Settimana della 6 domenica di Avvento – lunedì – feria prenatalizia 2
La spiritualità di Avvento per questo giorno
La preghiera dei poveri e degli indifesi: Ester e Zaccaria. È il tratto della spiritualità che vogliamo mettere al centro della nostra attenzione e della nostra preghiera in questo giorno.
La Parola di Dio per questo giorno
RUT 1, 15 – 2, 3
Lettura del libro di Rut
In quei giorni. Noemi disse a Rut: «Ecco, tua cognata è tornata dalla sua gente e dal suo dio; torna indietro anche tu, come tua cognata». Ma Rureplicò: «Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio. Dove morirai tu, morirò anch’io e lì sarò sepolta. Il Signore mi faccia questo male e altro ancora, se altra cosa, che non sia la morte, mi separerà da te». Vedendo che era davvero decisa ad andare con lei, Noemi non insistette più. Esse continuarono il viaggio, finché giunsero a Betlemme. Quando giunsero a Betlemme, tutta la città fu in subbuglio per loro, e le donne dicevano: «Ma questa è Noemi!». Ella replicava: «Non chiamatemi Noemi, chiamatemi Mara, perché l’Onnipotente mi ha tanto amareggiata! Piena me n’ero andata, ma il Signore mi fa tornare vuota. Perché allora chiamarmi Noemi, se il Signore si è dichiarato contro di me e l’Onnipotente mi ha resa infelice?». Così dunque tornò Noemi con Rut, la moabita, sua nuora, venuta dai campi di Moab. Esse arrivarono a Betlemme quando si cominciava a mietere l’orzo. Noemi aveva un parente da parte del marito, un uomo altolocato della famiglia di Elimèlec, che si chiamava Booz. Rut, la moabita, disse a Noemi: «Lasciami andare in campagna a spigolare dietro qualcuno nelle cui grazie riuscirò a entrare». Le rispose: «Va’ pure, figlia mia». Ruandò e si mise a spigolare nella campagna dietro ai mietitori. Per caso si trovò nella parte di campagna appartenente a Booz, che era della famiglia di Elimèlec.
SALMO Sal 51 (52)
Voglio renderti grazie in eterno, Signore.
Perché ti vanti del male?
Tu ami il male invece del bene,
la menzogna invece della giustizia.
Tu ami ogni parola che distrugge,
o lingua d’inganno. R
Ma io, come olivo verdeggiante
nella casa di Dio,
confido nella fedeltà di Dio
in eterno e per sempre. R
Voglio renderti grazie in eterno
per quanto hai operato;
spero nel tuo nome, perché è buono,
davanti ai tuoi fedeli. R
ESTER 3, 8-13; 4, 17i-17z
Lettura del libro di Ester
In quei giorni. Amàn disse al re Artaserse: «C’è un popolo disperso tra le nazioni in tutto il tuo regno, le cui leggi differiscono da quelle di tutte le altre nazioni; essi disobbediscono alle leggi del re e non è conveniente che il re glielo permetta. Se piace al re, dia ordine di ucciderli, e io assegnerò al tesoro del re diecimila talenti d’argento». Il re, preso il suo anello, lo dette in mano ad Amàn, per mettere il sigillo sui decreti contro i Giudei. Il re disse ad Amàn: «Tieni pure il denaro, e tratta questo popolo come vuoi tu». Nel tredicesimo giorno del primo mese furono chiamati gli scribi e, come aveva ordinato Amàn, scrissero ai capi e ai governatori di ogni provincia, dall’India fino all’Etiopia, a centoventisette province, e ai capi delle nazioni, secondo la loro lingua, a nome del re Artaserse. Le lettere furono mandate per mezzo di corrieri nel regno di Artaserse, perché in un solo giorno del dodicesimo mese, chiamato Adar, fosse sterminata la stirpe dei Giudei e si saccheggiassero i loro beni. Tutti gli Israeliti gridavano con tutte le loro forze, perché la morte stava davanti ai loro occhi. Anche la regina Ester cercò rifugio presso il Signore, presa da un’angoscia mortale. Si tolse le vesti di lusso e indossò gli abiti di miseria e di lutto; invece dei superbi profumi si riempì la testa di ceneri e di immondizie. Umiliò duramente il suo corpo e, con i capelli sconvolti, coprì ogni sua parte che prima soleva ornare a festa. Poi supplicò il Signore e disse: «Mio Signore, nostro