti rimaniamo come di stucco di fronte a queste parole, perché vediamo bene che siamo molto distanti da esse. Noi non siamo una comunità ideale, né, tantomeno, una comunità dove trionfa l’amore vicendevole e dove si sta insieme e uniti nel nome del Signore. Comunità cristiane molto grandi, dove non ci si conosce più e dove non si è in una relazione stretta, non permettono questo risvolto. Eppure mi domando se non è proprio possibile che anche noi viviamo qualcosa del genere, qualcosa di quello che vissero in quella generazione santa. Io credo di sì. Questo dipenderà dalla concreta modalità con la quale accoglieremo l’insegnamento del Signore. Se saremo in grado di viverlo nella sua esigenza e nella sua totalità, anche noi saremo molto attraenti e la gente ci cercherà per il concreto modo di vivere che abbiamo. Se non saremo così forti, non attrarremo nessuno. Mettere il comandamento dell’amore alla base di ogni cosa, alla radice di ogni azione e di ogni parola, ci servirà per scoprire la bellezza della proposta cristiana e la profondità della vocazione che tutti, come battezzati, abbiamo ricevuto. Ci permetterà poi di vivere con serietà ogni incarico che abbiamo in nome della medesima comunità cristiana e ci farà sentire in cammino verso la vita eterna. Ecco il compito che spetta a tutti.
Preghiera a Maria
Maria, tu hai imparato il comandamento dell’amore da tuo Figlio. Insegna a tutti noi a non venire mai meno rispetto a questa legge evangelica. Attiraci a Cristo, tu che già condividi la vita eterna in Lui e con Lui. E così sia.