Giovedì 18 maggio

Giovedì dell’Ascensione del Signore

La spiritualità di questo giorno 

L’Ascensione del Signore rischia di essere una sorta di “festa minore”. Intanto perché, ricorrendo quaranta giorni dopo la Pasqua, viene celebrata nel suo giorno proprio, il giovedì. Questo la rende già un po’ una “cenerentola”, dal momento che molti fedeli, nonostante i richiami, non avvertono il senso, il gusto, l’importanza di celebrarla nel suo giorno proprio. È così che rimane un po’ dimenticata. Certo si potrebbe trasferirla la domenica, ma questo sarebbe solo per una comodità dei fedeli che non educherebbe, invece, ad una vera crescita nella fede che ci chiede di celebrare i misteri di Dio nel giorno proprio. Per questo chiederei a voi che siete qui in chiesa o a voi che leggete dal sito, di sostenere queste feste, di dire a tutti che è importante educarci anche ad una fedeltà alla liturgia che paga. Entriamo allora insieme nel cuore di questa festa.

La Parola di questo giorno

LETTURA At 1, 6-13a
Lettura degli Atti degli Apostoli

In quei giorni. Quelli che erano con lui domandavano a Gesù: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra». Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo». Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi.

SALMO Sal 46 (47)

Ascende il Signore tra canti di gioia.
Oppure Alleluia, alleluia, alleluia.

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra. R

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni. R

Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo. R

EPISTOLA Ef 4, 7-13
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

Fratelli, a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

VANGELO Lc 24, 36b-53
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Efesini

Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini”. Quest’anno proporrei di partire da qui per la nostra riflessione. San Paolo sta riflettendo su quel mistero che gli è stato raccontato da chi lo ha visto, e cioè dai discepoli, come ci ha detto, ancora una volta, la pagina degli Atti degli Apostoli. San Paolo, ragionando su questi fatti, comprende ciò che ha fatto il Signore Gesù. Salendo al cielo ha condotto con sé prigionieri. Il riferimento è al buon ladrone, salvato lo stesso giorno della Pasqua. Come sappiamo, dalla Croce Gesù apre le porte del Paradiso a quest’uomo che, certo, non era uno stinco di santo! Eppure, nella sua misericordia, Cristo salva i peccatori. Questo riferimento è però solo un esempio. Paolo comprende che il Signore che ascende al cielo vuole che tutti si salvino, che tutti tornino al mistero di Dio. Ecco perché portando il suo corpo in cielo, ha già svelato qual è il destino di tutti: essere presenti nella gloria di Dio non solo con la propria anima, ma anche con il proprio corpo. Ovviamente nessun uomo avrebbe potuto pretendere ed esigere da Dio una realtà di questo genere. Essa è un dono gratuito di Dio. Il Signore Gesù, ritornando al cielo, ritornando nella sua comunione con il Padre, dice chiaramente a tutti cosa pensa della fine della vita di ogni uomo. Tutti siamo chiamati e tutti siamo attesi nella gloria di Dio.

In secondo luogo, “ha distribuito doni”. San Paolo ci ricorda che nella Pentecoste, che avviene dieci giorni dopo l’Ascensione, il Signore dona a tutti lo Spirito Santo perché ciascuno possa affrontare il proprio viaggio di fede come un ritorno al Padre di tutti. Se è vero che l’Ascensione toglie la visibilità di Cristo, se è vero che l’Ascensione porta via la visibilità della sua persona, è altrettanto vero che il mondo, e soprattutto gli uomini, non sono orfani. La presenza e la potenza dello Spirito Santo, che viene con i suoi sette doni, continuano a guidare il cammino degli uomini e continuano a condurli verso quella meta che è l’eternità. Dunque l’Ascensione non è una fuga dal mondo, il Signore non abbandona gli uomini. Piuttosto a tutti permette di raggiungere quella meta alta che è la vita eterna. Ancora una volta è il Signore Gesù che si incarica di tutto e che cura come far sostenere il cammino a coloro che si sentono più poveri e più fragili. È questo il senso e il bello anche di una vita nella comunità cristiana, che rappresenta la somma di tutti i carismi.