re, tu sei l’unico! Vieni in aiuto a me che sono sola e non ho altro soccorso all’infuori di te, perché un grande pericolo mi sovrasta. [ Io ho sentito fin dalla mia nascita, in seno alla mia famiglia, che tu, Signore, hai preso Israele tra tutte le nazioni e i nostri padri tra tutti i loro antenati come tua eterna eredità, e hai fatto per loro tutto quello che avevi promesso. Ma ora abbiamo peccato contro di te e ci hai consegnato nelle mani dei nostri nemici, perché abbiamo dato gloria ai loro dèi. Tu sei giusto, Signore! Ma ora non si sono accontentati dell’amarezza della nostra schiavitù: hanno anche posto le mani sulle mani dei loro idoli, giurando di abolire il decreto della tua bocca, di sterminare la tua eredità, di chiudere la bocca di quelli che ti lodano e spegnere la gloria del tuo tempio e il tuo altare, di aprire invece la bocca delle nazioni per lodare gli idoli vani e proclamare per sempre la propria ammirazione per un re mortale. Non consegnare, Signore, il tuo scettro a quelli che neppure esistono. Non permettere che ridano della nostra caduta; ma volgi contro di loro questi loro progetti e colpisci con un castigo esemplare chi è a capo dei nostri persecutori. ] Ricòrdati, Signore, manifèstati nel giorno della nostra afflizione e da’ a me coraggio, o re degli dèi e dominatore di ogni potere. Metti nella mia bocca una parola ben misurata di fronte al leone e volgi il suo cuore all’odio contro colui che ci combatte, per lo sterminio suo e di coloro che sono d’accordo con lui. Quanto a noi, salvaci con la tua mano e vieni in mio aiuto, perché sono sola e non ho altri che te, Signore! [ Tu hai conoscenza di tutto e sai che io odio la gloria degli empi e detesto il letto dei non circoncisi e di qualunque straniero. Tu sai che mi trovo nella necessità e che detesto l’insegna della mia alta carica, che cinge il mio capo nei giorni in cui devo comparire in pubblico; la detesto come un panno immondo e non la porto nei giorni in cui mi tengo appartata. La tua serva non ha mangiato alla tavola di Amàn; non ha onorato il banchetto del re né ha bevuto il vino delle libagioni. La tua serva, da quando ha cambiato condizione fino ad oggi, non ha gioito, se non in te, Signore, Dio di Abramo. ] O Dio, che su tutti eserciti la forza, ascolta la voce dei disperati, liberaci dalla mano dei malvagi e libera me dalla mia angoscia!».
VANGELO Lc 1, 19-25
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. L’angelo disse a Zaccaria: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».
Ester
Ester è una donna povera, indifesa, afflitta non per sé, ma per il suo popolo. È una donna che soffre non per sé, che anzi, è nella situazione unica di essere donna che viene eletta per la corte, ma per il popolo che l’ha generata. Come prega Ester? Ecco la sua bellissima preghiera!
“Signore tu sei l’unico”. Il primo tratto della preghiera di questa donna povera e indifesa è la sua professione di fede nella unicità di Dio. Ella sa che Dio è l’unico Dio vero, Colui che tiene in mano la sorte dei popoli e delle nazioni. Per questo prega con fede, sapendo che ogni cosa, anche quell’oppressione che sta patendo il suo popolo, è nelle sue mani.
“Vieni in aiuto a me che sono sola e che non ho altro soccorso all’infuori di te”. Una donna povera e indifesa prega nella sua solitudine! Bellissima questa parola che ricorda a tutti noi che, quando uno si sente solo, dovrebbe sentire con più forza, con più intensità, l’azione consolatrice di Dio. Dio è vicino alle persone sole, Dio si rende presente nella vita di coloro che lo pregano con forza perché non hanno altro a cui votarsi. Ester nella sua afflizione esprime tutta la sua fiducia in Dio che non abbandona mai, che non delude mai. Ester, donna del popolo che diventa regina, potrebbe avere mille aiuti. Eppure sente che l’unico suo aiuto è in Dio dal quale dipende ogni cosa.
