Giovedì 17 giugno

Settimana della 3 domenica dopo Pentecoste – Giovedì

Vangelo

Lc 6, 20a. 24-26
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

La redazione di San Luca, accanto al testo delle beatitudini che abbiamo commentato ieri, mette alcuni “guai”. Si tratta di formulazioni in negativo per indicare la via della salvezza. Mi lascio attirare dall’ultimo di questi guai: “guai quando tutti diranno bene di voi”. È un invito di Gesù a non compiacere il pensiero degli altri, a non avere a cuore solamente che gli altri dicano bene di noi perché diciamo o agiamo secondo quelli che sono i loro criteri di giudizio. L’uomo di fede è sempre libero da queste cose. Come Gesù. Molti hanno parlato bene di lui, come si legge nel Vangelo, ma non sono mancati né critici, né accusatori, né persone che hanno tentato di lapidarlo e, come tutti ben sappiamo, nemmeno coloro che hanno complottato per orchestrare la sua uccisione. Dunque è Gesù per primo a vivere questa beatitudine. Così sarà, però, anche nella vita del discepolo. Anche il discepolo troverà opposizione, troverà persone che parlano male di lui, troverà persone che lo perseguiteranno… In tutte queste cose vi è già una via di beatitudine: la beatitudine di chi non vuole altro che conformarsi a Cristo. Ecco perché l’uomo di fede accetta tutte queste cose senza lamentarsi troppo: le offre a Dio e ne fa un ulteriore invito a seguire Cristo sofferente e perseguitato.

Numeri

Nm 20, 22-29
Lettura del libro dei Numeri

In quei giorni. Tutta la comunità degli Israeliti levò l’accampamento da Kades e arrivò al monte Or. Il Signore disse a Mosè e ad Aronne al monte Or, sui confini del territorio di Edom: «Aronne sta per essere riunito ai suoi padri e non entrerà nella terra che ho dato agli Israeliti, perché siete stati ribelli al mio ordine alle acque di Merìba. Prendi Aronne e suo figlio Eleàzaro e falli salire sul monte Or. Spoglia Aronne delle sue vesti e rivestine suo figlio Eleàzaro. Là Aronne sarà riunito ai suoi padri e morirà». Mosè fece come il Signore aveva ordinato ed essi salirono sul monte Or, sotto gli occhi di tutta la comunità. Mosè spogliò Aronne delle sue vesti e ne rivestì Eleàzaro suo figlio. Là Aronne morì, sulla cima del monte. Poi Mosè ed Eleàzaro scesero dal monte. Tutta la comunità vide che Aronne era spirato e tutta la casa d’Israele lo pianse per trenta giorni.

Così come accadde anche nella vita di Aronne. Aronne il fratello di Mosè, quello che parlava bene, quello che non ha avuto paura di dire le cose in faccia al faraone, quello che non ha fatto altro che vivere accanto a Mosè, come fosse la sua ombra. L’uomo di preghiera, l’uomo che divenne sacerdote, l’uomo che accompagnò sempre il suo popolo. Chi può parlare male di lui? Cosa si può dire in negativo di un uomo che ha speso i suoi giorni a servizio di Dio e come braccio destro di Mosè? Sembrerebbe nulla. Ed è così! Nemmeno Dio si lamenta di lui e quando afferma che anche Aronne si era ribellato a Dio a Meriba, si intende piuttosto affermare la piena conformità di Aronne al suo popolo. È un uomo così dedito al servizio che ha assunto, in tutto e per tutto, la fisionomia dei suoi contemporanei. Direbbe papa Francesco che è davvero un pastore che ha l’odore del gregge. Queste parole sono uno stratagemma narrativo per rispondere alla domanda: perché nemmeno Mosè ed Aronne sono entrati nella terra della promessa? La risposta è evidente. Anche loro appartenevano alla generazione di coloro che nacquero in Egitto e nessuno di essi entrò nella terra dei padri. Nemmeno il profeta e il sacerdote. Anche di Aronne non si può dire solo bene: partecipò in tutto e per tutto alla vita degli uomini ma, avendo accettato anche questo, salvò la propria anima. Aronne è, difatti, l’esempio del sacerdote che, anche se prima di Cristo, vive di preghiera e per Dio.

Per noi

Credo che tutti noi abbiamo molto a cuore ciò che si dice di noi. Tutti teniamo molto a che le altre persone possano parlare bene di noi, della nostra vita, del nostro operato e rimaniamo male se sentiamo qualcuno che parla male di noi, che mette in dubbio la nostra parola, che si lamenta del modo con cui ci comportiamo. A volte ne soffriamo oltre misura, a volte siamo capaci di prendere queste critiche come un invito a fare meglio e a correggere noi stessi, altre volte facciamo male a non raccogliere le critiche che ci vengono rivolte, le snobbiamo quasi che non ci riguardassero e non capendo che, in esse, c’è sempre qualcosa di vero.

  • Come reagiamo quando parlano male di noi?
  • Come raccogliamo le critiche che incontriamo?
  • Come emendiamo il nostro modo di vivere, senza essere succubi del giudizio degli altri?

Chiediamo al Signore di illuminare anche oggi la nostra via, ricordandoci che non ci sarà mai nessun uomo del quale si potrà dire solo bene. Rimettiamo ogni cosa nelle mani di Dio, perché solo da Lui può venire quella salvezza che rende la vita piena di senso e di significato.

2021-06-11T10:25:04+02:00