Lunedì 20 febbraio

Settimana dell’ultima domenica dopo l’Epifania – lunedì

La spiritualità di questi giorni

Questa è l’ultima settimana del tempo dopo l’Epifania. Il suo compito è quello di introdurci alla settimana nella quale iniziamo la Quaresima. Leggeremo il testo del sapiente Qoelet accanto alle pagine del Vangelo. Ci lasciamo guidare da quest’ultima riflessione sapienziale, così da poter poi iniziare il tempo di Quaresima sorretti da tutto il lungo percorso che abbiamo fatto in queste settimane.

La Parola di questo giorno

LETTURA Qo 1, 1-14
Lettura del libro del Qoèlet

Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re a Gerusalemme. Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità: tutto è vanità. Quale guadagno viene all’uomo per tutta la fatica con cui si affanna sotto il sole? Una generazione se ne va e un’altra arriva, ma la terra resta sempre la stessa. Il sole sorge, il sole tramonta e si affretta a tornare là dove rinasce. Il vento va verso sud e piega verso nord. Gira e va e sui suoi giri ritorna il vento. Tutti i fiumi scorrono verso il mare, eppure il mare non è mai pieno: al luogo dove i fiumi scorrono, continuano a scorrere. Tutte le parole si esauriscono e nessuno è in grado di esprimersi a fondo. Non si sazia l’occhio di guardare né l’orecchio è mai sazio di udire. Quel che è stato sarà e quel che si è fatto si rifarà; non c’è niente di nuovo sotto il sole. C’è forse qualcosa di cui si possa dire: «Ecco, questa è una novità»? Proprio questa è già avvenuta nei secoli che ci hanno preceduto. Nessun ricordo resta degli antichi, ma neppure di coloro che saranno si conserverà memoria presso quelli che verranno in seguito. Io, Qoèlet, fui re d’Israele a Gerusalemme. Mi sono proposto di ricercare ed esplorare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo. Questa è un’occupazione gravosa che Dio ha dato agli uomini, perché vi si affatichino. Ho visto tutte le opere che si fanno sotto il sole, ed ecco: tutto è vanità e un correre dietro al vento.

SALMO Sal 144 (145)

Santo e il Signore in tutte le sue opere.

Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.
Una generazione narra all’altra le tue opere,
annuncia le tue imprese.
Il glorioso splendore della tua maestà
e le tue meraviglie voglio meditare. R

Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. R

Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.
Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere. R

Canti la mia bocca la lode del Signore
e benedica ogni vivente il suo santo nome,
in eterno e per sempre. R

VANGELO Mc 12, 13-17
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco

In quel tempo. I capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani mandarono dal Signore Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.

La sapienza della vita

Il Qoelet è, forse, il sapiente più profondo di Israele. Eppure la sua scrittura è spesso stata interpretata come un’espressione di “pessimismo”. Pessimismo che riguarda ogni cosa e, per questo, “cosmico”. È davvero così? Le parole del sapiente dicono, in verità, tutt’altro e vogliono essere un inno a cercare Dio perché di fronte a lui, tutte le cose sono vanità. Il sapiente ci richiama, con questa scrittura diretta e secca, ad attingere un atteggiamento di sapienza del tutto fondamentale e cioè quello che ci spinge a ritenere che tutte le cose, senza Dio, sono vanità. Solo alla luce del mistero di Dio tutte le cose acquistano il loro ordine e acquisiscono significato grazie a Lui. La vanità delle cose emerge solo quando esse sono viste, vissute, interpretate senza la vicinanza, senza la luce, senza la forza del mistero di Dio. Sentiremo, infatti, alla fine di questo racconto sapienziale, che solo “temere Dio”, e cioè avere fede, è l’atteggiamento utile per sfuggire alla vanità delle cose.

Così come vediamo emergere anche dalle pagine del Vangelo. Ci sono persone che si avvicinano al Signore con una domanda “inutile”, faziosa, solo con il desiderio di vedere come risponde Gesù per coglierlo in fallo e per avere pretesti contro di lui. Gesù accetta la domanda, ma non cade nella provocazione e, ricordandoci che occorre “dare a Dio quello che è di Dio”, ci ricorda che la sola cosa che conta, il solo modo per sfuggire alla vacuità delle cose, è ricordare che la nostra anima è fatta per tornare a Dio. Se si dà a Dio quello che è di Dio, o quando si dà a Dio quello che è di Dio, si sfugge al tormento di cercare continuamente il senso delle cose e tutto acquista una luce nuova nel mistero di Dio che tutto regge ed illumina.

Il nostro cammino di fede

Credo fortemente che l’atteggiamento giusto per iniziare questa settimana e per traghettarci verso la Quaresima sia quello di chiederci:

  • Che senso ha la mia vita?

Può essere che già altre volte, o in alcune occasioni dell’esistenza, ci siamo fatti questa domanda. Può essere che abbiamo cercato già altre volte una risposta. Credo però che valga la pena di fermarci ancora su questo interrogativo e penso che sia necessario che tutti ci chiediamo quale sia la fine verso la quale muovono i nostri giorni. Sia il sapiente che il Vangelo ci aiutano, perché ci ricordano che molte volte noi scegliamo cose che, poi, riveleranno tutta la loro vacuità. Così come ci lasciamo andare a comportamenti, modi di vivere che, non essendo illuminati da Dio, non portano da nessuna parte. La domanda sul senso della vita, sul senso delle cose, è del tutto fondamentale. Anche noi potremmo abbracciare quell’apparente “pessimismo” di Qoelet, se non riusciremo a guardare a tutte le cose nel loro senso in Dio. Solo in questa posizione riusciremo a comprendere che, effettivamente, tutte le cose possono avere un senso e, soprattutto, che il senso della nostra vita è dato quando noi sappiamo rimettere tutte le cose in Dio. L’operazione è difficoltosa, si richiede un cammino di fede non indifferente. Eppure questa è l’unica modalità che abbiamo per sfuggire alla vacuità dell’esistenza. Noi vediamo che una vita prende forma e colore solamente quando l’uomo diventa capace di rimettersi completamente in Dio. È questo il dono di sapienza che vogliamo assumere, è questa la preghiera che noi vogliamo fare in questo giorno.

Intenzioni di preghiera

Preghiamo per noi, perché sappiamo cercare in Dio il senso pieno della nostra esistenza.

Preghiamo per coloro che non riescono a trovare il senso della loro vita e perdono i loro giorni in cose vuote, che non danno spessore, colore, senso ai giorni.

Preghiamo per i giovani, perché non si stanchino mai di cercare il senso della vita in Cristo.

Maria ci guidi in questi giorni a rimettere ordine dentro di noi prima di iniziare il cammino quaresimale.

2023-02-17T11:47:50+01:00