Venerdì dopo l’Ascensione
La spiritualità di questo giorno
Continuare a cercare
La Parola di questo giorno
LETTURA Ct 2, 17 – 3, 1b. 2
Lettura del Cantico dei Cantici
Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, ritorna, amato mio, simile a gazzella o a cerbiatto, sopra i monti degli aromi. Lungo la notte, ho cercato l’amore dell’anima mia; l’ho cercato, ma non l’ho trovato. Mi alzerò e farò il giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l’amore dell’anima mia. L’ho cercato, ma non l’ho trovato.
SALMO Sal 12 (13)
Gioisca il mio cuore, Signore, per la tua presenza.
Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.
Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi?
Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?
Fino a quando nell’anima mia addenserò pensieri,
tristezza nel mio cuore tutto il giorno? R
Guarda, rispondimi, Signore, mio Dio,
conserva la luce ai miei occhi,
perché non mi sorprenda il sonno della morte,
e non esultino i miei avversari se io vacillo. R
Ma io nella tua fedeltà ho confidato;
esulterà il mio cuore nella tua salvezza,
canterò al Signore, che mi ha beneficato. R
EPISTOLA 2Cor 4, 18 – 5, 9
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne. Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli. Perciò, in questa condizione, noi gemiamo e desideriamo rivestirci della nostra abitazione celeste purché siamo trovati vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso, perché non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. E chi ci ha fatti proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito. Dunque, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore. Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi.
VANGELO Gv 14, 27-31a
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».
Cantico dei Cantici
Dopo la festa dell’Ascensione cambia il lezionario. Siamo ormai nella novena di Pentecoste ed ecco perché leggiamo tre Scritture e non due, come negli altri giorni feriali. Il Cantico ci ha detto che noi siamo tutti e sempre in ricerca, come la sposa del Cantico dei Cantici rispetto al suo amato. Con il linguaggio dell’allegoria, l’autore del Cantico ci sta dicendo che l’anima deve sempre mettersi in comunione con Dio, in uno stato di ricerca perenne. La fede è un cammino che non ha fine, fino a quando il Signore vorrà. Ecco perché tutti dobbiamo sempre sentirci protesi verso una meta che è sempre di là da venire, fino a quando giungeremo anche noi nella vita eterna.
Corinzi
Anche San Paolo ci aiutava a riflettere su questo tema, ricordandoci che lui per primo insegnò e cercò di non tenere fisso lo sguardo sulle cose visibili, ma continuò a cercare quelle invisibili, come meta, premio, fine del cammino. Bellissima poi l’immagine con cui San Paolo interpreta la propria vita. Da fabbricatore di tende esperto, sa bene che una tenda deve essere fatta in modo che si possa facilmente montare e facilmente smontare. Così egli pensa alla sua vita. Vorrebbe che la sua stessa esistenza fosse come una tenda, perché sa bene che l’abitazione definitiva è solo quella della vita eterna, solo quella del Paradiso. Così Paolo si dispone a considerare transitoria qualsiasi realtà dell’esistenza. Tutto è bello, tutto è importante, tutto deve essere conservato nei propri affetti, ci dice l’apostolo, ma nulla è definitivo. Solo la vita in Dio, solo l’eternità devono essere ricercate come qualcosa di stabile, vero, definitivo, ultimo. Tutte le altre cose, infatti, sono realtà penultime della vita. Ancora più forte, poi, il fatto che Paolo ci inviti a vedere molte cose della vita solamente come un peso. Un peso che grava su di noi, nell’attesa di essere tolto, quando, finalmente, si entrerà nell’eternità. Un modo rivoluzionario di guardare alle cose della vita presente in attesa di quella futura.
Vangelo
Anche il Vangelo ci parla di una realtà non umana, non di questo mondo: la pace. Non già intesa, come abbiamo detto molte volte, come finale mancanza di conflitti, di contese, di divisioni, ma come dimensione di vita di Dio. Gesù, terminando la sua presenza nel mondo, anela a questa pace, anela al ritorno presso il Padre, datore di ogni bene e fondamento della pace. Così Gesù insegna che ogni uomo dovrebbe terminare la sua vita cercando questa pace, cercando questa dimensione di vita in Dio, che è il vero e reale fondamento di ogni cosa.
Per il nostro cammino di fede
Avvertiamo molta distanza da questi testi, perché penso che tutti ci sentiamo non solo attirati, ma anche vincolati rispetto a tante cose della nostra esistenza. Facciamo sempre molta fatica a percepire alcune cose come “penultime”, e così accade che ci attacchiamo ad una cosa piuttosto che ad un’altra e consideriamo forse imprescindibile una realtà piuttosto che un’altra. Così come tutti siamo molto attaccati ai giorni della nostra esistenza che vorremmo non finissero mai. Davvero credo che pochi di noi desiderino che la propria vita sia come una tenda, da arrotolare presto per fare posto alla dimora della vita eterna. Eppure questa dovrebbe essere la visione con la quale viviamo, il desiderio che tutti esprimiamo dal profondo del cuore, l’attesa che costruiamo, per vivere bene questi giorni fuggevoli che ci vengono dati e dando un senso al tempo. Il tempo presente, infatti, acquista senso se lo vediamo e se lo giudichiamo dal punto di vista della vita eterna. Il tempo non è fine a sé stesso, ma preordinato a lasciare spazio al tempo di Dio, alla dimensione dell’eternità. Vivere troppo attaccati al tempo significa non provare gusto per l’eternità, non desiderare l’eternità, non desiderare, in ultima analisi, Dio. Ma questo è l’esatto contrario della vita cristiana. Ecco perché il cammino di fede di ogni uomo deve consistere in una continua ricerca del volto di Dio, che non finisce mai. Dove c’è desiderio si continua a cercare. Dove c’è desiderio si continua a camminare! È questo il cuore di ogni cammino di fede ed anche della proposta di questo tempo di Pasqua che va verso il suo compimento.
Preghiera a Maria
Donaci, o Vergine Santa, di tenere sempre aperto il cuore e di avere sempre desideri di vita eterna. Aiutaci a fare in modo che non ci fermiamo alle cose penultime, mortificando la nostra stessa vita, ma aneliamo alle cose ultime, a quell’eternità nella quale anche tu ti trovi già glorificata con il tuo corpo. Così sia.