Giovedì 19 novembre

Settimana della 1 domenica di Avvento – Giovedì

Vangelo

Mt 9, 16-17
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli di Giovanni: «Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

La sapienza della novità.

Che ci sia una sapienza nella tradizione è cosa più che assodata. La Chiesa è piena di questa sapienza che ha trasmesso e che trasmette ancora. È più raro capire che ci sia una sapienza anche nella novità, sebbene ci siano delle precisazioni da fare. Non ogni novità è fonte di sapienza. È fonte di sapienza una vita che sa cambiare, è fonte di sapienza una vita che non si fossilizza sulle cose. È fonte di sapienza uno stimolo che porta a non trattenere il vino oltre quanto è possibile o ad utilizzare un vestito ben oltre la sua naturale vita, continuando a procedere con infiniti rattoppi. È fonte di sapienza cercare quella novità di vita che è portatrice di salvezza. È fonte di sapienza cercare quella novità di vita che il Signore, con la sua rivelazione, porta. È fonte di sapienza conservare le tradizioni, certamente, ma rileggendole alla luce di quella rivelazione evangelica che le consolida e che dà loro corpo. Viceversa le tradizioni diventano un peso e la novità di vita impossibile. È fonte di sapienza sapere che tutti, in qualsiasi età della vita, siamo chiamati ad un rinnovamento interiore che non deve mai venire meno, se vogliamo essere desti e fino all’ultimo metterci in cammino per aderire alla proposta di fede che il Signore, in modi diversi, rivolge a ciascuno. Ecco quale sapienza di vita deve essere dentro il credente che ama stare attento ai segni di rinnovamento che Dio rivolge, senza mai fossilizzarsi.

Geremia

2, 1-2a. 12-22
Lettura del profeta Geremia

In quei giorni. Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Va’ e grida agli orecchi di Gerusalemme: Così dice il Signore: O cieli, siatene esterrefatti, inorriditi e spaventati. Oracolo del Signore. Due sono le colpe che ha commesso il mio popolo: ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si è scavato cisterne, cisterne piene di crepe, che non trattengono l’acqua. Israele è forse uno schiavo, o è nato servo in casa? Perché è diventato una preda? Contro di lui ruggiscono leoni con ruggiti minacciosi. Hanno ridotto la sua terra a deserto, le sue città sono state bruciate e nessuno vi abita. Persino le genti di Menfi e di Tafni ti hanno umiliata radendoti il capo. Non ti accade forse tutto questo perché hai abbandonato il Signore, tuo Dio, al tempo in cui era tua guida nel cammino? E ora, perché corri verso l’Egitto a bere l’acqua del Nilo? Perché corri verso l’Assiria a bere l’acqua dell’Eufrate? La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono. Renditi conto e prova quanto è triste e amaro abbandonare il Signore, tuo Dio, e non avere più timore di me. Oracolo del Signore degli eserciti. Già da tempo hai infranto il giogo, hai spezzato i legami e hai detto: “Non voglio essere serva!”. Su ogni colle elevato e sotto ogni albero verde ti sei prostituita. Io ti avevo piantato come vigna pregiata, tutta di vitigni genuini; come mai ti sei mutata in tralci degeneri di vigna bastarda? Anche se tu ti lavassi con soda e molta potassa, resterebbe davanti a me la macchia della tua iniquità. Oracolo del Signore».

Chi vive in zone semidesertiche sa bene che è sapienza trattenere l’acqua in cisterne. È sapienza curare le cisterne, perché, se esse si screpolano, si perde l’acqua ma, con essa, non di rado, anche la vita. Il profeta si serve di questa immagine per descrivere l’insipienza di Israele. Essi avevano un’acqua a cui attingere in abbondanza: la Parola di Dio che si rivela attraverso i profeti, ma hanno preferito prendere l’acqua delle cisterne screpolate, ovvero hanno preferito abbandonare il Signore per riempirsi di molte altre cose che non hanno dato la felicità. Ecco il senso dell’invettiva del profeta: alla Parola di sapienza che rivela all’uomo la sua identità e che conduce l’uomo attraverso la storia, gli israeliti hanno preferito falsi profeti, rivelazioni sciocche, parole insipienti, ed hanno perso quella novità di vita che era loro promessa. Al massimo c’è chi si rifugia nella tradizione, ma una tradizione che non parla di rinnovamento e che non conduce ad una novità di vita è sapienza morta! Ecco quella “iniquità” che il profeta rimprovera al popolo di Israele: hanno deviato dal cammino di fede che era loro proposto. Non hanno saputo vivere quella sapienza che i padri avevano fedelmente tramandato.

Amos

Am 8, 9-12
Lettura del profeta Amos

«In quel giorno – oracolo del Signore Dio – farò tramontare il sole a mezzogiorno e oscurerò la terra in pieno giorno! Cambierò le vostre feste in lutto e tutti i vostri canti in lamento: farò vestire ad ogni fianco il sacco, farò radere tutte le teste: ne farò come un lutto per un figlio unico e la sua fine sarà come un giorno d’amarezza. Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore Dio – in cui manderò la fame nel paese; non fame di pane né sete di acqua, ma di ascoltare le parole del Signore. Allora andranno errando da un mare all’altro e vagheranno da settentrione a oriente, per cercare la parola del Signore, ma non la troveranno».

Così la sapienza che si esprime nelle parole terribili di Amos. Egli sa che il popolo di Israele non si riprenderà da questo aver deviato dalla via della sapienza se non passando attraverso cose terribili della vita: lutto, devastazione, perdita della libertà… Tutte cose che sono come l’oscurarsi del sole in pieno giorno. È sapienza quella del profeta, che rivela anche una grande capacità di conoscere l’uomo. Quando tutte le cose vanno bene, quando non c’è niente che spinga a rileggere in modo diverso la propria storia, l’uomo non si converte e continua a rimanere saldamente ancorato al suo egoismo. Solo eventi esterni alla sua coscienza potranno scuoterlo. Ma nemmeno quegli eventi che renderanno oscuro anche il mezzogiorno potranno servire se non ci sarà “fame di ascoltare la parola del Signore”. È dunque questa la sapienza che Dio sollecita. Senza questa sapienza l’uomo rimarrà concentrato solo su se stesso e la sua vita andrà incontro alla delusione e allo smarrimento.

La Sapienza ci invita a:

  • Entrare nella logica della novità di vita che anche questo cammino di avvento deve produrre;
  • Ricordare che uscire da questa logica è come voler trattenere acqua in cisterne screpolate;
  • Attivare quella fame di ascolto della Parola di Dio che, sola, rigenera il cuore.

Provocazioni di sapienza

  • Quale novità di vita potrebbe essermi richiesta in questo avvento?
  • Quale acqua buona delle tradizioni devo cercare di trattenere?
  • Ho fame di ascolto della Parola del Signore?

Preghiera alla Sapienza

Signore a noi che ci perdiamo in tante cose, in questo inizio del cammino di avvento, dona di sperimentare la fame di ascolto della tua Parola. Solo così potremo essere attenti a quella novità di vita che tu vorresti veder fiorire in ciascuno.  Amen

2020-11-17T10:07:51+01:00