Settimana della 12 domenica dopo Pentecoste – Giovedì
Vangelo
Anche oggi siamo invitati a fare nostra la riflessione non facile che ci viene dalle Scritture. Gesù parte da fatti di cronaca del suo tempo. Un omicidio di massa. Una repressione durissima a scapito di alcuni giudei che morirono per rappresaglia. È un episodio di violenza degli uomini a danno di altri uomini. Oppure partendo da un fatto di cronaca: una torre che rovina sulla gente inerme sottostante che muore. La gente mormora e si divide. Alcuni dicono che questi episodi hanno punito uomini senza fede, altri si domandano come giustificare, invece, il dolore degli innocenti. Gesù prende una posizione chiara e netta. Anzitutto ci sono persone innocenti che muoiono in questo genere di azioni malvagie di altri uomini o a causa di eventi nefasti che, semplicemente, capitano. Chi muore in questo genere di morti non è meno meritevole di misericordia di altri. Non si muore in queste disgrazie solo se si è lontani da Dio, solo se si è uomini malvagi. Anche i giusti sperimentano questo genere di realtà e periscono. La posizione chiara del Signore è per correggere coloro che, al contrario, sostenevano che solo i perfidi perivano di morte improvvisa.
Dall’altro lato il Signore insegna che occorre sempre rimanere preparati per ogni eventualità della vita e occorre ricordare che in qualsiasi momento si può essere immersi nel mistero della morte. È questione di poco, pochissimo… L’invito di Gesù è quello di essere sempre riconciliati con il Signore, pronti ad entrare nella sua gloria e ad aver parte del suo mistero.
Anche oggi siamo invitati a fare nostra la riflessione non facile che ci viene dalle Scritture. Gesù parte da fatti di cronaca del suo tempo. Un omicidio di massa. Una repressione durissima a scapito di alcuni giudei che morirono per rappresaglia. È un episodio di violenza degli uomini a danno di altri uomini. Oppure partendo da un fatto di cronaca: una torre che rovina sulla gente inerme sottostante che muore. La gente mormora e si divide. Alcuni dicono che questi episodi hanno punito uomini senza fede, altri si domandano come giustificare, invece, il dolore degli innocenti. Gesù prende una posizione chiara e netta. Anzitutto ci sono persone innocenti che muoiono in questo genere di azioni malvagie di altri uomini o a causa di eventi nefasti che, semplicemente, capitano. Chi muore in questo genere di morti non è meno meritevole di misericordia di altri. Non si muore in queste disgrazie solo se si è lontani da Dio, solo se si è uomini malvagi. Anche i giusti sperimentano questo genere di realtà e periscono. La posizione chiara del Signore è per correggere coloro che, al contrario, sostenevano che solo i perfidi perivano di morte improvvisa.
Dall’altro lato il Signore insegna che occorre sempre rimanere preparati per ogni eventualità della vita e occorre ricordare che in qualsiasi momento si può essere immersi nel mistero della morte. È questione di poco, pochissimo… L’invito di Gesù è quello di essere sempre riconciliati con il Signore, pronti ad entrare nella sua gloria e ad aver parte del suo mistero.
Esdra
Esd 6, 1-18
Lettura del libro di Esdra
In quei giorni. Il re Dario ordinò che si facessero ricerche nell’archivio, là dove si depongono i tesori a Babilonia, e a Ecbàtana, la fortezza che è nella provincia di Media, si trovò un rotolo in cui era scritta la seguente annotazione: «Nell’anno primo del suo regno, il re Ciro prese questa decisione riguardo al tempio di Dio a Gerusalemme: il tempio sia ricostruito come luogo in cui si facciano sacrifici; le sue fondamenta siano salde, la sua altezza sia di sessanta cubiti, la sua larghezza di sessanta cubiti. Vi siano nei muri tre ordini di pietre squadrate e un ordine di legno. La spesa sia sostenuta dalla reggia. E anche i vasi del tempio di Dio, d’oro e d’argento, che Nabucodònosor portò via dal tempio che è a Gerusalemme e trasferì a Babilonia, siano restituiti e vadano al tempio che è a Gerusalemme, al loro posto, e siano deposti nel tempio di Dio». «Quindi, Tattènai, governatore dell’Oltrefiume, Setar-Boznài e voi, loro colleghi, funzionari dell’Oltrefiume, tenetevi in disparte. Lasciate che lavorino a quel tempio di Dio. Il governatore dei Giudei e i loro anziani costruiscano quel tempio di Dio al suo posto. [ Ed ecco il mio ordine circa quello che dovrete fare con quegli anziani dei Giudei per la costruzione di quel tempio di Dio: con il denaro del re, quello delle tasse dell’Oltrefiume, siano integralmente