Domenica 17 luglio

VI dopo Pentecoste

Per introdurci

  • Qual è il senso di un’alleanza?
  • Non deve forse servire a proteggere l’uomo?

Umanamente parlando, l’alleanza dovrebbe servire proprio a questo: è una sorta di protezione, è una sorta di garanzia di aiuto su cui si può contare. Provate a pensare alle grandi alleanze della storia, come anche a tutti i trattati e intese che anche i nostri politici firmano, siglano, stipulano di continuo, perché la vita tra gli stati è sempre in evoluzione.

Siamo forse meno abituati, e per questo è giusto richiamare l’attenzione, a chiamare il matrimonio con il nome di alleanza matrimoniale. Il matrimonio, propriamente detto, è un’alleanza: l’alleanza tra un uomo e una donna perché la vita di ciascuno sia protetta, possa essere rigogliosa, possa progredire nella pace e nella realizzazione di sé e della famiglia.

La Parola di questa domenica

LETTURA Es 24, 3-18
Lettura del libro dell’Esodo

In quei giorni. Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!». Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto». Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!». Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani d’Israele. Essi videro il Dio d’Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffìro, limpido come il cielo. Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio e poi mangiarono e bevvero. Il Signore disse a Mosè: «Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli». Mosè si mosse con Giosuè, suo aiutante, e Mosè salì sul monte di Dio. Agli anziani aveva detto: «Restate qui ad aspettarci, fin quando torneremo da voi; ecco, avete con voi Aronne e Cur: chiunque avrà una questione si rivolgerà a loro». Mosè salì dunque sul monte e la nube coprì il monte. La gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube. La gloria del Signore appariva agli occhi degli Israeliti come fuoco divorante sulla cima della montagna. Mosè entrò dunque in mezzo alla nube e salì sul monte. Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti.

SALMO Sal 49 (50)

Ascoltate oggi la voce del Signore.

Parla il Signore, Dio degli dèi,
convoca la terra da oriente a occidente.
Da Sion, bellezza perfetta,
Dio risplende. R

Viene il nostro Dio e non sta in silenzio;
davanti a lui un fuoco divorante,
intorno a lui si scatena la tempesta.
Convoca il cielo dall’alto
e la terra per giudicare il suo popolo. R

«Davanti a me riunite i miei fedeli,
che hanno stabilito con me l’alleanza
offrendo un sacrificio».
I cieli annunciano la sua giustizia:
è Dio che giudica. R

EPISTOLA Eb 8, 6-13a
Lettera agli Ebrei

Fratelli, Gesù ha avuto un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l’alleanza di cui è mediatore, perché è fondata su migliori promesse. Se la prima alleanza infatti fosse stata perfetta, non sarebbe stato il caso di stabilirne un’altra. Dio infatti, biasimando il suo popolo, dice: «Ecco: vengono giorni, dice il Signore, quando io concluderò un’alleanza nuova con la casa d’Israele e con la casa di Giuda. Non sarà come l’alleanza che feci con i loro padri, nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto; poiché essi non rimasero fedeli alla mia alleanza, anch’io non ebbi più cura di loro, dice il Signore. E questa è l’alleanza che io stipulerò con la casa d’Israele dopo quei giorni, dice il Signore: porrò le mie leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori; sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Né alcuno avrà più da istruire il suo concittadino, né alcuno il proprio fratello, dicendo: “Conosci il Signore!”. Tutti infatti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande di loro. Perché io perdonerò le loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati». Dicendo alleanza nuova, Dio ha dichiarato antica la prima.

VANGELO Gv 19, 30-35
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.