“Io ho sentito fin dalla mia nascita, in seno alla mia famiglia, che tu, Signore, hai preso Israele tra tutte le nazioni e hai fatto per loro tutto quello che avevi promesso”. La preghiera di una donna povera e indifesa ingloba anche il ricordo, il ricordo di ciò che le è stato trasmesso, il ricordo di ciò che ha imparato fin da bambina, il ricordo che le si è impresso nella mente grazie alla fede di chi è venuto prima di lei e le ha trasmesso la fede in Dio. Nell’afflizione è determinante il ricordo di coloro che hanno generato la fede nei cuori.
“Ma ora abbiamo peccato contro di te!”. Ester, nella sua povertà e solitudine, riconosce che c’è una causa per tutto ciò che sta avvenendo: il peccato. Poiché ci si è staccati da Dio, avviene tutto il male che può accadere. Ester ne è sommamente convinta. Ecco perché il suo è anche atteggiamento penitenziale. Penitenza mostrata anche dal suo comportamento di lasciare le vesti sontuose di regina per vivere come chi fa penitenza.
“Ricordati, Signore, manifestati nel giorno della nostra afflizione e da’ a me coraggio”. È il cuore della preghiera di una donna povera e indifesa. Al Signore si chiede il dono di una sua manifestazione e il dono del coraggio per affrontare tutte le cose della vita. Ester lo chiede per sé, come pure per il suo popolo. Per sé, però, in forma più forte. Consapevole del suo ruolo e, se vogliamo del suo “potere”, Ester chiede il dono del coraggio per affrontare la situazione così come deve essere affrontata.
“O Dio, che su tutti eserciti la tua forza, ascolta la voce dei deportati e liberaci dai malvagi e libera me dalla mia angoscia”. La preghiera dei poveri e degli indifesi sa anche diventare richiesta e intercessione. Intercessione per gli altri, richiesta per sé.
Vangelo
Il Vangelo ci mostra una preghiera nella povertà e di un uomo indifeso, del tutto singolare, perché è custodita dal silenzio. Zaccaria viene colpito da mutismo a causa di quell’incredulità che abbiamo visto sabato. Zaccaria non perde la sua preghiera, anzi, utilizza i mesi della gravidanza di Elisabetta per leggere, studiare, pregare, nel silenzio. La preghiera degli afflitti è anche questo, una preghiera che sa custodire ampi spazi di silenzio per presentare davanti a Dio le proprie necessità.
Pregare quando ci sentiamo poveri e indifesi
Anche noi quando ci sentiamo poveri e indifesi, abbiamo bisogno di riscoprire la forza di questa preghiera. La preghiera di lode a Dio, che è l’unico, Colui al quale si devono tutte le cose, colui al quale si deve onore, colui al quale si deve ogni lode. Anche quando ci si sente poveri e indifesi, non si deve mai dimenticare la preghiera di lode per colui che è, per colui che ama, per colui che dona ogni bene a chi spera in lui.
La preghiera del povero e di chi si sente solo è una preghiera che si accompagna a gesti concreti di povertà, di penitenza, di studio approfondito della sua parola di rivelazione. La preghiera di chi si sente povero e indifeso non è mai solo una preghiera di emozioni, di presentazione delle situazioni diverse che stanno al centro del cuore. È una preghiera che si nutre di ricordi, magari anche dei piccoli gesti di fede imparati in famiglia. È una preghiera che si nutre della Parola di Dio, luce, faro che mai deve essere abbandonato. La preghiera del povero è una preghiera di filiale e fedele abbandono.
La preghiera di chi si sente povero e solo è una preghiera ricca di fiducia: ci si rimette nelle mani di Dio proprio perché si sa che da lui proviene ogni bene, ogni dono perfetto, ogni grazia.
La preghiera di chi si sente povero e solo è la preghiera che si fa a Dio perché si sa che lui può liberarci da ogni angoscia.
La preghiera di chi si sente povero e solo è anche una preghiera penitenziale, che sa rimettere nelle mani di Dio il proprio peccato e che sa che molti mali del mondo dipendono proprio dal peccato degli uomini.
Infine la preghiera di chi si sente povero e solo è una preghiera che si nutre anche di silenzio: il silenzio abitato da Dio.
Chiediamo al Signore la forza e la grazia di riscoprire sempre questa forma di preghiera dei poveri, degli indifesi che si rivolgono a Dio nelle loro afflizioni.