Martedì 17 maggio

Settimana della 5 domenica di Pasqua – martedì 

La Parola di Dio per questo giorno

LETTURA At 22, 23-30
Lettura degli Atti degli Apostoli

In quei giorni. Poiché i Giudei continuavano a urlare, a gettare via i mantelli e a lanciare polvere in aria, il comandante fece portare Paolo nella fortezza, ordinando di interrogarlo a colpi di flagello, per sapere perché mai gli gridassero contro in quel modo. Ma quando l’ebbero disteso per flagellarlo, Paolo disse al centurione che stava lì: «Avete il diritto di flagellare uno che è cittadino romano e non ancora giudicato?». Udito ciò, il centurione si recò dal comandante ad avvertirlo: «Che cosa stai per fare? Quell’uomo è un romano!». Allora il comandante si recò da Paolo e gli domandò: «Dimmi, tu sei romano?». Rispose: «Sì». Replicò il comandante: «Io, questa cittadinanza l’ho acquistata a caro prezzo». Paolo disse: «Io, invece, lo sono di nascita!». E subito si allontanarono da lui quelli che stavano per interrogarlo. Anche il comandante ebbe paura, rendendosi conto che era romano e che lui lo aveva messo in catene. Il giorno seguente, volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio; fece condurre giù Paolo e lo fece comparire davanti a loro.

SALMO Sal 56 (57)

Sei tu la mia lode, Signore, in mezzo alle genti.
Oppure Alleluia, alleluia, alleluia.

Saldo è il mio cuore, o Dio,
saldo è il mio cuore.
Voglio cantare, voglio inneggiare:
svégliati, mio cuore,
svegliatevi, arpa e cetra,
voglio svegliare l’aurora. R

Ti loderò fra i popoli, Signore,
a te canterò inni fra le nazioni:
grande fino ai cieli è il tuo amore
e fino alle nubi la tua fedeltà. R

Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria. R

VANGELO Gv 10, 31-42
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. Il Signore Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani. Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.

Vangelo

Per quale opera volete lapidarmi?”. Il Vangelo di oggi e la prima lettura, la pagina degli Atti degli Apostoli, hanno molto in comune tra di loro. Tutt’e due le pagine ci mostrano l’opposizione a Gesù e a San Paolo che diventa vivo desiderio di uccidere, di togliere di mezzo con la violenza prima il Signore Gesù e, poi, San Paolo. Nel vivo del ministero il Signore Gesù incontra ferrea opposizione tanto alla sua persona quanto alle sue opere. L’opposizione alla sua persona è espressa nelle parole che lo accusano di bestemmia: “tu che sei uomo ti sei fatto Dio”. L’opposizione alle opere stenta a trovare un fondamento, ma si capisce che nessuno di chi è presente a quella scena comprende bene il vero valore delle opere, cioè dei miracoli, che il Signore compie. Questa opposizione è sempre più forte, tanto che il Signore è costretto a rifugiarsi lì dove San Giovanni Battista aveva vissuto la sua predicazione, perché tutti potessero comprendere il forte legame tra la predicazione di Giovanni e la sua presenza. Legame che viene sottolineato dall’evangelista, quando ritrae l’atteggiamento di molti che si convertono dicendo: “tutto quello che Giovanni ha detto su di lui è vero”.

Atti

Lo scenario è il medesimo anche nella prima lettura. Abbiamo sentito ieri dell’arresto di San Paolo e di come ci si sta preparando a torturarlo. A salvarlo è la legge di Roma! Legge che impediva che un cittadino romano potesse essere torturato. Paolo è romano per nascita e il comandante capisce bene che ha un diritto fondamentale, un diritto che a lui stesso è costato molto, essendo uno di quelli che è pervenuto alla cittadinanza romana, non avendola di nascita o di diritto. È proprio questa legge che salva Paolo da ogni contestazione e, soprattutto, dal concreto rischio di essere flagellato o di morire per mano dei Giudei. Quindi potremmo dire che Dio si serve anche dei pagani, delle loro istituzioni, delle loro leggi, per aiutare gli uomini, nel caso San Paolo, a comprendere bene ciò che accade nella vita. Un ritiro dalla scena salva Gesù che si raduna con i discepoli nel luogo del profeta Giovanni, un ritiro dalla scena operato dai pagani salva San Paolo che potrà continuare la sua predicazione fino al suo martirio.

Per noi

Credo che le due pagine insieme ci aiutino molto a comprendere che, a volte, sono proprio le situazioni che si creano nella vita a darci aiuto, a farci comprendere che il Signore non ci abbandona, a farci percepire il suo sostegno. Quello che è accaduto nella vita del Signore, quello che è accaduto nella vita di San Paolo, ci aiuta a comprendere che il Signore si serve di tutto per condurre tutti gli uomini e tutta la storia, lì dove lui ha fissato. Questo apre la mente dei discepoli del Signore e, quindi anche la nostra, a comprendere che ci possono essere diversi livelli attraverso i quali noi rileggiamo ciò che capita. Potremmo fermarci ad un livello basilare, che ci fa dire che le cose, semplicemente, capitano. Potremmo parlare del destino, della casualità. Il credente, invece, dà un’altra lettura, che è quella della fede. Il credente sa che nulla capita a caso, ma che tutto è sotto l’azione dello Spirito Santo che conduce lì dove è la pienezza di ogni cosa.

Dovremmo tutti fare, anzitutto, questo esercizio. Metterci davanti al Signore, magari davanti al Crocifisso e incominciare a ripensare a quei momenti della vita in cui abbiamo avuto la percezione del suo intervento a nostro favore e per la nostra salvezza. Credo che, con la memoria della fede, non ci sarà difficile ricostruire qualche momento di questo genere.

Poi dovremmo fare il medesimo esercizio su scala più ampia e imparare a rileggere la storia del mondo di cui siamo testimoni proprio partendo da questo criterio. Non è facile capire che tutti e tutto si dirigono verso l’incontro con Cristo e, talvolta, l’esercizio può davvero essere complesso. Eppure è l’unico esercizio che ci farà pregare lo Spirito Santo per illuminarci!

Con Maria

Maria, nel Magnificat, ha espresso proprio questa consapevolezza. Quando dice che Dio “ha rovesciato i potenti dai troni, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote…”, intende compiere questo esercizio di discernimento. Lei comprende che tutta la storia è nelle mani di Dio e rilegge tutti gli eventi di cui è protagonista proprio alla luce di quello che Dio fa accadere nel suo mondo. Chiediamo anche noi questa grazia per essere certi che il Signore ci insegnerà come vivere quest’opera di discernimento.

2022-05-13T16:15:48+02:00