Esodo

Così Israele ha sempre reputato che fosse il suo rapporto con Dio: un’alleanza. L’alleanza tra Dio che da sempre protegge, guida, chiama gli uomini e il suo popolo, quello che, nella storia, è chiamato a essere l’alleato di Dio, perché tutti credano. Il cuore di questa alleanza è il centro stesso della vita di Mosè, quello che ci è stato brevemente richiamato dalla lettura. Mosè che è chiamato sul monte, Mosè che vive e fa vivere il sacrificio di comunione, quel sacrificio che prevedeva lo spargimento del sangue degli animali immolati, ma, soprattutto, Mosè che sale sul monte per prendere le “tavole della legge”. Così propriamente dette, o come li chiamiamo più comunemente, ovvero i comandamenti, sono un vero e proprio codice di alleanza, le regole scritte dell’alleanza tra l’uomo e Dio. Regole che vogliono essere un’indicazione per la libertà, perché la libertà di ogni uomo sappia sempre come giocarsi, come spendersi, se vuole giungere a quel bene che Dio promette e che realizza per tutti i suoi figli.

Le note di questa alleanza sono almeno due:

  1. È un’alleanza irrevocabile. La lunga descrizione del sacrificio, il contatto di sangue, che ha un valore altamente simbolico, dicono a tutti che questa alleanza è sacra, inviolabile rimane per sempre. Colui che la rende inviolabile è Dio. È Dio che si impegna per sempre ad essere fedele al suo popolo, anche se la controparte, l’uomo, non sarà affatto fedele a questa alleanza, come dimostra tutta la storia della salvezza che noi continueremo a leggere anche nelle prossime domeniche.
  2. Questa alleanza coinvolge l’uomo e la sua libertà. Le “regole”, o se vogliamo i comandamenti, sono dati proprio per questo, perché l’uomo abbia una indicazione molto chiara e molto forte di quale direzione far prendere alla vita se si desidera che la vita non vada in malora, non si perda tra le 1000 cose dell’esistenza ma miri ad un obiettivo unico, raggiungibile, vero: la comunione con Dio.

Vangelo

Il che non significa dire che questa alleanza sia perfetta. Ce lo spiega il Vangelo. questa alleanza di Mosè non poteva essere perfetta, come non può essere perfetta, qualsiasi alleanza che parta dall’uomo. L’uomo – e anche noi lo sappiamo molto bene – promette nel momento del bisogno, si lega a Dio quando le cose vanno male e si necessita di aiuti, ma, poi, è prontissimo a smentire nei fatti quello che ha promesso poco prima. Ecco perché l’alleanza tra Dio e il suo popolo, quell’alleanza che era partita molto prima di Mosè, con Abramo e, se proprio vogliamo uscire dai racconti storici con Noè; quell’alleanza che fu ribadita da Mosè e ri-stipulata dai profeti, non poteva che essere imperfetta. L’unica alleanza perfetta è quella che viene da Dio, quella che Dio stesso stipula con il suo popolo partendo dal suo donare la vita per gli uomini, partendo dal suo sangue. Quel sangue che era stato simboleggiato dal sangue degli animali offerti in sacrificio, quel sangue che era al centro del culto antico, come abbiamo sentito dalla lettura, ora è sostituito, per così dire, dal sangue di Cristo, cioè dal sangue del Dio che si è fatto uomo. È questo ciò che rende sacra, perenne, vera, perfetta quell’alleanza pure inviolabile ma imperfetta che i grandi patriarchi avevano intuito e simbolicamente celebrato. Ecco il cuore del Vangelo, che ci ha riportato al Venerdì Santo, alla Crocifissione del Signore, a quel sangue e a quell’acqua che dicono tutta la misericordia di Dio per gli uomini. Certo il comandamento ha ancora il suo valore, rimane un’indicazione per la libertà di ogni uomo ma è il sangue di Cristo, ripresentato dalla Chiesa al Padre, ciò che permetterà agli uomini di continuare a vivere quell’alleanza che Dio ha voluto con loro e che permetterà di portare a compimento quello che, altrimenti, sarebbe solo un pio slancio, un pio sforzo.