sostenute le spese di quegli uomini, perché non vi siano interruzioni. Ciò che loro occorre, giovenchi, arieti e agnelli, per gli olocausti al Dio del cielo, grano, sale, vino e olio siano loro forniti ogni giorno senza negligenza, secondo le indicazioni dei sacerdoti di Gerusalemme, perché facciano offerte di profumo gradito al Dio del cielo e preghino per la vita del re e dei suoi figli. E ordino che se qualcuno trasgredirà questo decreto, sia estratta una trave dalla sua casa e venga innalzata perché vi sia appeso e la sua casa sia ridotta a letamaio per questo motivo. Il Dio che ha fatto abitare lì il suo nome, rovesci qualsiasi re o popolo che osi stendere la propria mano per trasgredire e distruggere quel tempio di Dio che è a Gerusalemme. Io, Dario, ho emanato quest’ordine: sia eseguito integralmente». Allora Tattènai, governatore dell’Oltrefiume, Setar-Boznài e i loro colleghi, fecero integralmente come il re Dario aveva comandato. Gli anziani dei Giudei continuarono a costruire e fecero progressi, grazie alla profezia del profeta Aggeo e di Zaccaria, figlio di Iddo. Portarono a compimento la costruzione per ordine del Dio d’Israele e per ordine di Ciro, di Dario e di Artaserse, re di Persia. Si terminò questo tempio per il giorno tre del mese di Adar, nell’anno sesto del regno del re Dario. Gli Israeliti, i sacerdoti, i leviti e gli altri rimpatriati celebrarono con gioia la dedicazione di questo tempio di Dio; offrirono per la dedicazione di questo tempio di Dio cento tori, duecento arieti, quattrocento agnelli e dodici capri come sacrifici espiatori per tutto Israele, secondo il numero delle tribù d’Israele. Stabilirono i sacerdoti secondo le loro classi e i leviti secondo i loro turni per il servizio di Dio a Gerusalemme, come è scritto nel libro di Mosè.]
La prima lettura ci ha descritto il trionfo di Gerusalemme dopo la ricostruzione del tempio. Potremmo anche intitolare questa pagina il trionfo dei giusti, cioè di coloro che si dedicarono, da ogni punto di vista, alla ricostruzione del tempio, sfidando tutto e tutti. Il trionfo è rappresentato dalla restituzione del tempio ai diversi ordini di sacerdoti e leviti stabiliti da Mosè, i quali riprendono le abituali celebrazioni in onore del nome di Dio, realtà che rendono, di nuovo, sano il tempio perché “abitato” da Dio stesso. Non sono gli uomini migliori di Israele, eppure, grazie al loro servizio presso gli altari, essi compiono quella preghiera che rende tutti migliori. Il rito da essi officiato cambia il cuore dell’uomo. Questo è il loro compito! Questo è il loro modo di intervenire nella storia. Essi cambiano il mondo portando il nome di Dio tra gli uomini. Il loro compito è ricordare che quello che è successo ai padri altro non è che ciò che succede quando non si vive di fede. Quando si perde la memoria di Dio, non si può finire che in questa direzione.
Per noi
Noi siamo spesso in preda a momenti uguali a quello che abbiamo sentito descrivere nel Vangelo. Anche nel nostro mondo ci sono non pochi morti innocenti. Anche nel nostro mondo ci sono non pochi incidenti, rovine, eventi naturali che, in un istante, cancellano la vita di persone buone, generose, che interrompono d’un tratto i propri legami di affetto, di vicinanza, di sostegno di altri. Tutti noi abbiamo preso parte a qualcosa di questo genere. Tutti noi abbiamo sofferto, insieme ad altri, per qualcosa che apparteneva ad uno di questi casi. Eppure anche se il dolore e la disperazione sono sinceri, poi siamo tornati alla vita di sempre. Facciamo molta fatica a comprendere la lezione e a convertire noi stessi, ricordando che proprio da queste cose dovremmo derivare un atteggiamento di conversione, di richiamo alla santificazione che dovrebbe permetterci di vivere meglio, e cioè più attenti al nome di Dio e alle cose della fede.
- Come rispondiamo quando siamo protagonisti di realtà simili a quelle che Gesù ha descritto?
La prima lettura ci ha detto che il culto dovrebbe renderci sempre migliori. La celebrazione del culto dovrebbe rendere migliore il nostro cuore e dovrebbe aprirci a qualcosa di grande, vero, bello, nobile, proprio perché Dio entra nel cuore di ciascuno di noi.
- Accade veramente questo?
- La mia partecipazione alla S. Messa, cambia il mio modo di vedere le cose e di giudicare o mi lascia del tutto invariato?
Chiediamocelo! Solo se ci sarà una vera partecipazione alla realtà della fede noi potremo cambiare il cuore, renderci amici di Dio, dare buona testimonianza al mondo nel quale abitiamo.