Sabato15 maggio

Settimana della 6 domenica di Pasqua – Sabato

Verso Pentecoste

In questo secondo giorno di preghiera allo Spirito Santo mentre attendiamo la festa di Pentecoste, credo che le letture ci spingano a riflettere sul dono della FORTEZZA.

A dirlo è il Vangelo, che parla della fortezza dell’agricoltore, la fortezza di chi vuole rendere la sua vigna più forte e, per questo, la pota. Ancor più, come già ieri, la parola di San Paolo.

Cantico

Ct 5, 9-14. 15c-d. 16c-d
Lettura del Cantico dei Cantici

Che cosa ha il tuo amato più di ogni altro, tu che sei bellissima tra le donne? Che cosa ha il tuo amato più di ogni altro, perché così ci scongiuri? L’amato mio è bianco e vermiglio, riconoscibile fra una miriade. Il suo capo è oro, oro puro, i suoi riccioli sono grappoli di palma, neri come il corvo. I suoi occhi sono come colombe su ruscelli d’acqua; i suoi denti si bagnano nel latte, si posano sui bordi. Le sue guance sono come aiuole di balsamo dove crescono piante aromatiche, le sue labbra sono gigli che stillano fluida mirra. Le sue mani sono anelli d’oro, incastonati di gemme di Tarsis. Il suo ventre è tutto d’avorio, tempestato di zaffiri. Il suo aspetto è quello del Libano, magnifico come i cedri. Questo è l’amato mio, questo l’amico mio, o figlie di Gerusalemme.

Corinzi

1Cor 15, 53-58
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, è necessario che questo corpo corruttibile si vesta d’incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d’immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: «La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?». Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

Vangelo

Gv 15, 1-8
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

La fortezza

Fratelli, è necessario che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità. Certamente la corruttibilità e cioè ogni segno di decadenza del nostro corpo e, quindi, della nostra vita, non è segno di fortezza. La corruttibilità dice esattamente il contrario. Noi conduciamo una vita corruttibile, noi abbiamo un corpo corruttibile. Credo che ciò che stiamo vivendo da oltre un anno a questa parte ci stia facendo davvero prendere molta consapevolezza della fragilità della nostra esistenza e della precarietà della nostra vita.

Il pungiglione della morte è il peccato. Questa debolezza, ci dice San Paolo, si vede soprattutto nel peccato. Che cosa è il nostro peccato, indipendentemente dalla fattispecie del peccare, se non un’attestazione della nostra debolezza? La morte è la sintesi estrema di ogni debolezza della vita dell’uomo. La morte, che segna la fine, il limite della nostra esistenza sulla terra, dice tutta la debolezza che, come uomini, abbiamo.

Siano rese grazie a Dio che ci dona la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo! Cristo ha vinto la morte! Cristo ha vinto il peccato dell’uomo, assumendolo su di sé e portando nella sua Croce il peccato di tutti. Ecco perché Paolo rende grazie a Dio, perché Egli ha sconfitto per sempre e una volta per tutte ogni debolezza della vita degli uomini ed ha aperto a tutti il varco, il passaggio verso la vita eterna. Questa è l’opera di Dio: vincere, da forte, ogni debolezza assunta dal Cristo con il mistero dell’Incarnazione e vinta in quello della redenzione.

Perciò rimanete saldi e irremovibili progredendo sempre più nell’opera del Signore. Il cristiano che ha celebrato la Pasqua, il credente che ha vissuto l’Ascensione del Signore e che, ora, aspetta la Pentecoste, non può fare altro che chiedere il dono della fortezza e cercare di rimanere saldo e irremovibile nella propria professione di fede, e cioè progredendo sempre più nell’opera del Signore. Si rimane irremovibili nell’opera del Signore quando ci si lascia illuminare da Dio anche nelle circostanze più avverse della vita. Si rimane saldi nell’opera del Signore quando, nonostante quello che accade, si rimane convinti della presenza di Dio e del suo aiuto.

La vostra fatica non è vana nel Signore.  Il credente che vuole essere capace di vivere il dono della fortezza, offre la propria vita a Dio. Egli sa bene che la propria esperienza di vita non è mai lontano dal Signore e, per questo, offre a Dio tutto ciò che capita. Qualsiasi cosa capiti non c’è mai una lontananza dal Signore che possa spingere una vita lontano dal suo amore e dalla sua presenza. Ogni fatica offerta a Dio è sinonimo di quella fortezza che lo Spirito Santo opera nel cuore degli uomini.

Per noi

Facciamo tutti molta fatica a vivere il dono della fortezza. Facciamo tutti molta fatica a rimanere saldi nelle cose della vita. Facciamo fatica a rimanere in piedi, specie quando ci pare che gli eventi colpiscano duro. Una malattia, una morte, una difficoltà inattesa spesso ci portano a vacillare. Ma sono anche le cose che avvengono al di fuori di noi e che condizionano l’ambiente in cui viviamo a farci spesso vacillare. La pandemia ne è un esempio, ma anche guerre, carestie, momenti difficili della storia dell’umanità che ci provocano e che ci provano.

Come possiamo vivere questi eventi?

Invocando, per noi e per tutti, il dono della fortezza. La fortezza è quel dono dello Spirito Santo che viene acceso in noi dalla presenza della terza persona della Santissima Trinità e che ci porta a rimanere saldi nonostante quello che accade. È quel comportamento che nasce dalla fede e che si nutre di tutte le forme della pietà e che ci spinge a non venire meno nella nostra fiducia in Dio. Essere uomini e donne animati dallo spirito di fortezza significa avere in animo quella forza che viene dal Signore e che trova il modo per sostenerci e per consolarci, anche nelle cose più difficili della nostra esistenza.

Chiediamo al Signore questo dono, chiediamolo per intercessione di Maria, la “donna forte” che ha avuto in abbondanza questo dono, specie nei giorni difficili della Pasqua di Gesù. A Lei, che è Madre, chiediamo di essere associati per non soccombere nelle cose difficili della nostra esistenza.

2021-05-06T14:56:41+02:00