Settimana della 2 domenica di Pasqua – Sabato
Vangelo
Gv 3, 31-36
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Giovanni diceva: «Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui».
La liturgia di questo sabato che ci immette nella terza domenica di Pasqua ci aiuta a capire l’azione dello Spirito in noi. È l’azione che lo Spirito accende nel cuore di tutti i battezzati, come il Vangelo ci spiegava. Lo Spirito entra nel cuore di coloro che vivono il Battesimo come fonte di grazia. Addirittura lo Spirito entra nel cuore dell’uomo “senza misura”. Lo Spirito, che è Spirito di amore tra il Padre e il Figlio, entrando senza misura nel cuore degli uomini accende in essi un vivo amore non solo per Dio ma anche per gli altri uomini. Il frutto dello Spirito è l’abbondanza dell’amore. Da questa caratteristica derivano, poi, tutte le altre. È sempre lo Spirito che ricorda che chi non si apre a questa logica di amore, va contro Dio e per questo “non avrà la vita”. Chi non ama, chi non si dirige in questa direzione di amore, non potrà conoscere Dio sorgente di ogni amore.
Atti
At 5, 17-26
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Si levò il sommo sacerdote con tutti quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducei, pieni di gelosia, e, presi gli apostoli, li gettarono nella prigione pubblica. Ma, durante la notte, un angelo del Signore aprì le porte del carcere, li condusse fuori e disse: «Andate e proclamate al popolo, nel tempio, tutte queste parole di vita». Udito questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare. Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli della sua parte, convocarono il sinedrio, cioè tutto il senato dei figli d’Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione. Ma gli inservienti, giunti sul posto, non li trovarono nel carcere e tornarono a riferire: «Abbiamo trovato la prigione scrupolosamente sbarrata e le guardie che stavano davanti alle porte, ma, quando abbiamo aperto, non vi abbiamo trovato nessuno». Udite queste parole, il comandante delle guardie del tempio e i capi dei sacerdoti si domandavano perplessi a loro riguardo che cosa fosse successo. In quel momento arrivò un tale a riferire loro: «Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo». Allora il comandante uscì con gli inservienti e li condusse via, ma senza violenza, per timore di essere lapidati dal popolo.
L’abbondanza dello Spirito nella vita degli apostoli è il tema che viene racchiuso nella prima lettura, che non è solo il racconto di un miracolo: la liberazione miracolosa dal carcere. Esso è molto di più. San Luca intende dire che i discepoli, dopo la Pentecoste, hanno sempre vissuto in quella dimensione di richiesta del dono dello Spirito che ha reso la loro vita una continua preghiera. Così, anche dal carcere accettato per amore del Signore, si è levata una continua preghiera a Colui che può ogni cosa. La loro liberazione è il segno di quella consegna piena che gli apostoli hanno fatto di sé stessi a Dio. Tanto che, dopo questa liberazione miracolosa, essi tornano subito alla loro principale attività: la predicazione nel tempio. La Parola che pronunciano, unita ai segni che si vedono, converte la gente. La gente rimane stupita nel vederli insieme a predicare, sapendo bene che erano stati messi in prigione e, per questo, si dispone a seguirli con maggior attenzione e rispetto.
Corinzi
1Cor 15, 12-20
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti? Se non vi è risurrezione dei morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo mentre di fatto non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.
L’abbondanza dello Spirito nella vita dei predicatori del Vangelo è anche il contenuto della lettera ai Corinti. San Paolo è consapevole che il frutto più importante dello Spirito in Lui è l’aver acceso nel suo cuore il desiderio della vita eterna. Ecco perché la predicazione di San Paolo non si perde in molte cose, ma centra subito il punto più importante di ogni predicazione apostolica: la vita eterna. San Paolo comprende che questa è la vera novità da annunciare e richiama tutti a questa verità. Verità alla quale può convertire il cuore solo l’azione segreta dello Spirito Santo nei cuori. È per questo che San Paolo predica la verità della vita eterna, perché riconosce che in Lui è forte l’azione di quello Spirito che lo ha chiamato alla grazia della fede.
Per noi
Anche noi siamo invitati a riflettere:
- Lasciamo che lo Spirito lavori ed operi dentro di noi?
- Riflettiamo sull’importanza della vita eterna?
- Viviamo questo tempo di Pasqua per vivere bene la preghiera allo Spirito, vero protagonista di questi giorni?
Chiediamo al Signore di aiutarci a vivere questa grazia e di conoscere la forza dell’azione dello Spirito dentro di noi. È questo il cammino pasquale che siamo chiamati a compiere.