Settimana della terza domenica di Quaresima – martedì
Vangelo
Mt 6, 16-18
✠ Lettura del vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
La Chiesa custodisce il segreto della relazione con il Padre. Se il fulcro della preghiera è la relazione con Dio Padre, se il cuore della preghiera è l’incontro con Dio, la Chiesa custodisce il cammino di coloro che vogliono vivere questo incontro con Dio Padre e il suo compito è quello di aprire cammini che portino al Padre. Questo Vangelo ci dona di riflettere sulla visione di Chiesa che Papa Francesco sta cercando di costruire: non una chiesa che, forte del suo passato e delle tradizioni che ha generato occupa spazi, ma una chiesa che, umile e docile rispetto al comando di Cristo, genera cammini che la sappiano portare alla salvezza tutti. La chiesa di oggi cerca di compiere questo passo. Generare cammini è sempre difficile, come lo è qualsiasi atto generativo. Generare cammini è segno di profezia: significa domandarsi cosa Dio Padre e il Signore Risorto chiedono oggi alla loro chiesa in vista del futuro della fede. Vivere la grazia di questa fase di vita ecclesiale è certamente molto difficile, ma può essere anche molto entusiasmante. Chi vive il carisma della profezia – e la Chiesa, nel suo insieme, è depositaria di questo carisma – sa che solo nell’affidamento costante a Dio si può vivere questo processo generativo di percorsi di fede.
La chiesa richiama gesti e scelte di rinuncia. Come ci diceva il Vangelo, compito della Chiesa è anche quello di promuovere, sostenere, suscitare percorsi spirituali seri ed intensi, nei quali possa brillare la capacità dell’uomo di rinunciare a qualcosa di proprio per il bene di tutti. È questo il senso del digiuno, in qualsiasi forma sia stato da noi scelto e sostenuto in questi giorni santi. Il nostro digiuno non serve a Dio! Qualsiasi nostra rinuncia, non dà lode al Signore! Serve a noi che, anche attraverso questa rinuncia concreta, impariamo quel dominio sul corpo che è necessario a tutta la nostra esistenza. La chiesa vive come esperienza di lode a Dio l’insieme delle rinunce dei suoi figli e sostiene scelte audaci e controcorrenti di rinuncia perché non si perda il senso penitenziale dell’esistenza. Il digiuno ha, quindi, un duplice versante. Da un lato c’è quello personale, liberamente scelto da ogni fedele. Dall’altro c’è quello comunitario. Le scelte di proposta di cena povera, che ci riguarderanno nella settimana santa e che sono anticipate anche dal richiamo per le scelte di rinuncia e di carità che abbiamo proposto, intendono rispondere a questa esigenza educativa comune
Genesi
19, 12-29
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Quegli uomini dissero a Lot: «Chi hai ancora qui? Il genero, i tuoi figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli uscire da questo luogo. Perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il grido innalzato contro di loro davanti al Signore è grande e il Signore ci ha mandato a distruggerli». Lot uscì a parlare ai suoi generi, che dovevano sposare le sue figlie, e disse: «Alzatevi, uscite da questo luogo, perché il Signore sta per distruggere la città!». Ai suoi generi sembrò che egli volesse scherzare. Quando apparve l’alba, gli angeli fecero premura a Lot, dicendo: «Su, prendi tua moglie e le tue due figlie che hai qui, per non essere travolto nel castigo della città». Lot indugiava, ma quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le sue due figlie, per un grande atto di misericordia del Signore verso di lui; lo fecero uscire e lo condussero fuori della città. Dopo averli condotti fuori, uno di loro disse: «Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!». Ma Lot gli disse: «No, mio signore! Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e tu hai usato grande bontà verso di me salvandomi la vita, ma io non riuscirò a fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io muoia. Ecco quella città: è abbastanza vicina perché mi possa rifugiare là ed è piccola cosa! Lascia che io fugga lassù – non è una piccola cosa? – e così la mia vita sarà salva». Gli rispose: «Ecco, ti ho favorito anche in questo, di non distruggere la città di cui hai parlato. Presto, fuggi là, perché io non posso far nulla finché tu non vi sia arrivato». Perciò quella città si chiamò Soar. Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Soar, quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco provenienti dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale. Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato alla presenza del Signore; contemplò dall’alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace. Così, quando distrusse le città della valle, Dio si ricordò di Abramo e fece sfuggire Lot alla catastrofe, mentre distruggeva le città nelle quali Lot aveva abitato.
Il racconto della genesi meriterebbe una meditazione singolarmente dedicata. Nei limiti delle scelte di questa quaresima, mi limito a commentare la frase: “io non posso fare nulla finchè tu sia arrivato là”, frase che dice il messaggero di Dio per la custodia di Lot. Di per sé Dio potrebbe fare qualsiasi cosa in qualsiasi momento, eppure moltissimi brani della scrittura ci mostrano come Dio fermi la sua azione per rispetto dell’uomo e dell’alleanza stretta con lui. Quello che si dice di molte storie di salvezza contenute nella scrittura, vale anche per la chiesa. Dio che potrebbe operare qualsiasi cosa senza la Chiesa, di fatto, nella storia, opera attraverso di essa. Sopportando le sue lentezze, perdonando il peccato dei suoi figli, sostenendo sempre il suo cammino. La chiesa è “sacramento di salvezza” perché tutti gli uomini raggiungano la vita eterna. Dio rispetta, accompagna, sostiene la sua chiesa, esattamente come dovremmo fare noi, figli della chiesa, con amore e rispetto.
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Proverbi
8, 32-36
Lettura del libro dei Proverbi
La sapienza dice: «Ora, figli, ascoltatemi: beati quelli che seguono le mie vie! Ascoltate l’esortazione e siate saggi, non trascuratela! Beato l’uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire gli stipiti della mia soglia. Infatti, chi trova me trova la vita e ottiene il favore del Signore; ma chi pecca contro di me fa male a se stesso; quanti mi odiano amano la morte».
Infine il libro dei proverbi, ci mostra ancora un invito della sapienza, impersonificata da una donna, per tutti gli uomini. Questo invito sapienziale è quello che potrebbe anche rivolgere la Chiesa ai suoi figli. È la chiesa che chiama tutti a seguire le sue vie, è la chiesa che invita a non trascurare la sua azione, è la chiesa che, pur sopportando coloro che peccano contro di lei e che le fanno del male, invita tutti alla salvezza.
In preghiera
Signore Gesù, con la potenza dello Spirito, donaci di amare questa chiesa a lode di Dio Padre. Tu che hai contemplato la chiesa nel segreto della tua eternità, donaci di vivere al suo servizio e operando per il suo bene.
Esame di coscienza
- Sento che la chiesa custodisce il mio cammino?
- Stimo la chiesa che sta cercando di generare nuovi cammini e nuovi processi di fede?
- Amo la chiesa e prego per lei con quel filiale rispetto che le è dovuto?
- Prego per coloro che fanno del male alla chiesa?