Settimana della 6 domenica di Pasqua- mercoledì
La spiritualità di questo giorno
Partenze…
La Parola di questo giorno
LETTURA At 20, 17-38
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Da Mileto Paolo mandò a chiamare a Èfeso gli anziani della Chiesa. Quando essi giunsero presso di lui, disse loro: «Voi sapete come mi sono comportato con voi per tutto questo tempo, fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia: ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei; non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi, in pubblico e nelle case, testimoniando a Giudei e Greci la conversione a Dio e la fede nel Signore nostro Gesù. Ed ecco, dunque, costretto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme, senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo, di città in città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio. E ora, ecco, io so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunciando il Regno. Per questo attesto solennemente oggi, davanti a voi, che io sono innocente del sangue di tutti, perché non mi sono sottratto al dovere di annunciarvi tutta la volontà di Dio. Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio. Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi. E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati. Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!”». Dopo aver detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. Tutti scoppiarono in pianto e, gettandosi al collo di Paolo, lo baciavano, addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave.
SALMO Sal 26 (27)
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? R
Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me si scatena una guerra,
anche allora ho fiducia. R
Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto. R
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. R
VANGELO Gv 14, 7-14
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».
Vangelo
Sono due le partenze di cui si parla nella Parola di Dio di oggi. La prima è quella del Signore Gesù che, come abbiamo visto anche gli altri giorni, sta parlando del suo ritorno al Padre. La tenerezza e le immagini con le quali ha parlato della vita eterna hanno scosso Filippo, che esprime apertamente il suo desiderio, quel desiderio che è nato in lui dopo aver attentamente ascoltato la Parola del Signore: “Mostraci il Padre e ci basta!”. Filippo parla apertamente, come con grande attenzione gli risponde il Signore Gesù che insegna, ancora una volta, che tutto quello che hanno udito da Lui e tutto quello che hanno visto in Lui, è già tutto ciò che si riferisce al Padre ed è come vedere il Padre. Certo poi, per una contemplazione più sincera, più vera, definitiva, occorrerà attendere il tempo in cui ciascuno verrà immerso nell’eternità. La predicazione del Signore, ancora una volta, è attestazione della sua unione al Padre.
Gesù sa bene che non sarà facile l’avventura che attende i discepoli. Per questo, pur continuando a rispondere a Filippo, si rivolge idealmente a tutti. Il Signore ricorda che l’opera che hanno da compiere sarà opera grande, eppure sarà possibile perché lo Spirito Santo li assisterà e li guiderà. Le loro opere, anzi, saranno anche più grandi di quelle fatte da lui, perché tutto è possibile a chi crede! Ad una condizione però: anche il discepolo dovrà cercare quella sua unione con il Padre grazie alla quale riesce ogni opera. Il discepolo, in sé, non è più importante del Maestro. Ma ogni discepolo, unito al maestro e al Padre attraverso la preghiera, potrà ogni cosa.
Atti
L’altra partenza è quella di Paolo. Paolo sta per partire e diventa lui stesso interprete di quello che accadrà. Anche Paolo ha avuto la percezione che la sua vita sarebbe finita di morte violenta, o, per lo meno, nella persecuzione. Per questo sente che lo Spirito Santo gli attesta che in tutte le città dove andrà lo attendono fatiche, solitudini, catene… tutte cose che rattristano il cuore di chi lo sta ascoltando, tanto che gli si vorrebbe quasi impedire di partire. Tutti, però, sono consci che il suo ministero non si può fermare. Ed ecco, allora, che accadono due cose bellissime. Paolo affida, nella preghiera, tutta la comunità che lo sta accompagnando alla Parola. È come se l’avesse affidata a Gesù direttamente. La comunità non potrà più vedere l’apostolo, ma tutti sono affidati a quella parola di salvezza che è la parola di Cristo e che continuerà a riecheggiare in tutte le comunità, soprattutto quelle che ha fondato San Paolo, così attento alla proclamazione della Parola. È un affidamento serio, importante, unico. La comunità risponde a questo affidamento, a sua volta affidando Paolo a Dio. Tutta la comunità rimette il viaggio che Paolo sta per iniziare nelle mani di Dio. C’è, dunque, un doppio affidamento vicendevole. Tutti sono affidati alla Parola e a Dio, così che sia proprio la Parola e, soprattutto, il mistero di Dio a sostenere sia la comunità che l’apostolo. Il tutto nell’attesa di rivedere tutti il volto del Padre.
Il nostro cammino di fede
Alla vigilia della festa dell’Ascensione noi tutti rileggiamo queste due parole che sono davvero belle e fondamentali anche per il nostro cammino. Anche noi tutti, infatti, siamo immersi in un tempo che ci sta conducendo fino al giorno in cui vedremo il volto di Dio. Anche noi, come Paolo e le sue comunità, viviamo, in questo tempo di lavoro, affetti, sogni, fede. Tutto conduce alla gloria di Dio! Ecco la prima bellissima e fondamentale cosa che ci stanno dicendo le Scritture. Noi dovremmo fare tesoro di tutto questo e ringraziare Dio per tutte le cose belle che ci vengono donate e che, di fatto, sono il nostro sostegno concreto, visibile, per il cammino di fede, per il ritorno a Lui.
L’altra realtà bellissima che credo tutti dovremmo fare nostra è l’affidamento reciproco dei pastori e della comunità. I pastori affidano la comunità nella preghiera a Dio, i fedeli pregano per i loro pastori e li affidano all’unico Padre. Tutti, poi, si affidano reciprocamente alla Parola, che rimane il pilastro grande, il sostegno di ogni cammino, tanto dei fedeli quanto dei pastori. Anche in questo mese di maggio, sotto la costante protezione di Maria, possiamo fare nostra questa parola che ci ricorda l’importanza di un cammino che ci deve far giungere a quella visione del volto di Dio che è il riferimento costante di ogni cammino di fede.
Preghiera a Maria
Maria, anche Tu hai custodito nel cuore la Parola di Tuo Figlio. Dona anche a noi di saperla sempre fare nostra e custodire nel cuore, perché sia essa la lampada per i nostri passi, la guida costante del nostro cammino.