Feria prenatalizia 2
La sapienza del continuare.
C’è una sapienza che viene dal continuare le cose che si sono intraprese. C’è una sapienza che nasce dal non rompere tutto appena le cose vanno male. C’è una sapienza che matura nelle cose che continuano giorno dopo giorno.
Rut
1, 15 – 2, 3
Lettura del libro di Rut
In quei giorni. Noemi disse a Rut: «Ecco, tua cognata è tornata dalla sua gente e dal suo dio; torna indietro anche tu, come tua cognata». Ma Rut replicò: «Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio. Dove morirai tu, morirò anch’io e lì sarò sepolta. Il Signore mi faccia questo male e altro ancora, se altra cosa, che non sia la morte, mi separerà da te». Vedendo che era davvero decisa ad andare con lei, Noemi non insistette più. Esse continuarono il viaggio, finché giunsero a Betlemme. Quando giunsero a Betlemme, tutta la città fu in subbuglio per loro, e le donne dicevano: «Ma questa è Noemi!». Ella replicava: «Non chiamatemi Noemi, chiamatemi Mara, perché l’Onnipotente mi ha tanto amareggiata! Piena me n’ero andata, ma il Signore mi fa tornare vuota. Perché allora chiamarmi Noemi, se il Signore si è dichiarato contro di me e l’Onnipotente mi ha resa infelice?». Così dunque tornò Noemi con Rut, la moabita, sua nuora, venuta dai campi di Moab. Esse arrivarono a Betlemme quando si cominciava a mietere l’orzo. Noemi aveva un parente da parte del marito, un uomo altolocato della famiglia di Elimèlec, che si chiamava Booz. Rut, la moabita, disse a Noemi: «Lasciami andare in campagna a spigolare dietro qualcuno nelle cui grazie riuscirò a entrare». Le rispose: «Va’ pure, figlia mia». Rut andò e si mise a spigolare nella campagna dietro ai mietitori. Per caso si trovò nella parte di campagna appartenente a Booz, che era della famiglia di Elimèlec.
È la sapienza della storia di Rut. Noemi che continua a pregare sua nuora di andarsene esprime una sapienza: la sapienza di chi vorrebbe che una donna giovane e bella si rifaccia un futuro. È la sapienza di chi continua a pensare una vita su canoni comuni. Rut ha un’altra sapienza. Quella di chi si presta a continuare l’opera di Dio. La sapienza di chi vede bello stare con la suocera, nel continuare l’avventura della vita con lei, un’espressione di solidarietà, di vicinanza, di condivisione che insegna a contare i propri giorni. È la sapienza contraria a quella di Noemi, la sapienza di chi continua a offrire, costi quel che costi, la sapienza di chi non pensa a rifarsi una vita, la sapienza di chi continua a pensare che ogni cosa, nella vita, ha il suo perché. Compreso quello stare con la suocera che diventa il progetto di vita di questa donna.
È la sapienza di Dio che scrive, nella diversa idea di continuità, un progetto di vita per queste due donne. Progetto che si unificherà in ciò che Dio ha predisposto per loro.
Ester
3, 8-13; 4, 17i-17z
Lettura del libro di Ester
In quei giorni. Amàn disse al re Artaserse: «C’è un popolo disperso tra le nazioni in tutto il tuo regno, le cui leggi differiscono da quelle di tutte le altre nazioni; essi disobbediscono alle leggi del re e non è conveniente che il re glielo permetta. Se piace al re, dia ordine di ucciderli, e io assegnerò al tesoro del re diecimila talenti d’argento». Il re, preso il suo anello, lo dette in mano ad Amàn, per mettere il sigillo sui decreti contro i Giudei. Il re disse ad Amàn: «Tieni pure il denaro, e tratta questo popolo come vuoi tu». Nel tredicesimo giorno del primo mese furono chiamati gli scribi e, come aveva ordinato Amàn, scrissero ai capi e ai governatori di ogni provincia, dall’India fino all’Etiopia, a centoventisette province, e ai capi delle nazioni, secondo la loro lingua, a nome del re Artaserse. Le lettere furono mandate per mezzo di corrieri nel regno di Artaserse, perché in un solo giorno del dodicesimo mese, chiamato Adar, fosse sterminata la stirpe dei Giudei e si saccheggiassero i loro beni. Tutti gli Israeliti gridavano con tutte le loro forze, perché la morte stava davanti ai loro occhi. Anche la regina Ester cercò rifugio presso il Signore, presa da un’angoscia mortale. Si tolse le vesti di lusso e indossò gli abiti di miseria e di lutto; invece dei superbi profumi si riempì la testa di ceneri e di immondizie. Umiliò duramente il suo corpo e, con i capelli sconvolti, coprì ogni sua parte che prima soleva ornare a festa. Poi supplicò il Signore e disse: «Mio Signore, nostro re, tu sei l’unico! Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso all’infuori di te, perché un grande pericolo mi sovrasta. [Io ho sentito fin dalla mia nascita, in seno alla mia famiglia, che tu, Signore, hai preso Israele tra tutte le nazioni e i nostri padri tra tutti i loro antenati come tua eterna eredità, e hai fatto per loro tutto quello che avevi promesso. Ma ora abbiamo peccato contro di te e ci hai consegnato nelle mani dei nostri nemici, perché abbiamo dato gloria ai loro dèi. Tu sei giusto, Signore! Ma ora non si sono accontentati dell’amarezza della nostra schiavitù: hanno anche posto le mani sulle mani dei loro idoli, giurando di abolire il decreto della tua bocca, di sterminare la tua eredità, di chiudere la bocca di quelli che ti lodano e spegnere la gloria del tuo tempio e il tuo altare, di aprire invece la bocca delle nazioni per lodare gli idoli vani e proclamare per sempre la propria ammirazione per un re mortale. Non consegnare, Signore, il tuo scettro a quelli che neppure esistono. Non permettere che ridano della nostra caduta; ma volgi contro di loro questi loro progetti e colpisci con un castigo esemplare chi è a capo dei nostri persecutori.] Ricòrdati, Signore, manifèstati nel giorno della nostra afflizione e da’ a me coraggio, o re degli dèi e dominatore di ogni potere. Metti nella mia bocca una parola ben misurata di fronte al leone e volgi il suo cuore all’odio contro colui che ci combatte, per lo sterminio suo e di coloro che sono d’accordo con lui. Quanto a noi, salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto, perché sono sola e non ho altri che te, Signore! [Tu hai conoscenza di tutto e sai che io odio la gloria degli empi e detesto il letto dei non circoncisi e di qualunque straniero. Tu sai che mi trovo nella necessità e che detesto l’insegna della mia alta carica, che cinge il mio capo nei giorni in cui devo comparire in pubblico; la detesto come un panno immondo e non la porto nei giorni in cui mi tengo appartata. La tua serva non ha mangiato alla tavola di Amàn; non ha onorato il banchetto del re né ha bevuto il vino delle libagioni. La tua serva, da quando ha cambiato condizione fino ad oggi, non ha gioito, se non in te, Signore, Dio di Abramo.] O Dio, che su tutti eserciti la forza, ascolta la voce dei disperati, liberaci dalla mano dei malvagi e libera me dalla mia angoscia!».
