Sabato 16 luglio

Settimana della 5 domenica dopo Pentecoste – sabato 

Introduzione

Il tema di oggi, sabato e, quindi con un tono diverso dalla settimana, non è facile. Tutto ruota attorno al concetto della “festa delle capanne”.

La Parola di Dio per questo giorno

LETTURA Lv 23, 26. 39-43
Lettura del libro del Levitico

In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Inoltre il giorno quindici del settimo mese, quando avrete raccolto i frutti della terra, celebrerete una festa del Signore per sette giorni; il primo giorno sarà di assoluto riposo e così l’ottavo giorno. Il primo giorno prenderete frutti degli alberi migliori, rami di palma, rami con dense foglie e salici di torrente, e gioirete davanti al Signore, vostro Dio, per sette giorni. Celebrerete questa festa in onore del Signore, per sette giorni, ogni anno. Sarà per voi una legge perenne, di generazione in generazione. La celebrerete il settimo mese. Dimorerete in capanne per sette giorni; tutti i cittadini d’Israele dimoreranno in capanne, perché le vostre generazioni sappiano che io ho fatto dimorare in capanne gli Israeliti, quando li ho condotti fuori dalla terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio».

SALMO Sal 98 (99)

Esaltate il Signore, nostro Dio.

Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi.
Egli è santo!
Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuele tra quanti invocavano il suo nome. R

Invocavano il Signore ed egli rispondeva.
Parlava loro da una colonna di nubi:
custodivano i suoi insegnamenti
e il precetto che aveva loro dato. R

Signore, nostro Dio, tu li esaudivi,
eri per loro un Dio che perdona,
pur castigando i loro peccati.
Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi davanti alla sua santa montagna,
perché santo è il Signore, nostro Dio! R

EPISTOLA Eb 3, 4-6
Lettera agli Ebrei

Fratelli, ogni casa viene costruita da qualcuno; ma colui che ha costruito tutto è Dio. In verità «Mosè fu degno di fede in tutta la sua casa» come servitore, per dare testimonianza di ciò che doveva essere annunciato più tardi. Cristo, invece, lo fu come figlio, posto sopra la sua casa. E la sua casa siamo noi, se conserviamo la libertà e la speranza di cui ci vantiamo.

VANGELO Gv 7, 1-6b
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. I suoi fratelli gli dissero: «Parti di qui e va’ nella Giudea, perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu compi. Nessuno infatti, se vuole essere riconosciuto pubblicamente, agisce di nascosto. Se fai queste cose, manifesta te stesso al mondo!». Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui. Gesù allora disse loro: «Il mio tempo non è ancora venuto».

Levitico

Anzitutto il libro del Levitico che, come sempre, ci permette di capire l’origine storica delle prescrizioni di Israele. La “festa delle capanne” ha un’origine agricola. È la festa della vendemmia, la festa dell’ultimo raccolto. È una festa che chiude la stagione estiva ed è, quindi, un momento di gioia. Questa festa deve però ricordare anche un tempo della vita di Israele, il tempo nel quale il popolo di Dio non visse in case, in città, in villaggi, ma fu nomade, ancorato alle tende, mentre passava dall’Egitto alla terra della promessa. Il ricordo di queste tende diventa un monito spirituale: così come i padri hanno viaggiato nel deserto, l’uomo deve ricordare che la vita è un pellegrinaggio. Anche quando si vive ormai in altro modo, anche quando non si è più esuli, anche quando si vive in città e in case di muratura, non si deve mai dimenticare che cosa accadde quando Mosè riportò il popolo nella terra dei padri. Una lezione molto bella e molto forte, che tenta di insegnare ad Israele come sia bene ricordare le grandi tappe della storia della salvezza, dimenticando le quali tutto perde il suo spessore.

Vangelo

La festa delle capanne è il legame con il Vangelo. Molte volte Gesù ha trascorso questa festa molto gioiosa e solenne a Gerusalemme, partecipando alle diverse attività di fede del tempio ma anche ai momenti più gioviali che le famiglie vivevano durante un pellegrinaggio. I suoi discepoli, come abbiamo sentito, vorrebbero che questo contesto gioioso e solenne fosse il contesto della sua rivelazione ultima, finale, così che tutti potessero credere apertamente. Gesù non ha questa idea: preferisce lasciare che ogni uomo si interroghi attraverso i segni che vede fare. Gesù provoca la reazione di fede, ma lascia tutti liberi di credere, ricordando, poi, che non è ancora venuto il suo momento.

Ebrei

L’autore della lettera agli Ebrei conosce bene questa festa, la sua spiritualità profonda, ma anche il richiamo che il Signore ha offerto con la sua parola e cerca di spiegare ai credenti perché anche adesso che la fede antica è stata portata a compimento dalla rivelazione del Signore, è comunque indispensabile vivere la spiritualità antica propria di questa festa. Diceva l’autore della Lettera che anche adesso, tempo in cui la gente non vive più nomade ma in comode case di muratura per le quali non ci sarebbe più bisogno di essere pellegrini e nomadi, occorre diventare “nomadi spirituali”, cioè gente che sa bene che occorre essere sempre in movimento, sempre in cammino, senza mai darsi per vinti pensando di essere arrivati. L’arrivo, infatti, è solo nella vita eterna, nella visione di Dio, quando saremo accolti da Figli e non avremo più bisogno di feste, richiamo, attenzione alla Parola di salvezza.

Per noi

Anche per noi credo che questa riflessione proposta dalle Scritture sia davvero provvidenziale. Tutti, infatti, viviamo la fede in un nostro modo. Abbiamo fatto percorsi, siamo dentro realtà di fede precise, viviamo alcune espressioni di fede che sono a noi congeniali. Il rischio è, anche per noi, quello di rendere alcune cose “ingredienti” classici del nostro percorso senza mai accedere a qualche istanza di rinnovamento. Parlando con le metafore della Scrittura, anche noi siamo un po’ come uomini, donne che hanno iniziato ad abitare una casa e che hanno perso il fascino di un continuo spostamento. Israele conserva ancora oggi la festa delle capanne. Ancora oggi i credenti sono invitati a passare la settimana della festa delle capanne in una tenda, proprio per sottolineare con maggior forza e vigore l’essere pellegrini e come nomadi. Certo è solo un segno, poi bisogna accedere alle realtà che lo Spirito consiglia e porta, ma anche noi avremmo bisogno di accedere a qualche cosa del genere. Forse, mentre abbiamo o avremo a disposizione anche noi un tempo di vacanza, potremmo davvero chiederci:

  • Su quali elementi baso la mia esperienza di fede?
  • Per che cosa mi sono anche io fossilizzato?
  • Quale novità posso cercare di fare mia perché io non mi fermi su qualche punto senza dedicarmi ad un vero rinnovamento?

Chiediamo a Maria di aiutarci e di seguirci perché possiamo non “sclerotizzarci” mai nei nostri percorsi ma mantenerci liberi e docili alla voce dello Spirito.

2022-07-15T08:35:40+02:00