Settimana della 7 domenica di Pasqua – Martedì
Cantico
Ct 5, 6b-8
Lettura del Cantico dei Cantici
L’amato mio se n’era andato, era scomparso. Io venni meno, per la sua scomparsa; l’ho cercato, ma non l’ho trovato, l’ho chiamato, ma non mi ha risposto. Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città; mi hanno percossa, mi hanno ferita, mi hanno tolto il mantello le guardie delle mura. Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, se trovate l’amato mio che cosa gli racconterete? Che sono malata d’amore!
Filippesi
Fil 3, 17 – 4, 1
Lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra. La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose. Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!
Vangelo
Gv 15, 9-11
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Il dono della sapienza
“Sapere”, dal latino, avere sapore. Il dono dello Spirito Santo che permette alla vita di ciascuno di avere un suo spessore, di acquistare un sapore. È il dono che deve chiedere e che deve invocare chi non vuole perdersi nelle cose dell’esistenza, è il dono di chi vuole dare un senso ai propri giorni, anche alle cose che, immediatamente, non sembrano avere senso o che, addirittura, sembrano rovinare un’esistenza.
“Rimanete nel mio amore”. Il dono della sapienza è il dono che viene concesso a chi vuole conoscere l’amore di Dio. A costui viene rivelato il dono di amore che Dio offre in Gesù Cristo e nella sua Croce. Il dono della sapienza chiede a tutti di saper “rimanere” in questo amore, ovvero chiede ad ogni uomo di saper ricordare ogni giorno che la sua vita è stata redenta dal Signore. Rimane nell’amore del Signore chi sa valorizzare il dono della Croce; rimane nell’amore di Dio chi sa fare di ogni giorno un tempo utile per amare a sua volta. Rimane nell’amore di Dio chi trova negli atti ispirati alla carità il senso e lo spessore dei suoi giorni. Costui ha una vita saporosa, piena del sapore stesso dell’amore di Dio.
“…perché la vostra gioia sia piena…”. Ha una vita piena di sapore colui che vuole rimanere nella gioia. Non perché gli capitino solo cose belle e gioiose, ma perché chi si apre alla gioia di Dio non si lascia strappare la gioia del credere, la gioia della fede, nemmeno da tutte le cose negative che gli possono capitare. Rimane nella gioia del Signore chi cerca di operare nel solco della fede, chi cerca di vivere ogni giorno i medesimi atti di carità che ha imparato alla scuola della Parola. Il credente ha la gioia piena quando sa unirsi nella preghiera al Signore e quando sa portare i frutti di questa preghiera in mezzo agli uomini, così come gli è concesso di fare.
“…si vantano delle cose di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra…”. Ci sono uomini che non posseggono il dono della sapienza: sono coloro che sono concentrati solo sul presente, sono coloro che non fanno altro che pensare alle cose che soddisfano i propri appetiti, sono coloro che fanno le cose che fanno tutti e, tra queste, ci sono anche quei comportamenti per i quali occorrerebbe, invece, vergognarsi. Noi siamo circondati ogni giorno da uomini che non hanno il dono della sapienza e che compiono ciò di cui bisognerebbe, invece, vergognarsi.
“… fratelli miei carissimi, mia gioia e mia corona…”. Il dono della sapienza è anche quello che possiede chi vede nei fratelli di fede un motivo dal quale trarre gioia ogni giorno. Ha la sapienza della fede chi sa stimare il cammino di fede degli altri. Ha il dono della sapienza chi sa gioire perché qualche fratello è di esempio. Ha il dono della sapienza chi sa vedere quelle vite piene di sapore, piene di spessore che gli stanno intorno e sa prendere esempio da ciascuna di queste. Ha il dono della sapienza chi sa valorizzare sempre il bene che c’è negli altri, senza mai essere invidioso del bene che gli altri sanno compiere. Il dono della sapienza è quello che porta a stimare anche il bene che proviene da chi non si conosce, poiché chi ha questo dono sa che ogni forma di bene proviene da Dio e porta a Dio stesso.
Infine ha il dono della sapienza chi è “malato d’amore”, come diceva il Cantico. La sapienza di Dio, infatti, si esprime in ogni forma di amore che l’uomo può introdurre nella storia.
Per noi
Anche noi chiediamo il dono della sapienza. In mezzo a tante vite che non hanno più nessun sapore, in un mondo sempre più popolato di persone che hanno comportamenti non ispirati all’amore, in un mondo che non ama più, cerchiamo di essere noi quelli che sanno mettersi a disposizione di Dio e degli altri in quella forma che il Vangelo ha proposto e osa ancora proporre a ciascuno di noi. Chiediamo il dono di una vita che abbia un suo spessore, imparando che la gioia non è la spensieratezza di un momento, continuando a scegliere quel comportamento difficile che non ci fa omologare agli altri, decidendo, giorno dopo giorno, di non essere né di peso né di scandalo per nessuno. Chiediamo il dono della sapienza per essere di esempio a tutti, senza mai essere tra coloro che si allontanano dall’amore di Dio. Chiediamo anche questo dono per imparare a stimare e ad apprezzare la presenza di tutti quegli uomini che operano per il bene, operano secondo lo spirito di amore che è in loro e che diventano occasione di gioia per altri.
Maria, Madre del cenacolo, colei che, per prima, sperimenta tutti i doni dello Spirito Santo, ci aiuti ad invocare con fede il dono della sapienza.