Settimana della 6 domenica di Pasqua- martedì
La spiritualità di questo giorno
La contemplazione dell’eternità
La Parola di questo giorno
LETTURA At 19, 21 – 20, 1b
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Paolo decise nello Spirito di attraversare la Macedonia e l’Acaia e di recarsi a Gerusalemme, dicendo: «Dopo essere stato là, devo vedere anche Roma». Inviati allora in Macedonia due dei suoi aiutanti, Timòteo ed Erasto, si trattenne ancora un po’ di tempo nella provincia di Asia. Fu verso quel tempo che scoppiò un grande tumulto riguardo a questa Via. Un tale, di nome Demetrio, che era òrafo e fabbricava tempietti di Artèmide in argento, procurando in tal modo non poco guadagno agli artigiani, li radunò insieme a quanti lavoravano a questo genere di oggetti e disse: «Uomini, voi sapete che da questa attività proviene il nostro benessere; ora, potete osservare e sentire come questo Paolo abbia convinto e fuorviato molta gente, non solo di Èfeso, ma si può dire di tutta l’Asia, affermando che non sono dèi quelli fabbricati da mani d’uomo. Non soltanto c’è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della grande dea Artèmide non sia stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di colei che tutta l’Asia e il mondo intero venerano». All’udire ciò, furono pieni di collera e si misero a gridare: «Grande è l’Artèmide degli Efesini!». La città fu tutta in agitazione e si precipitarono in massa nel teatro, trascinando con sé i Macèdoni Gaio e Aristarco, compagni di viaggio di Paolo. Paolo voleva presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo permisero. Anche alcuni dei funzionari imperiali, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non avventurarsi nel teatro. Intanto, chi gridava una cosa, chi un’altra; l’assemblea era agitata e i più non sapevano il motivo per cui erano accorsi. Alcuni della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei avevano spinto avanti, e Alessandro, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa davanti all’assemblea. Appena s’accorsero che era giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore: «Grande è l’Artèmide degli Efesini!». Ma il cancelliere della città calmò la folla e disse: «Abitanti di Èfeso, chi fra gli uomini non sa che la città di Èfeso è custode del tempio della grande Artèmide e della sua statua caduta dal cielo? Poiché questi fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non compiate gesti inconsulti. Voi avete condotto qui questi uomini, che non hanno profanato il tempio né hanno bestemmiato la nostra dea. Perciò, se Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno delle ragioni da far valere contro qualcuno, esistono per questo i tribunali e vi sono i proconsoli: si citino in giudizio l’un l’altro. Se poi desiderate qualche altra cosa, si deciderà nell’assemblea legittima. C’è infatti il rischio di essere accusati di sedizione per l’accaduto di oggi, non essendoci alcun motivo con cui possiamo giustificare questo assembramento». Detto questo, sciolse l’assemblea. Cessato il tumulto, Paolo mandò a chiamare i discepoli e, dopo averli esortati, li salutò.
SALMO Sal 148
Risplende nell’universo la gloria del Signore.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.
Lodate il Signore dai cieli,
lodatelo nell’alto dei cieli.
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli,
lodatelo, voi tutte, sue schiere. R
I re della terra e i popoli tutti,
i governanti e i giudici della terra,
i giovani e le ragazze,
i vecchi insieme ai bambini
lodino il nome del Signore. R
Perché solo il suo nome è sublime:
la sua maestà sovrasta la terra e i cieli.
Ha accresciuto la potenza del suo popolo.
Egli è la lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli d’Israele, popolo a lui vicino. R
VANGELO Gv 14, 1-6
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
Vangelo
Come già dicevo ieri, continuiamo a contemplare la grandissima attenzione di Gesù rispetto ai suoi discepoli mentre parla della sua dipartita e mentre parla dell’eternità. Gesù descrive l’eternità come una casa dove ci sono moltissimi posti. L’immagine, quella della casa, è molto famigliare. Gesù sta dicendo che la vita eterna non deve essere percepita come qualcosa di lontano, difficile, inaccessibile. Piuttosto la vita eterna è una felice abitazione. La felice abitazione di Dio che apre la sua casa ai suoi figli. Così Gesù dà anche una bellissima immagine del morire dell’uomo. Il morire degli uomini è un ritorno a casa, come il suo morire fu un ritorno a casa, un ritorno “nel seno del Padre”. Credo che questa visione sia davvero molto consolatoria. Ogni uomo che muore compie, nel finire la vita, il suo viaggio verso la sua casa.