È la sapienza di chi continua a sentirsi parte del suo popolo. Ester, per la condizione raggiunta, per lo splendore della corte in cui abita, avrebbe potuto non interessarsi nemmeno della sorte del suo popolo. Invece ella continua a sentirsi ebrea. Continua a sentire la sorte del suo popolo come fosse anche la propria sorte. Continua a vivere in quella sapienza della penitenza che le è stata insegnata: quando c’è qualcosa che non va si supplica Dio anche con questo segno. Continua a sentirsi parte di un popolo che, per sperare in un futuro migliore, si rivolge costantemente a Dio. Ester continua ad essere un’umile ebrea, anche da regina di una corte importante e solenne.
È la sapienza di Dio che scrive nel continuare a sentirsi ebrea di Ester una sapienza che si rivelerà vincente per il suo popolo.
Vangelo
È la sapienza di chi continua a sentirsi parte del suo popolo. Ester, per la condizione raggiunta, per lo splendore della corte in cui abita, avrebbe potuto non interessarsi nemmeno della sorte del suo popolo. Invece ella continua a sentirsi ebrea. Continua a sentire la sorte del suo popolo come fosse anche la propria sorte. Continua a vivere in quella sapienza della penitenza che le è stata insegnata: quando c’è qualcosa che non va si supplica Dio anche con questo segno. Continua a sentirsi parte di un popolo che, per sperare in un futuro migliore, si rivolge costantemente a Dio. Ester continua ad essere un’umile ebrea, anche da regina di una corte importante e solenne.
È la sapienza di Dio che scrive nel continuare a sentirsi ebrea di Ester una sapienza che si rivelerà vincente per il suo popolo.
È la sapienza di Zaccaria che continua a pregare, che continua a supplicare Dio per la sua incredulità, che continua a pensare alla sorte sua e di Elisabetta che vengono, di colpo, mutate. È la sapienza di un sacerdote che continua a rimettere ogni cosa nelle mani di Dio, ben sapendo che da Lui viene solo il bene. È la sapienza di un vecchio che non maledice il tempo in cui non ha riconosciuto la visita di Dio, ma fa del tempo che gli viene donato un’occasione in più per conoscere il Signore.
È la sapienza di Dio che mette nel cuore di quest’uomo il desiderio di continuare a fare le cose di sempre, anche in quel mutismo al quale deve rassegnarsi, perché si compia quella “volontà di Dio” che è sempre il bene della storia di tutti.
La Sapienza ci invita a:
ad accettare che la vita continui, sebbene in forma diversa da come pensiamo. Veniamo da un anno che, con molteplici segni, ci sta dicendo che la storia è nelle mani di Dio e che noi possiamo controllare poco, pochissimo di essa. Veniamo da un anno nel quale ci viene detto continuamente che la storia personale va reinventata alla luce di quei segni che Dio dona, mentre continuiamo il cammino dell’uomo. È questa la sapienza di tutti i personaggi biblici che incontriamo oggi. È la sapienza di chi ha continuato il proprio percorso di vita e di santità pur nella novità che il disegno di Dio ha portato nella vita di ciascuno. È segno di sapienza il continuare a vivere la propria vita e la propria esperienza, anche se mutano le condizioni del vivere. È esattamente quello che viene chiesto a noi, non solo per via della pandemia, ma per via di molte altre trasformazioni che riguardano il nostro mondo, la nostra società, la nostra Chiesa.
Provocazioni di sapienza
- Continuo con perseveranza il mio cammino di fede?
- Nelle differenti proposte di cambiamento di mentalità e di vita che quest’anno porta con sé, dove trovo consolazione e riparo per i miei problemi, dubbi, difficoltà?
- Che sapienza vedo nei cambiamenti che riguardano la mia società, la Chiesa, il mondo?
Preghiera alla Sapienza
Gesù, che stai per venire nel mondo, Tu che sei la sapienza che si incarna, donami di vedere tutti i segni di sapienza con i quali mi attiri a Te. Tu che sei la Sapienza che si incarna, donami di continuare il mio cammino di vita ben sapendo che Tu sei con me, tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Così sia.