Romani

L’ultima riflessione sull’alleanza ci è data da Paolo. Paolo è un uomo della prima alleanza, è un uomo dei comandamenti, è un uomo che sa tutte le norme, le prescrizioni, le realtà fondamentali di Israele. È un uomo che le ha vissute, che le ha capite, che le ha difese. Paolo è un uomo della seconda alleanza, uno di quelli che ha aderito a Cristo, uno di quelli che ha riflettuto sul valore unico, insindacabile dell’Alleanza tra Cristo e la Chiesa. La Chiesa porta nel mondo l’alleanza perfetta il cui culmine celebrativo è l’Eucarestia. Paolo comprende, proprio alla luce della nuova alleanza, che la prima è sì superata perché imperfetta, ma mai revocata. Egli sa bene che Cristo, perfezionando l’alleanza antica, non l’ha abolita, essendo quell’alleanza eterna. Israele continua ad essere il popolo alleato di Dio, quello che ricorda e celebra questa alleanza, che deve però giungere alla perfezione. Perfezione che è già dell’Eucarestia, dalla quale nasce la Chiesa, che non deve essere nient’altro che la famiglia di coloro che portano nel mondo la benedizione di Dio e la salvezza che viene da Lui. La continua celebrazione dell’alleanza della Croce purifica chi la celebra e apre all’alleanza eterna con Dio.

Per noi

Queste scritture sono oggi consegnate a noi e io vorrei che ci chiedessimo:

  • Come guardiamo all’alleanza mai revocata?

Nelo specifico credo che pensare all’alleanza di Mosè come all’alleanza mai revocata, deve farci compiere due ordini di riflessioni.

  1. Il primo. Se Israele è il popolo Alleato di Dio, lo è stato e lo sarà per sempre, noi dobbiamo guardare con occhio di grandissimo rispetto a questo popolo, alla sua storia, alle sue tradizioni, nelle quali hanno origine il nostro stesso culto e tutte le nostre tradizioni. Ecco una prima meditazione molto seria che deve coinvolgere tutti noi e che deve spingerci a chiederci come noi guardiamo al popolo della prima ma mai revocata alleanza. Per noi cadere nell’errore che molti fanno di dividere la storia della salvezza in due tempi. Prima di Cristo quando le cose vanno di male in peggio e, poi, nel tempo di Cristo, per dire che nel secondo tempo Dio cala il suo asso nella manica e porta a casa la partita! Questa visione è riduttiva e, soprattutto, falsa. Dio segue l’alleanza con gli uomini e la cura facendola evolvere fino alla sua perfezione che è quella che viene da Cristo. Ecco cosa ci insegna la storia della salvezza.
  2. Il secondo: come vedo, come giudico i comandamenti? A me sembra sorprendente che pochi, pochissimi cristiani li conoscano, nella loro essenza e nel loro ordine. Provate anche voi a ridirli tutti e 10, in fila, nella vostra mente! È sorprendente perché se non sono nostra materia, se non sono nostro riferimento, come possiamo pensare che essi siano la guida della coscienza? Come possiamo pensare che essi guidino il nostro modo di ragionare, di dire, di pensare? Forze c’è proprio molto da riscoprire e tutti noi dovremmo conoscerli e viverli non perché legge alla quale ciecamente obbedire, ma perché indicazione utile per la libertà di tutti. Ecco all’ora l’impegno spirituale: proviamo a pensare che i comandamenti siano questa indicazione della libertà che giova alla nostra esistenza, non solo al nostro spirito.

Si impone, però, una seconda riflessione:

  • Che valore diamo all’Eucarestia? Come la celebriamo?

Vedete sono in molti quelli che non vivono, non celebrano più la S. Messa come il cuore della settimana. Io credo che non sia possibile non avere un centro, un punto di riferimento, un momento nel quale pensare che la nostra alleanza con Dio trovi il suo compimento ma anche riceva quella forza che ci permette di superare sempre gli ostacoli che la segnano. Ecco il cuore dell’insegnamento del Signore, quel cuore che ci deve far ricorrere con frequenza alla comunione eucaristica, che è il sostegno del pellegrino, il coraggio dell’infuso al viandante, la forza data al debole. Ecco perché richiamo spesso alla frequente celebrazione dell’Eucarestia. Senza questa forza come potremmo fare? Quale itinerario di fede potremo vivere? Cosa potremmo pretendere?

Chiediamo al Signore, in questa calda domenica di estate, di saper davvero rinnovare la sua amicizia con Lui e ricorriamo all’Eucarestia per vivere bene la nostra amicizia con Dio, autore di ogni bene, causa di ogni santità.

2022-07-15T08:39:45+02:00