Settimana della 3 domenica di Pasqua – Lunedì
Questa settimana non ha memoria di Santi particolari: seguiamo sempre la luce dello Spirito che illumina la Parola e ci guida nelle strade della gioia della risurrezione del Signore. Oggi le due Scritture ci concedono di professare con forza e con fede il credo nella vita eterna.
Vangelo
Gv 5, 19-30
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù riprese a parlare e disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato».
La pagina di Giovanni è complessa. Gesù mette a fuoco alcuni temi nella predicazione che Giovanni riprende con cura.
Anzitutto la sua unione al Padre: “il Figlio da sé stesso non può fare nulla se non quello che vede fare dal Padre”. Gesù attesta così la sua unione totale al Padre. Qual è l’opera del Padre? È l’opera dell’amore. Amore che, anzitutto, si dirige su di Lui, sul Figlio: “il Padre ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste”. Il Figlio si riconosce oggetto dell’amore del Padre. Questo amore, che è dall’eternità, ora, nel tempo, sostiene i miracoli di Gesù. Gesù insegna così che la stessa potenza che Lui manifesta nelle opere miracolose che compie, è la potenza del Padre che opera attraverso di lui per offrire segni di misericordia e di bontà a coloro che li osservano o che li ricevono. Il Padre non solo ama il Figlio, ma nel Figlio ama i suoi figli, cioè tutti gli uomini, ai quali manifesta la potenza inesauribile del suo amore. Questa unione perfetta del Padre e del Figlio è ciò che gli uomini onorano con la loro preghiera. “Chi non onora il Figlio non onora il Padre”, insegnamento che attesta l’unione nell’unica lode che unisce insieme il Padre e il Figlio.
In secondo luogo la promessa della vita eterna a tutti coloro che onorano il Padre e il Figlio. “Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che lo ha mandato, ha la vita eterna”. Il frutto della fede è l’eternità. Chi onora il Padre e il Figlio nel tempo, avrà come eredità la medesima eternità di Dio. Chi si unisce nella lode al Padre e al Figlio, sperimenterà, per la potenza dello Spirito Santo, la vita stessa di Dio. Come Gesù passa dalla morte alla vita, così chi crede in Lui, terminato il suo percorso terreno passerà dalla morte alla vita, dalla vita presente alla vita eterna.
In terzo luogo Gesù insegna anche che vi è la possibilità contraria, ovvero quella di risorgere non per una dimensione di gloria e di vita, ma per una dimensione di condanna e di morte eterna. “Quanti fecero il male per una risurrezione di condanna”, diceva Gesù, attestando così che c’è la possibilità che l’anima si perda, c’è la possibilità che l’anima, creata da Dio, non riconoscendo il suo creatore, non entri nella comunione beata con Lui. È la possibilità della dannazione come esito mancato della propria vita battesimale.
Atti
At 5, 27-33
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Il comandante con gli inservienti condussero gli apostoli e li presentarono nel sinedrio; il sommo sacerdote li interrogò dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo». Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono». All’udire queste cose essi si infuriarono e volevano metterli a morte.
È proprio per questo che i discepoli, come ben attesta la vita di Pietro e degli altri apostoli, dopo la risurrezione del Signore, iniziando la predicazione misero a fondamento della loro missione proprio quella consapevolezza che Gesù aveva messo nei loro cuori. La risurrezione di Cristo fonda la vita eterna del discepolo, rende certa la speranza del discepolo. Il discepolo spera nella vita eterna e, per questo, non può tacere ciò che ha udito, perché desidera che la medesima speranza di vita eterna sia anche in altri uomini. Per questo insegna e testimonia la propria fede, non lasciandosi fermare da nessuno, nemmeno da coloro che vorrebbero impedire la predicazione. Il criterio che il discepolo segue per la sua vita è quello di obbedire a Dio piuttosto che agli uomini! Senza questo criterio la sua stessa vita sarebbe vana, priva di senso, in un certo senso inutile. Solo una vita che diventa proclamazione della vicinanza con Dio è vita autentica e vera.
Per noi
Credo che anche per noi valgano queste verità. Anche noi, in questo tempo pasquale nel quale ricordiamo e celebriamo continuamente la risurrezione di Cristo, vogliamo mettere al centro della nostra riflessione la nostra chiamata alla vita eterna, fondamento della nostra speranza. La vita eterna, che è e rimane dono gratuito di Dio, deve però trovare corrispondenza nella nostra fede. La fede dell’uomo serve a questo, serve proprio ad indirizzare l’uomo stesso sulla via di Dio. Senza il costante richiamo della Parola e senza il perdono che Dio dona ai suoi figli sarebbe impossibile giungere alla vita eterna. Se questo esito diventa possibile è solo per la forza di Dio che iscrive nel cuore dei credenti il desiderio di sperimentare quella verità che, ora, può essere contemplata solo con gli occhi della fede.
- Desidero la vita eterna?
- Mi lascio attrarre da Dio e dalla sua Parola?
- Come vivo questa attesa? Con quali paure? Con quale speranza?