Fino a giungere alla misura della pienezza di Cristo”. È ancora San Paolo che ci dice qual è la meta da raggiungere: la pienezza. Molte volte San Paolo ricorda nelle sue lettere che, ora, noi possiamo vivere nel desiderio, possiamo vivere protesi alla meta eterna, ma non possediamo e non possederemo mai la pienezza di Dio. Questa è per l’eternità, quando anche noi entreremo nel mistero di Dio e possederemo tutto in pienezza e non più nella frammentarietà del cammino, come ora, invece, dobbiamo sopportare. L’Ascensione ci dona, quindi, di guardare all’eternità beata come al mistero del compimento e della pienezza.

Atti

La quasi raggiunta pienezza del tempo pasquale. Ecco, allora la prima lettura, che ci ha ricordato il fatto storico dell’Ascensione. In un punto preciso di Gerusalemme, che c’è ancora, è collocata quell’ultima pietra che il Signore toccò con i suoi piedi. Lembo di terra benedetto e santo, perché ultimo. Così San Luca ci immette nel ricordo storico di quel giorno che conclude la presenza visibile del Signore sulla terra.

Vangelo

Ma anche quasi raggiunta pienezza spirituale. Ecco che il Vangelo ci ricordava, ancora, una delle numerose apparizioni del risorto. Gesù è presente tra i suoi discepoli con il suo vero corpo, tanto che si nutre e mangia insieme con loro. Eppure questo corpo non risponde più alle leggi della natura, non risponde più alle leggi dei corpi. È un corpo completamente glorificato, un corpo che è già presente nel mistero di Dio, un corpo che, come tale, vive quella pienezza raggiunta di cui abbiamo parlato. Pienezza che rimanda i discepoli ad un compimento futuro prossimo e ad uno futuro remoto. Il compimento del prossimo futuro sarà il dono dello Spirito Santo, che infonderà loro coraggio per la missione e desiderio di vivere fino in fondo quel cammino umano al quale ciascuno è stato chiamato. Compimento di un futuro remoto perché anche il discepolo con tutti i doni dello Spirito, rimane però un uomo in cammino fino a quando il Signore vorrà, fino a quando, con la morte, non si entrerà nel mistero di Dio stesso, raggiungendo quella pienezza che, nel giorno dell’Ascensione, è anticipata solo per Cristo.

Una proposta per noi

Come vivere, allora, questo giorno? Come vivere spiritualmente questa festa che ci viene proposta? Io credo suscitando in noi il desiderio della pienezza. La festa dell’Ascensione ci dice che la nostra vita è bellissima, ricchissima, piena di cose tutte fantastiche, ma ci dice anche che la pienezza di tutto è altrove, è fuori da questo tempo, è fuori da questo mondo, è oltre. La festa dell’Ascensione ci chiede di non vivere appiattiti sulle cose che dobbiamo fare, sulle realtà che pure ci piacciono e che dicono il senso dei nostri giorni. Noi dobbiamo vivere così, come gente che gusta le cose, si impegna, porta avanti tutto quello che le compete, eppure pone il suo sguardo finale altrove, in un compimento che è sempre più in là e che sarà raggiunto solo con il nostro ingresso nella vita eterna. Questa è la bellezza e la profondità della vita cristiana. È così che il cristiano vive il tempo: gustandolo, ringraziando per tutti quei doni che lo Spirito di Dio rende possibili, ma non fermandosi mai su nessuna cosa come definitiva. Questa è proprio una grazia. Una grazia da chiedere con tutte le nostre forze, con tutto il nostro spirito, perché senza questa grazia, viviamo come tutti.

Preghiera a Maria

Maria, tu eri presente, quel giorno a Gerusalemme. Tu, consolata dal Figlio risorto, fosti consapevole che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui lo avresti visto presente in mezzo ai discepoli, in mezzo a coloro che componevano il cenacolo di Gerusalemme. Tu hai compreso che, dopo quell’evento, lo avresti rivisto nella gloria. Maria, tu hai certamente desiderato quella pienezza che anche a te era stata promessa come ad ogni uomo. Dona anche a noi di sperimentare questa pienezza. Fa’ che aneliamo davvero a quella gloria nella quale splende il volto di Dio e la comunione dei santi con te. Fa’ che abbiamo a cuore quel cammino di ritorno al Padre che tu ci inviti a sostenere e per il quale non fai mancare le grazie che sappiamo richiedere alla tua intercessione. Maria, tu che sostieni il cammino dei credenti, donaci di vivere sempre nella gioia del Risorto e in attesa del suo compimento.

2023-05-13T09:30:55+02:00