Non solo. Questa casa è una casa dai molti posti. Gesù non vuole prendere in giro nessuno e nemmeno dire che la vita eterna sia qualcosa da dare per scontato. Vuole semplicemente incoraggiare tutti a compiere questo percorso e ad avvicinarsi alla vita eterna come all’occupare il proprio posto nella grande casa di Dio. Anche questa rappresentazione mi sembra alla portata di tutti e colma di molta tenerezza. C’è un posto per tutti presso il Padre e Dio muove il corso degli eventi e della storia fino a quando anche noi non avremo occupato il posto che è stato preparato per noi “fin dalla fondazione del mondo”.
Infine Gesù ricorda che noi conosciamo la via. Come dicevamo ieri questa via è il comandamento dell’amore, il comando che Cristo è venuto non tanto a dare, quanto piuttosto a testimoniare. La sua vita è tutta una testimonianza al comandamento dell’amore che tutti noi siamo ugualmente invitati a praticare. L’uomo che vuole entrare nella vita eterna segue Cristo, via di salvezza.
Atti
La simpatica storia di Paolo ad Efeso che ci è stata raccontata dagli Atti degli Apostoli ha tutt’altro sapore! Paolo è appassionato di vita eterna, vorrebbe trarre tutti verso la vita eterna. È per questo che non fa altro che proclamare il nome del Signore e dare testimonianza a Cristo. Al contrario, gli artigiani di Efeso, che vivono del commercio delle statuette della dea Artemide, cercano di difendere il loro lavoro. Nella difesa del santuario di Artemide non c’è nulla di spirituale. Tutti questi uomini non hanno alcuna devozione, capiscono, invece, che se il loro santuario non sarà più onorato, accadrà che perderanno il loro lavoro. È per questo che si lanciano in questa diatriba con Paolo e in questo tafferuglio che avrebbe potuto degenerare e creare notevoli problemi alla città. Grazie a Dio c’è chi interviene a calmare gli animi, così che Paolo potrà poi ripartire tranquillo, senza temere agguati. Il confronto è però decisivo. C’è chi pensa alla vita eterna, c’è chi pensa alle cose del cielo dove Cristo ascende e chi è attaccato alle cose della terra e, quindi, non pensa che ai propri interessi e alla propria economia.
Il nostro cammino di fede
Credo che le letture siano molto provocatorie per noi, anzitutto il Vangelo con questo suo modo di presentarci la morte e la vita eterna. L’immagine del viaggio verso casa credo colpisca ciascuno di noi, ma dovremmo tutti chiederci se è veramente così, se davvero noi percepiamo la vita come un progressivo avvicinamento verso la vita eterna e la morte come ciò che ci farà compiere quel salto che ci immetterà nella vita ultima e senza fine. Credo che, normalmente parlando, non sia proprio questa l’immagine che ci viene in mente! La Parola di Dio ci chiede una conversione: impariamo anche noi a guardare alla vita eterna in questo modo. Impariamo anche noi a vedere la fine della vita come un avvicinamento a Dio.
In secondo luogo credo che queste letture ci mettano nella predisposizione del cuore per capire che la vita eterna è un dono. Un dono grande perché fatto a noi e a molti. Questo ci dovrebbe portare a sperare sempre nella vita eterna, a non disperare mai della salvezza che, tra l’altro, sarebbe uno di quei famosi peccati contro lo Spirito Santo che non hanno perdono.
In terzo luogo questa parola di Cristo ci ricorda che certamente le nostre buone opere hanno un senso e hanno un loro merito, ma non sono esse che ci comprano la vita eterna. La vita eterna rimane solo dono di Dio per tutti i suoi figli. Ed è proprio su questo che tutti dovremmo puntare.
Purtroppo anche noi, come gli Efesini, abbiamo i nostri affari, badiamo al nostro tornaconto, ci curiamo moltissimo dei nostri interessi materiali, senza guardare a quel vero unico e sommo bene che, invece, dovrebbe essere al centro delle nostre preoccupazioni quotidiane. Oggi chiediamo questa grazia al Padre: la grazia di essere sempre meno attaccati alle cose per scoprire, invece, quelle cose eterne che ci sostengono nel nostro cammino quotidiano e danno senso anche alle cose concrete di cui è fatta la vita di ciascuno di noi.
Preghiera a Maria
Maria, chiedi al Padre di farci mantenere il nostro sguardo diretto sulle cose eterne. Ottienici di non pensare solo alle cose del momento, del tempo, che sono transitorie, che non sono “cose ultime”, attiraci allo splendore di Cristo risorto, aiutandoci a lasciare tutte quelle cose che ci legano e che ci impediscono di far decollare il nostro cammino.