Lunedì 16 gennaio

Settimana della 2 domenica dopo l’Epifania – lunedì

La spiritualità di questi giorni

Questa settimana sarà caratterizzata da due grandi intenzioni di preghiera: martedì si vive la giornata per il dialogo tra l’Ebraismo e il Cristianesimo e, con il 18, inizia l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani. Due intenzioni forti che chiedo a tutti di tenere presenti nella preghiera. Per quanto riguarda il lezionario continueremo la lettura dei testi che il tempo proprio ci propone.

La Parola di questo giorno

LETTURA Sir 44, 1. 23g – 45, 5
Lettura del libro del Siracide

Facciamo ora l’elogio di uomini illustri, dei padri nostri nelle loro generazioni. Da lui fece sorgere un uomo mite, che incontrò favore agli occhi di tutti, amato da Dio e dagli uomini: Mosè, il cui ricordo è in benedizione. Gli diede gloria pari a quella dei santi e lo rese grande fra i terrori dei nemici. Per le sue parole fece cessare i prodigi e lo glorificò davanti ai re; gli diede autorità sul suo popolo e gli mostrò parte della sua gloria. Lo santificò nella fedeltà e nella mitezza, lo scelse fra tutti gli uomini. Gli fece udire la sua voce, lo fece entrare nella nube oscura e gli diede faccia a faccia i comandamenti, legge di vita e d’intelligenza, perché insegnasse a Giacobbe l’alleanza, i suoi decreti a Israele.

SALMO Sal 98 (99)

Esaltate il Signore, nostro Dio.

Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi.
Egli è santo!
Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuele tra quanti invocavano il suo nome:
invocavano il Signore ed egli rispondeva. R

Parlava loro da una colonna di nubi:
custodivano i suoi insegnamenti
e il precetto che aveva loro dato.
Signore, nostro Dio, tu li esaudivi. R

Eri per loro un Dio che perdona,
pur castigando i loro peccati.
Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi davanti alla sua santa montagna,
perché santo è il Signore, nostro Dio! R

VANGELO Mc 3, 7-12
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. Il Signore Gesù con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidone, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

La sapienza della vita

Potremmo rileggere i due testi di oggi, considerando due modi diversi di conoscere il mistero di Dio.

Da un lato abbiamo il Siracide, che ci rimanda alla figura di Mosè. Ovviamente il sapiente antico ricordava i tratti essenziali della sua esistenza: una vita che conosce il mistero di Dio da sempre, eppure che ha una svolta fondamentale dal giorno della sua chiamata, la visione del roveto ardente. Di Mosè, però, il sapiente ricorda soprattutto la sua opera di guida e di maestro: il riferimento obbligato è ai comandamenti. Mosè è il grande legislatore, colui che insegna a conoscere il mistero di Dio partendo dalla sua legge. C’è, dunque, un primo modo di conoscere il mistero di Dio che è quello che viene dalla conoscenza della “legge”, cioè da quell’insieme di norme, prescrizioni, indicazioni che ha, come unico fine, quello di avvicinare Dio all’uomo. Sarà questo il concetto cardine dei primi secoli dopo la sua vita, concetto che sarà poi esasperato nel corso del tempo, fino a fare della “legge” un insieme di norme minuziose tanto da complicare la vita dell’uomo, invece che rivolgerla a Dio.

Un secondo modo di conoscere il mistero di Dio è quello proposto dal Vangelo: la conoscenza di amore che Gesù Maestro rivela. Una conoscenza che non viene dalla legge, non viene da norme, riti, prescrizioni, ma dal cuore. Così vivono tutte quelle persone che conoscono il Signore, comprendono la sua misericordia, vedono e apprezzano i suoi miracoli, che sono tutti volti al bene dell’uomo. È una conoscenza molto diversa da quella “ufficiale” che veniva proposta dai dottori della legge nel tempio, eppure una forma di conoscenza più profonda, più intima, più vera dello stesso mistero di Dio.

Il nostro cammino di fede

Anche noi vediamo qualcosa del genere nel nostro mondo.

Per esempio vediamo come, sempre, ci siano uomini che tentano di ridurre il mistero di Dio all’osservanza di precise e minuziose norme. Lo vediamo ogni volta che, sulla terra, si afferma qualche orma di fondamentalismo. Noi oggi lo vediamo molto bene nel mondo islamico, criticando e prendendo le distanze da forme di imposizione della religione che diventano addirittura il contrario di quello che dovrebbe essere un cammino di fede. Possiamo criticare, ma ricordiamoci che sia nella fede ebraica come nella fede cristiana c’è stato un tempo in cui queste cose sembravano “normali”. Ecco perché dovremmo tutti, oltre che prendere le distanze da questi fenomeni, ricordarci degli errori fatti e imparare da essi.

Senza andare in questi campi, però, vediamo bene come ci siano pure oggi credenti, anche cristiani, che vivono come forma normale della propria fede un’obbedienza formale a norme, tradizioni, principi basilari della tradizione. Non possiamo criticare chi esprime la propria fede in questo modo, ma tutti dovremmo ricordarci che la sapienza che il Signore da sempre ha rivelato è quella della libertà. Libertà che non fa venire meno il senso dei comandamenti, o di norme, indicazioni perché la libertà si collochi e si giochi nella direzione che più le permette di esprimersi. Questa è la sapienza del credente: la sapienza di chi rimane libero e sa valorizzare quei “comandamenti” che permettono alla propria libertà di essere sé stessa e alla propria fede di crescere.

Intenzioni di preghiera

Suggerirei di pregare, oggi, perché tutti impariamo bene il valore delle norme, la sapienza delle tradizioni, senza assolutizzare queste espressioni di fede e ricordando che, come credenti, siamo chiamati a vivere bene la nostra libertà, quella libertà che ci rende figli davanti a Dio. Figli amati, rispettati, sostenuti da Dio, ma anche figli che sempre devono vigilare sui diversi modi di travisare la legge di Dio, sul proprio cammino di fede, sulla propria capacità di indagare il mistero di Dio.

Preghiamo per questa intenzione mentre ci apprestiamo a vivere la preghiera di intercessione per il dialogo tra le fedi e per l’unità dei cristiani. Intenzioni che chiedono un profondo rispetto del “modo” di vivere la fede degli altri.

2023-02-03T17:41:41+01:00