Venerdì 17 settembre

Settimana della 2 domenica dopo il martirio – Venerdì

1 Giovanni

1Gv 4, 7-14
Lettura della prima lettera di san Giovanni apostolo

Figlioli miei, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. In questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito. E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo.

Anche oggi la meditazione di San Giovanni istruisce ed aiuta la nostra preghiera.

“Chi ama è stato generato da Dio”. È la prima constatazione di San Giovanni. Se uno accetta di conoscere la rivelazione di Dio che è amore, se uno accetta di avere nel cuore il Vangelo di Cristo, deve, a sua volta, disporsi ad amare. Non è possibile affermare di credere alla rivelazione di amore di Dio e, contemporaneamente, non disporsi ad azioni che attestino la propria capacità di amare. Al tempo stesso, occorre capire che chi ama è generato da Dio, ovvero occorre riconoscere che qualsiasi gesto di amore che c’è nel mondo, in modo consapevole o inconsapevole, viene da Dio. Chiunque si disponga ad un qualsiasi atto di bene, fa nascere l’amore di Dio in lui. Anche in modo inconsapevole.

“Non siamo stati noi ad amare Dio, ma Egli ha mandato il suo Figlio in espiazione per i nostri peccati”. San Giovanni aggiunge, poi, questa ulteriore considerazione. Noi non amiamo mai Dio per primi. Così non ci amiamo gli uni gli altri solo per un desiderio di bene che può essere presente nel nostro cuore. Noi amiamo Dio perché riconosciamo che Egli ci ha amato per primo, donando il suo Figlio morto e risorto per noi. Quanto poi ai sentimenti di bene che sono nel nostro cuore in modo “naturale”, ovvero già di per sé, occorre riconoscere che qualsiasi orma di bene è insita nella coscienza da parte di Dio, che iscrive nel cuore degli uomini quell’essere “a sua immagine e somiglianza”, ovvero portatori di bene. Il credente ha questa consapevolezza e, per questo, ringrazia Dio ogni giorno.

“Nessuno ha mai visto Dio, se ci amiamo gli uni gli altri, l’amore di Dio è perfetto in noi”. Il credente ha anche a cuore il desiderio di vedere il volto di Dio nella sua essenza. Poiché questa è l’esperienza dell’eternità, il credente, per ora, vive amando. Certo che tutti i gesti di amore del tempo presente, saranno ciò che si realizzerà poi in pienezza nella vita eterna, quando contempleremo l’Amore che è prima di ogni cosa, l’Amore che ha reso possibile ogni atto di amore e di donazione di questo mondo.

Vangelo

Lc 17, 22-25
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».

Gesù parlava, nella sua predicazione, proprio di questo desiderio, quello cioè di vedere il volto del Padre. Anzitutto il suo desiderio di ritornare al Padre. Desiderio che si compie solo in quel ritorno dopo la sua passione. Gesù è conscio e consapevole che il suo ritorno al Padre sarà solo dopo la crocifissione, ovvero solamente dopo quella donazione di amore che rende vera, piena, compiuta la sua donazione agli uomini. È a partire da quel sacrificio volontario espiato sulla Croce che abbiamo contemplato martedì nella festa dell’Esaltazione, che Gesù torna al Padre amato e invocato sempre nel corso del suo ministero come forza e sostegno della sua missione.

Questo desiderio, la visione del volto di Dio, è, da sempre, il desiderio dell’uomo di fede. Desiderio antico che compie il Signore Gesù che assicura questa visione nella vita eterna. Tuttavia anche l’uomo, ad imitazione di Cristo, per vedere questo suo desiderio realizzato, intanto dovrà spendersi nella ricerca del bene in questo tempo che ci viene donato. Poi, passando attraverso l’affidamento a Dio nella morte, potrà realizzare in pienezza quanto anche gli uomini di buona volontà di ogni tempo e di ogni luogo hanno desiderato ed amato.

Per noi

Spesso la liturgia ci richiama al desiderio della visione del volto di Dio. Credo sia bellissimo che anche noi ci confrontiamo con questo desiderio ed impariamo a coltivarlo dentro di noi. Coltivare il desiderio di vedere il volto di Dio, infatti, dice l’intensità della nostra fede e del nostro cammino spirituale.

  • Sto coltivando il desiderio di vedere il volto di Dio?

In secondo luogo credo sia importante capire che noi non coltiviamo questo desiderio solo “in teoria”, ma disponendoci a compiere tutti quegli atti di amore che possiamo vivere, in attesa di questa visione finale del suo volto e della bellezza. Ecco l’impegno che la fede ci affida anche oggi. Disponiamoci a vivere questo giorno compiendo il bene che, oggi, è alla nostra portata. Questo ci servirà per vivere bene ogni altro aspetto della nostra vita, nell’attesa di vedere il volto di Dio.

2021-09-10T14:39:41+02:00